“Il gioco si è evoluto molto e ci sono stati grossi cambiamenti. E’ passato tanto tempo, quasi due generazioni di players dal 2003. Ho un amico che era uno dei migliori al mondo nel 2005. Ora vende automobili”.
Poi decreta la fine di alcune carriere importanti: ”Abbiamo avuto talenti come Brian Townsend e Tom Dwan, ma la maggior parte di loro non ci sono più. Andati, finiti. Della mia generazione ne sono rimasti giusto 3, massimo 4. Una volta che raggiungi un certo livello e giochi high stakes, è difficile fare un passo indietro dopo che hai un downswing importante”.
Oramai parla da veterano: “ai più giovani dico solo una cosa: state attenti a come spendete il denaro. Non perdete mai la bussola, il reale valore del denaro. Vedo ragazzi che affittano jet o yachts e fanno spese stupide e poi si svegliano due anni dopo che sono broke”.
La sua vittoria ha segnato una generazione, non solo tra i pokeristi. “Ero ad una festa ad Hollywood e mi sono sentito toccare una spalla. Era Leonardo Di Caprio: mi disse che era un mio fan. Surreale”.
Nel 2003 ha vinto 2,5 milioni di dollari ma ha sempre lasciato aperta la porta ad ogni tipo di sfida: “Quando ho vinto le WSOP sapevo che a 27 anni non sarei mai potuto arrivare alla pensione senza far nulla. Per questo motivo ho giocato, nel 2004, anche tornei da 8 $ e continuo a giocarli. Penso che è quello che devono fare tutti i grinder ogni giorno. Persone come Calvin Anderson giocano letteralmente tutto”.
Chris è sempre rimasto con i piedi per terra. Solo in qualche occasione si è concesso un saltino ai piani alti: “La partita ai limiti più alti? Al massimo 100$/200$ – rivela a Bluff Europe – ma devo essere in forma ed avere un edge enorme”. Ecco perché dopo 11 anni è stato uno dei pochi a sopravvivere alla sua (ingombrante) vittoria “leggendaria”.