Se non fosse per ciò che riguarda la resistenza fisica originata dalla permanenza al tavolo che dura da parecchie ore e che logora il corpo in maniera piuttosto gravosa se non si è abituati ad una maratona di concentrazione, tutto ciò di cui dobbiamo preoccuparci ruota intorno a mente e psicologia.
Gli stati di frustrazione mentale ed emotiva che possono insorgere a seguito di un colpo sfortunato, oppure di un lungo periodo di card dead, sono ovviamente corroborati per via delle ore accumulate a giocare decine e decine di spot e le decisioni che vengono prese da lì in avanti non sono sempre le più lucide.
In questo Articolo:
Il tilt e le sue cause
La situazione si aggrava ancora di più se il giocatore in questione non riesce a tenere a bada tutte quelle dinamiche che sfociano in ciò che è comunemente chiamato “tilt“, che ha la caratteristica principale di metterci in condizione di prendere decisioni affrettate e, ancor peggio, avventate.
Talvolta, soprattutto nel momento in cui usciamo da un frammento di sessione, magari lungo, indecifrabile, dove non siamo riusciti a mettere in cascina nemmeno un quantitativo minimo di gettoni da aggiungere al nostro stack, la rabbia e il consecutivo timore di non recuperare le chips perse e uscire anzitempo dal torneo, oppure perdere dei soldini se stiamo giocando cash game, il tilt porta a cambiare il nostro stile di gioco e sconfinare in una maggiore, oppure minore, perché no, aggressività, che, a causa del nuovo territorio che stiamo esplorando, potrebbe portarci a peggiorare la situazione.
Come combattere il tilt
Non esiste un’unica ricetta che ci possa portare a combattere prima ed eliminare poi, il tilt. Occorre dal principio verificare le cause che ci hanno portato a “sbroccare“, per poi provare a cancellarle sessione dopo sessione.
Il risultato non è certo sempre il medesimo, visto che non è un problema che si può risolvere in qualche giorno di “training”, ma di sicuro qualche accorgimento andrebbe comunque preso in ragione del nostro stesso stato mentale generale anche fuori dal tavolo e, soprattutto, per la salvaguardia e l’integrità del nostro bankroll.
Ci sono professionisti esperti che utilizzano varie tecniche di lotta contro il tilt, ognuno necessita di una medicina soggettiva che vada bene per sé stesso, ma il vero tilt, coinvolge non solo i pokeristi, ma anche tutta una serie di categorie “altre“, che fanno capo all’imprenditoria, così come le amicizie, le fidanzate, gli investimenti, perfino gli hobby.
Rimuovere gli stimoli non necessari
Una nuova frontiera della lotta contro il tilt, mette in evidenza come buona parte di esso sia causato nella vita di tutti i giorni dallo stress emotivo che ci porta a dover “fare” centinaia di “cose”.
Essere delle persone attive al giorno d’oggi, implica un impegno gravoso che va commisurato alla nostra capacità di sopportazione rispetto agli appuntamenti che la nostra agenda quotidiana ci mette di fronte giorno dopo giorno.
Il primo suggerimento è un approccio quasi buddista verso le cose terrene e la vita di tutti i giorni, ma se questo va bene per la real life, come si può accostare al nostro vecchio e caro poker?
Si parte dalle piccole cose, per una specie di fioretto che deve cominciare alcuni giorni prima del torneo o della sessione importante alla quale dobbiamo partecipare. Cominciare a frequentare meno i social, piuttosto che limitare i folli aggiornamenti della mail, oppure ancora ignorare per qualche ora i “beep” di whatsapp, o tenersi alla larga per un po’ di tempo da quella persona che ci cerca solo e soltanto perché ha bisogno di qualcosa per lui.
Tutte cose, “ça va sans dire“, che andranno via via eliminate nei momenti immediatamente precedenti al torneo e, ovviamente, censurate totalmente durante lo stesso.
La doccia calda
Non tutti ci credono, ma per chi soffre di questo particolare stato d’animo, ogni accorgimento può e deve essere messo in gioco per capire se qualche pratica possa effettivamente dare una mano.
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Un altro consiglio è quello di buttarsi dentro la doccia e, dopo essersi seduti sulla base della stessa, far scorrere l’acqua che avrà una temperatura tra il tiepido e il bollente, posizionarsi con la testa sotto il getto d’acqua, per poi scacciare tutti i pensieri che abbiamo accumulato fino a quel momento con la speranza che essi svaniscano insieme all’acqua corrente. Questa sarebbe un’attività da fare poco prima di entrare nella gabbia dei leoni per affrontare chi è lì con il nostro stesso fine.
E poi c’è la lettura, il mero e sano piacere di posare gli occhi sul prodotto di chi ha scritto storie, romanzi, biografie.
Probabilmente questo è un consiglio un po’ troppo “morbido” e per alcuni abbastanza faticoso da seguire, ma torniamo sempre lì: il tilt è talmente pericoloso che qualcosa bisogna inventarsi. E coi libri, tilt o non tilt, non si sbaglia mai e male, di certo, non farà.