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Joseph Cheong: “Voglio i soldi, non il braccialetto”

joseph-cheongIl conto alla rovescia è iniziato per i November Nine che tra quattro giorni giocheranno il final table della vita che potrebbe regalare ad uno di loro il titolo di campione del mondo e un primo premio da 8,9 milioni di dollari. Il nostro Filippo Candio dovrà guardarsi le spalle dal giocatore forse più aggressivo al tavolo: Joseph Cheong, timido ragazzo di origini asiatiche di 24 anni che vive a La Miranda, in California. Talmente schivo che in una delle rare interviste, ha dichiarato il suo reale obiettivo:  il dio denaro, la gloria non fa per lui.

“Se per assurdo – rivela – potessi scegliere, preferirei vincere i soldi che spettano al primo ma rinuncerei al braccialetto per arrivare secondo. Non mi piace essere conosciuto e ricordato solo per un torneo. Diventare famoso non aiuterebbe il mio carattere ed il modo di riservato con il quale voglio vivere. Il clamore non fa per me”. Forse Cheong è spaventato dagli illustri precedenti, ad iniziare da Peter Eastgate che ha deciso di dire addio al poker professionistico, dopo aver vinto il braccialetto nel 2008. Non la pensano come lui gli analisti marketing che hanno visto in Joseph, il nuovo Chris Moneymaker asiatico: in caso di vittoria, si potrebbe ripetere il fenomeno del 2003 ma su scala asiatica, in particolare in Cina e Corea del Sud. I tempi sembrano maturi per un’esplosione definitiva anche nel mercato potenzialmente più importante del globo. Parte con il terzo  stack al final table con 23,5 milioni di chips. E’ lui il vero l’outsider perché ha un gioco molto imprevedibile.

E’ tanto timido fuori quanto aggressivo al tavolo: “Il mio stile? Spewy, ma non seguo una strategia definita. Cerco di modulare il mio gioco in base agli avversari che ho intorno a me. L’unica volta che sono rimasto condizionato ed ho giocato molto chiuso è stato durante la bolla 10-handed: mancava solo un’eliminazione per diventare November Nine. In quel frangente ho giocato più stretto del solito, come tutto il tavolo. D’altronde, a metà della giornata finale ho subito un brutto colpo ed ho dovuto sudare per riuscire a raggiungere l’obiettivo”.

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joseph-cheongDiventare un November Nine porta molti soldi e la posta in gioco a luglio era alta: “Una volta centrato il tavolo finale non è cambiato molto a livello personale: continuo a giocare a poker con i miei amici. Sotto il profilo professionale invece ho potuto partecipare ad eventi importanti in giro per il mondo ed inoltre ho avuto l’opportunità di entrare in Full Tilt Poker”. Per un giocatore del suo calibro è importante avere un agente che lo assista: “Sto collaborando con Poker Players internazional che mi supporta. Durante il lungo percorso del Main Event è stata la mia prima esperienza a contatto con sponsor e procuratori ed ero molto confuso. Ho avuto a che fare con molti personaggi ambigui, alcuni non sapevano neanche di cosa stavano parlando. Ad essere onesto, non so ancora come funziona questo mondo”. Davanti alle telecamere di tutto il globo, indosserà la patch di PokerGives.com, associazione benefica di Mike Sexton e Linda Johnson. “Sento che sto vivendo una situazione fortunata e voglio dare qualcosa in cambio. Se non avessi fatto il giocatore di poker professionista, molto probabilmente, avrei intrapreso una strada simile: nei videogiochi oppure come trader online”.
Sulle sue possibilità di vincere il titolo preferisce non sbilanciarsi: “Nel poker tutto può succedere. Ho visto che i bookmakers online mi quotano 7,5 a 1. Una bella scommessa. L’avversario che temo di più è Jonathan Duhamel che ha uno stack importante e lo farà pesare”.

november-nineIl ragazzo è caldo: ha appena vinto l’evento 5.000$ NLHE “Festa al Lago” al Bellagio di Las Vegas incassando 142.000$, briciole in confronto al payout del Main Event: mal che vada ha già in tasca 811.000$ spettanti al nono classificato. “Cosa farò con i soldi vinti? In questo momento non ci penso. Senza dubbio aiuterò la mia famiglia e mi piacerebbe sostenere finanziariamente nel poker alcuni miei amici. Saranno molti i miei compagni universitari presenti a Las Vegas a fare il tifo per me”.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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