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Haralabos Voulgaris: ‘ecco come batto i bookmakers’

haralabos-voulgarisSono diversi i giocatori di livello mondiale che si sono costruiti un bankroll importante con le scommesse sportive per poi grindare negli high stakes. Come abbiamo visto, Tony Bloom è riuscito a sviluppare un modello di previsione nel calcio inglese che gli ha consentito addirittura di arrivare ad essere proprietario della squadra del Brighton FC.

Il player high stakes Haralabos Voulgaris, è stato nominato dal network televisivo statunitense ESPN, uno degli scommettitori professionisti più esperti del basket NBA. Non a caso, nel 2010 ha anche lavorato per una franchigia come analista prima di rendersi conto che era più profittevole per lui tornare al “vecchio mestiere”. 

E’ doveroso sottolineare che però queste storie non vanno decontestualizzate e non è tutto oro quel che luccica, nel senso che stiamo parlando di scommettitori molti esperti, con capitali alle spalle importanti e più di 20 anni di gavetta, con un approccio professionale al gioco. Basta leggere questa intervista per comprendere le difficoltà di un mondo che ammette pochi errori.


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Nei suoi primi anni di carriera (fine anni ’90), sfruttando alcuni bug nelle quotazioni offerte dai bookmakers sulle puntate speciali, come “semplice” giocatore soggettivo (non faceva uso di particolari programmi per scommettere) aveva fatto fortuna, puntando negli sport book dei casinò di Las Vegas (aveva vinto milioni con il titolo dei Lakers nelle stagioni 1999 e 2000).

Al tempo, aveva una marcia in più: fin da ragazzino spendeva ore ed ore a guardare partite di NBA, prendere appunti ed analizzare il gioco. Sapeva tutto in particolare di tre allenatori che aveva studiato a 360 gradi: Eddie Jordan, Jerry Sloan e Byron Scott. “Erano – racconta – coach che avevo inchiodato perfettamente. Sapevo cosa avrebbero fatto un secondo dopo. Per me era uno scherzo, tutto molto facile. Pensavo che questa pacchia sarebbe durata per sempre”. Non a caso si poteva permettere di pagare un affitto da 12.500 dollari al mese sulle colline di Hollywood. Si sentiva anche lui una stella del firmamento NBA.

Nel 2004 però il primo crack e la perdita di un terzo del bankroll: i bookies avevano imparato a conoscere il suo modo di scommettere e soprattutto era cambiato il vento. Il perché è facile da spiegare: negli ultimi 10 anni il mercato americano delle scommesse sportive ha subito una rivoluzione che gli esperti definiscono “quantitativa” e la stagione della svolta è stata proprio il 2003/2004.

I quotisti hanno preso le dovute contromisure e da quel momento non hanno regalato più un centesimo, cambiando completamente metodo e approccio nel lavoro (negli States è vietato giocare online e pertanto il mercato è più orientato ai professionisti che alla massa): i margini sono diventati all’improvviso risicati e per speculare sul betting era necessario piazzare un numero infinito di puntate. Questo naturalmente comporta un impegno – in sede di analisi delle squadre e delle partite – massacrante.

Con premesse simili, è nata un’idea nuova nella testa di Haralabos Voulgaris: creare un software con l’aiuto indispensabile di un genio dell’informatica, (la cui identità è sempre stata celata per ovvie ragioni concorrenziali).

patrik-ewingPensate che i primi programmi di analisi sugli sport professionistici americani (in particolare al NFL) sono stati sviluppati negli anni ’70 quando i bookies non facevano ancora uso dei pc: lo svantaggio per il banco era enorme. Il primo fu Michael Kent. “Ho sempre voluto – ammette Voulgaris – sviluppare una sorta di modello, attraverso l’analisi e la programmazione. Da qui è nata l’idea di un approccio più oggettivo al mondo dello sport e del betting”.

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Sfruttando le statistiche ufficiali pubblicate dalla lega NBA fin dal campionato 2002-03, Volugaris ha iniziato a creare un prezioso data base che nel 2006 ha iniziato a farsi importante, con alle spalle ben quattro stagioni.

Grazie al socio informatico, ha sviluppato il programma “Ewing“, il cui nome trae ispirazione dall’ex superstar dei New York Knicks Patrick Ewing.

Sulla stella NBA è nata una teoria che descrive un fenomeno insolito: vi sono campioni che sono sopravvalutati dai media e dai giornalisti e, quando non giocano, il rendimento della squadra migliora. Così succedeva a New York e anche a Georgetown, quando Pat non scendeva in campo.

Questo software ha consentito a Haralabos Voulgaris di registrare nelle ultime due stagioni, un ROI variabile dal 5% al 6%. 

Seconda puntata – continua

Prima parte – Haralabos Voulgaris: il più grande scommettitore del mondo

Terza parte – Haralabos Voulgaris: “le mie scommesse con ROI al 6%”

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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