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Giulio Astarita: “I deal di rakeback, pillola avvelenata pagata a peso d’oro dalle room”

Il dibattito sul giro di vite di PokerStars riguardo al proprio Vip System prosegue e va assumendo sempre più i connotati di un dibattito non limitato alla poker room leader in Italia e nel mondo, ma a tutto il settore e alle sue possibili prospettive.

Oggi è la volta di qualcuno che in questo argomento ha da dire come pochi altri, essendo stato al timone di tre grossi soggetti come Gioco Digitale, Lottomatica e la stessa PokerStars.it. Parliamo ovviamente di Giulio Astarita, che sul tema si era già espresso con un lungo post sul nostro e altri forum. Oggi approfondiamo di persona con lui.

Quale è il messaggio di fondo di questi cambiamenti? Quale la logica essenziale che sottende il tutto?
Quando PokerStars dice che vuole salvaguardare il poker, il coro dei contestatori la accusa di incoerenza “perchè promuove gli spin&go”, ma il loro rimane per forza un punto di vista parziale, da grinder. Quello di PokerStars – e di tutto il resto dei suoi clienti – è differente: tutelare il poker ma inteso maggiormente nella sua essenza di gioco, prima che di skill game.

Quindi uno skill game si diffonde meglio abbassando la componente skill?
Presentarla così non aiuta. Per rendere meglio l’idea partiamo da un dato, nudo e crudo: negli ultimi tre anni il poker è calato del 70% (PokerStars ha limitato i danni con circa il 30%), ma i Supernova Elite sono raddoppiati. C’è o non c’è qualcosa di profondamente sbagliato, in tutto questo?

La ricetta è dunque tornare a esaltare la dimensione di intrattenimento…
La gamification è una strada obbligata, oggi. In teoria potresti continuare ad estremizzare la componente skill, offrendo solo tornei iperdeep e lanciando tavoli cash dove puoi entrare 1000x. Così esalteresti al massimo lo skill side, ma la stragrande maggioranza dei giocatori non si divertirebbe più, anche perché le sue possibilità di vincere si ridurrebbero al lumicino. E non lo dico io, ma i dati di tutto il comparto, da PokerStars a 888 a Party: il cash game sta quasi sparendo. Nella quadrimestrale di Amaya il cash è al 29%, ma quella relazione dice molto di più…

Per esempio?
Grazie agli spin i sit&go sono in crescita, ma la notizia è che sono in risalita anche gli MTT. E vuoi sapere perchè?  Perchè i giocatori ci sono, in barba a quanto si sente dire e nonostante la congiuntura difficile, ma vogliono giocare qualcosa che li diverte e in cui hanno chance di vincere!
E poi c’è la componente di adrenalina, peculiare degli MTT e che li rende così unici. Io stesso posso dirti che bene o male pratico questo gioco ormai da ben più di 10 anni, e il primo torneo vinto lo ricordo come se fosse ieri: era il 2003, su Ultimate Bet…

Più in generale, credo che PokerStars sia esistita e abbia resistito tutti questi anni per qualcosa che ha un nome e un cognome: tornei multitavolo. In tutti gli altri network, il marketing mix delle revenue è sempre stato spostato verso il cash game: su PS invece era più o meno 50 e 50, e solo negli anni d’oro si registrò un 55-45 in favore del cash game. Ora si è tornati all’antico…

A questo punto, essendo stato tu Poker manager di quasi tutti i principali network italiani, oltre che di PS stessa, mi viene da dire: soprattutto dal’introduzione del cash game in poi, cosa si è sbagliato?
Sembra facile dirlo oggi, ma uno degli errori più banali fatti nel mondo del poker è stato quello di estremizzare la figura del pro. All’inizio i vari iena e crisbus servivano a far sì che l’appassionato si identificasse in qualcuno, e tuttora sono orgoglioso di avere messo insieme il primo team che considero ancora tra i più forti mai visti: i fratelli Speranza, Rocco, Toms2up, Crisbus, Carla, Irene….

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Poi però questa cosa dei team pro sfuggì di mano. Ricordo un EPT di Sanremo nel 2010 in cui c’erano ai tavoli oltre 250 italiani patchati, una cosa incredibile. In totale credo che non siano stati meno di 400, i giocatori sponsorizzati sulle poker room italiane, ma nella stragrande maggioranza si tratta di belle statuine o poco più. Quelli in grado di essere buoni testimonial si contano sulle dita di una mano, al massimo di due.
Tutto questo fu dovuto in gran parte a realtà medio-piccole, molte delle quali ragionavano solo in termini di turnover (giro d’affari), che è poi una idiozia totale su cui tanti politici trovavano terreno fertile per attacchi demagogici. In realtà la spesa dei giocatori era una piccolissima parte (circa il 2%) delle cifre fantasmagoriche che venivano strombazzate.

E questo cosa c’entra col nostro discorso?
C’entra perchè fino almeno al 2013 molti operatori hanno pensato solo al “traffico”, a generare rake senza curarsi se si trattasse di bad rake (quella dei grinder) o good rake (quella dei giocatori amatoriali). Questo ci porta al vero, enorme errore che è stato fatto nella storia del poker online italiano.

Una delle tante pubblicità di folli deal di rakeback, piuttosto comuni qualche tempo fa
Una delle tante pubblicità di folli deal di rakeback, piuttosto comuni qualche tempo fa

E sarebbe?
Il proliferare dei deal di flat rakeback, una delle più grosse stronzate al mondo. Anche i loyalty system erogano dei vantaggi ai giocatori, ma hanno un costo minore e obbligano il giocatore a certi volumi. Con le offerte di rakeback, sempre più alte e scellerate, in sostanza la room acquistava a peso d’oro una pillola avvelenata che impoveriva tutti i fish.
Non a caso, prima dell’introduzione del cash game il poker era in uno stato di forma eccellente: in seguito, questa droga della corsa al rakeback ha polarizzato i sistemi di promozione su pochi giocatori, insistendo al contempo troppo sul cash game che è troppo skill oriented.

Giusto perchè ci troviamo a rivangare il passato: credi che la mancata approvazione di un regolamento per il live – e la conseguente mancata sinergia con l’online – siano stati un fattori chiave?
Non ho la controprova per dimostrarlo, ma mi pare piuttosto evidente che questa cosa abbia causato danni enormi, a molti livelli. Da un lato ha privato il giocatore di un naturale sfogo, per un gioco che è nato live e lì ci tornebbe anche saltuariamente, anche in chi lo ha imparato online. Oltre a questo, c’è da considerare l’aver fatto passare nell’utente medio il messaggio “giocare dal vivo è illegale”. Come potevamo mai aspettarci che il gioco venisse accettato come un allegro e innocuo hobby?

– Fine prima parte. Nella seconda e ultima parte Astarita entrerà nel dettaglio delle conseguenze sui grinder e degli scenari possibili per il poker italiano –

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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