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Analisi di una mano con Andy Black: l’importanza di individuare i giocatori loose-passive

Andy BlackAnche se non siete coinvolti in una mano, è sicuramente consigliabile prestarvi comunque attenzione, specialmente se vi trovate nelle prime fasi di un torneo. Il vostro compito sarà infatti di individuare, quanto prima, i giocatori loose-passive poichè, così come capita nella maggior parte dei casi,  saranno proprio loro i più disposti a donare chips.

Ed è appunto quello che ci dimostra il giocatore professionista Andy Black, in una mano giocata durante il Main Event delle World Series of Poker 2009 presso il Rio di Las Vegas.

Con blind 50$/100$, un giocatore da middle-position rilancia fino a 300$. Il player dopo di lui si adegua seguito anche dal signore un po’ anziano che siede nel seat n°2, proprio alla destra di Black.
“Quel giocatore un po’ attempato aveva già dimostrato di non aver troppa dimestichezza col gioco e di essere altresì propenso a fare call anche a puntate piuttosto sostanziose” racconta Black, che dal cut-off spilla a k e decide anch’egli di fare solo call. “Quando si parte davvero deep-stack (il Main Event offre una dotazione iniziale di 30.000 chips, ndr) sembra proprio che tutti vogliano almeno vedere il flop. Pertanto, rilanciare in quella situazione non avrebbe certo sfoltito il field. Io comunque avevo già perso in precedenza circa la metà delle mie chips e non mi andava di rilanciare di 2.000$ o 3.000$ e magari trovarmi qualcuno che all’improvviso decideva di farmi un re-raise. Non era ancora il tempo di mettere a repentaglio il torneo. Mi andava solo di vedere le prime 3 carte comuni e capire se potevo sfruttare la cosa in qualche modo”.

Dopo che il Big Blind fa call, sono dunque in 5 a vedere il flop che presenta k j 10. Tutti fanno check e la parola torna di nuovo ad Andy che decide di puntare 1.000$. “Quella bet mi serviva per capire dov’ero nella mano. Dopo che ho visto che solo il giocatore più anziano ha fatto call ho pensato comunque di essere avanti, ma mi preoccupavano il flush draw e il progetto di scala.”

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Il turn è un a che dà a Block la top two pair, ma la carta completa anche un possibile colore e inoltre ci sono a terra  4/5 di scala. A questo punto viene naturale pensare che un giocatore che abbia chiuso proprio tale punto probabilmente decida di bettare per rappresentare il flush o comunque almeno per avere un’idea più chiara di com’è la situazione, ma il seat n°2 pare ignorare tale tattica e si accontenta di un semplice check.
“Dopo quella mossa mi sono un attimo tranquillizzato” racconta Black, membro del team di professionisti di Full Tilt Poker. “Potevo vedermi una carta gratis e speravo veramente che potesse essere un altro asso”.

Quasi per magia, al river scende proprio un a che gli permette di chiudere il nut full-house. Il giocatore nel seat 2 decide finalmente di uscire allo scoperto mettendo nel piatto 2.200$ e a quel punto Andy si ferma un attimo a ragionare: “Ho subito pensato che avesse la scala. Con un altro avversario avrei potuto rilanciare solo fino a 4.000$ o massimo 5.000$, ma quando lui ha fatto quella puntata ho creduto subito che fosse il classico tipo che chiama anche una grossa bet.

Certo della sua interpretazione, Black mette allora dentro ben 8.000$ che, come previsto, vengono subito callati dall’altro giocatore che mostra q j proprio per una scala. Andy Black raccoglie dunque ottimi frutti grazie alla lettura della mano e, soprattuto, alla corretta classificazione del tipo di avversario che aveva di fronte.

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