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Gus Hansen: “In carriera ho fatto un sacco di str**zate, ma nessuno riuscirà a togliermi il sorriso”

Una foto a un fan non si nega mai

Del poker moderno, Gus Hansen è stato una delle prime icone e, in assoluto, tra le più longeve. Celebrato per anni come uno tra i migliori giocatori al mondo, come dimostrano gli oltre dieci milioni di dollari incassati nei tornei live, Gus è però riuscito a dilapidare una fortuna nel cash game online raggiungendo la vetta dei top loser di tutti i tempi.

La sua presenza a Rozvadov in occasione del High Roller for One Drop è stata sicuramente una lieta sorpresa, sia per gli addetti ai lavori che per gli stessi giocatori, molti dei quali ammiravano le sue gesta in televisione quando ancora non avevano raggiunto l’età legale per iscriversi a un sito di poker online…

L’occasione per scambiarci due chiacchiere era troppo ghiotta e non ce la siamo lasciata sfuggire. Andiamo allora a scoprire  cosa ci ha raccontato, in esclusiva, il noto pro danese.

Gus al WSOPE Main Event di ieri

Ciao Gus, è un piacere averti tra noi! La tua presenza a un torneo live è stata merce rara negli ultimi anni: stai per caso pensando di unirti alla scena degli high roller?

Nella vita non si sa mai, ma sinceramente non ho pianificato nulla. Se capita di essere in zona coglierò l’occasione, ma non penso assolutamente di mettermi giocare gli high roller in giro per il mondo come fanno le nuove leve. Ho scelto di venire qua perché si tratta di un evento bellissimo e poi è passato talmente tanto tempo dal mio ultimo risultato live che sarebbe anche ora di tornare a farne qualcuno….

Ti sei preparato a fondo prima di iscriverti a un torneo di questa portata?

La verità? No. Non penso assolutamente di essere al livello dei giovani più affermati, ma son venuto qua semplicemente per provare a fotterli! Tecnicamente non c’è partita, specialmente nelle situazioni short stack, ma dalla mia ho molta esperienza nel live.

Belle donne accanto, una costante per Gus… Sullo sfondo, un Philipp Gruissem ammirato

Che impressione hai avuto del field che popola gli high roller?

Sono stato al tavolo con un sacco di giovani tedeschi. Non voglio dire che sbaglino nulla, ma il loro modo di stare al tavolo è molto meccanico, qualcosa di completamente diverso quando rispetto alle partite con Chip Reese e Doyle Brunson. Non dico che sia indispensabile star lì a osservare ogni battito di ciglia per carpire chissà quale tell, ma sto provando a fare del mio meglio…

Tu che lo conosci bene, cosa pensi di Phil Hellmuth e dell’eterno dibattito su chi sia il miglior giocatore di NLH al mondo?

Non vorrei addentrarmi nel dibattito, Phil è un amico da vent’ anni. Alcuni lo amano, altri lo odiano, ma non si possono chiudere gli occhi di fronte ai suoi risultati.

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Qual è l’aspetto che trovi sia cambiato maggiormente rispetto al passato?

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È una domanda difficile, ma posso dire con certezza che in alcune occasioni sarebbe bene aggiungere un po’ di vitalità al gioco. Quando ti trovi al tavolo coi migliori pro tedeschi, spagnoli o bulgari, il silenzio regna sovrano e se non prendo l’iniziativa io non vola una mosca. Per fortuna, quando li si tira in mezzo, rispondono in maniera positiva. Con ciò non voglio dire che mi dispiaccia un approccio strettamente professionale, ma quando giochi a poker è una tua responsabilità creare una buona atmosfera.
Sicuramente avrei tanto da imparare da loro, anche perché ho fatto un sacco di stronzate nella mia carriera, ma allo stesso modo trovo inutile restare completamente impassibili con la paranoia costante di dar via qualche tell prezioso: si può sempre sorridere, sia al tavolo che nella vita!

Gus Hansen, qui a Rozvadov durante il One Drop High Roller

Stai dicendo che il poker, a certi livelli, ha un po’ perso la sua anima?

Parte dell’attrattiva di questo gioco è l’interazione con le persone. Quando siedi al tavolo sei autorizzato a divertirti e a mio parere è disgustoso vedere dei giocatori nascondersi dietro sette cappucci e tre sciarpe pur di non elargire alcuna informazione. Ti immagineresti Doyle Brunson con un cappuccio per coprirsi la giugulare?

Negli ultimi anni, a causa dei tuoi pessimi risultati online, sei stato attaccato a più riprese. Come sei riuscito a reagire alle critiche e alle voci che correvano sul tuo conto?

Sono stato sotto i riflettori nel mondo del poker per un bel po’ di anni. Ci sono stati tanti rumors sul mio conto ma in quanto tali non mi hanno mai destabilizzato. Insomma, se sono veri non sono rumors e se lo sono beh, restano tali, quindi non ha senso prenderli in considerazione. Il punto è che ho fatto davvero tante schifezze giocando online. Dopo aver perso tanti soldi ho realizzato che l’online non rappresenta la mia comfort zone.

Mi son trovato a spingere dei bottoni in modo quasi automatico invece di giocare davvero a poker, sfidando tra l’altro persone molto preparate che usavano chissà quali software. Lo svantaggio nei loro confronti è palese, ecco perché il mio gioco online al momento si limita a qualche sessione prima di fare un evento o una grossa partita. Un po’ come una palestra. Poi le persone sono libere di dire quel che vogliono, a me cambia poco: io continuerò a sorridere!

Dal nostro inviato a Rozvadov

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