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Lutto: Mike Sexton ci lascia a 72 anni. Perché è stato “più importante di Moneymaker nel boom del poker”

E’ un giorno triste per il mondo del poker che perde una delle sue icone, una leggenda come Mike Sexton, presidente di Partypoker, membro della Hall of Fame e per 15 anni voce storica del World Poker Tour.

Mike Sexton: la malattia e gli ultimi giorni

Mike ci lascia a 72 anni dopo una brutta malattia (ne avrebbe compiuti 73 il 22 settembre). Da una settimana si rincorrevano rumors sul suo stato di salute: purtroppo l’ex commentatore del WPT soffriva di un tumore alla prostata che si era esteso anche ad altri organi.

La sua amica di vecchia data, Linda Johnson, ci aveva aggiornato su Twitter che le sue condizioni erano gravi. In silenzio abbiamo rispettato gli ultimi giorni di una persona molto riservata ma molto popolare nel poker in tutto il globo, visto che le trasmissioni dedicate ai mitici tavoli finali del WPT erano seguite in ogni angolo della terra, anche in Italia dove Sexton è sempre stato un volto ed una voce conosciuta.

Poche ore fa, è stata proprio Linda Johnson a darci la triste notizia.

 

Mike Sexton: un uomo con un grande cuore e una bella testa

Sexton è stato un pioniere del poker moderno ed ha dato un grosso contributo alla promozione del texas hold’em: è stato un ambasciatore perfetto, impegnato in prima linea anche nella beneficenza. Nel 2006, quando vinse il WSOP Tournament of Champions per 1 milione di dollari, donò la metà del denaro a 5 enti benefici.

E’ stato uno dei promotori della prima edizione del Big One for One Drop ma anche altri eventi benefici del WPT , brand che in Nord America ha un’importanza notevole (un gradino sotto solo alle WSOP).

Uomo con un grande cuore ma anche una testa molto interessante. Nel 2006 sosteneva che “gli oppositori più accaniti del poker non potrebbero far nulla, se il poker stesso donasse somme enormi in beneficenza ed è la cosa giusta da fare”. Lui lo fece, ma fu uno dei pochi. Risultato? Proprio nel 2006 l’amministrazione Bush approvò l’ UIGEA.

Da questa frase potete capire come Sexton sia stato un elemento cruciale per far crescere l’industria, soprattutto nei primi anni 2000 (quando lavorava per Partypoker).

Non a caso, nel 2009 è entrato di diritto nella Poker Hall of Fame, ma non lo fece da giocatore bensì per il suo ruolo nella comunicazione.

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Il ritorno in Partypoker

Non a caso, nel 2017 è ritornato a “casa”, in un ruolo molto prestigioso come presidente di Partypoker, dopo 15 anni nel Word Poker Tour (sostituito da Tony Dunst che ha affiancato il compagno di mille avventure Vince Van Patten nel mitico commento).

In quei giorni Mike spiegava: “adoro il World Poker Tour. È stato difficile lasciare quel lavoro ma ritornare in Partypoker era un’opportunità che non potevo lasciarmi sfuggire”.

In realtà Sexton è stato un fulcro di Party quando faceva parte – nei primi anni 2000 – del team che spinse il brand a diventare la room numero uno al mondo (fino al 2006 quando l’UIGEA costrinse il sito ad emigrare fuori dagli Stati Uniti).

Boom del poker:  il suo ruolo è stato centrale

Per alcuni il suo apporto alla promozione del giochino a due carte è stato più incisivo della vittoria di Moneymaker al Main Event WSOP. L’ex contabile di Atlanta è stata la scintilla dell’esplosione definitiva ma il fuoco l’aveva creato Sexton ed il team di Partypoker.

“Ho vissuto i primi giorni di Partypoker, prima ancora che esistesse il brand o una singola carta virtuale fosse servita. Ho vissuto i tempi pazzi del boom del poker, quando siamo diventati i numeri uno al mondo. Ricordo le persone che dormivano sul pavimento perché – in quel periodo – stavamo lavorando tutti, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, al lancio del software. E ricordo il primo Partypoker Million su una nave ca crociera che registrò un overlay di 500.000 dollari”.

Un suo ex collega, Mike O’Malley, ci regala una storia proprio su quel torneo che ci fa capire il ruolo di Sexton nel trasformare il poker in un fenomeno globale.

Secondo l’opinione di O’Malley, i vertici di Partypoker erano abbastanza furiosi per aver perso mezzo milione di dollari e volevano cancellare il format del Partypoker Million. Sexton fece una bella sfuriata con i dirigenti ed alla fine li convinse a proseguire con il torneo supportato però da una campagna pubblicitaria ben programmata all’interno della trasmissione televisiva del World Poker Tour. Ebbe ragione il buon Mike, quella mossa nel marketing fu decisiva per il torneo ma soprattutto per la promozione del brand di Partypoker che divenne la room di riferimento nel mondo.

O’Malley ha precisato: “l’opinione generale è che il boom del poker sia arrivato con la vittoria di Chris Moneymaker, in realtà chi conosce bene la storia, sa che la popolarità del poker è arrivata ben prima che Moneymaker giocasse una mano ai tavoli. Ed il merito di tutto ciò è soprattutto di Mike Sexton”. 

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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