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Cosa ne pensano i professionisti delle overbet?

Piazzare puntate delle dimensioni ideali, sia che si intenda estrarre valore oppure far foldare il nostro avversario, è uno dei molti elementi che rendono tali i giocatori più abili: ecco perché, quando si tratta di overbet, ascoltare il parere di alcuni professionisti affermati è sicuramente interessante.

Recentemente, alcuni dei professionisti di PokerStars hanno risposto ad alcune domande sull’argomento, non di carattere avanzato ma che offrono comunque un punto di vista privilegiato, visto che sentir parlare di strategia Alex “Kanu7” Millar, Isaac Haxton, Randy Lew e non solo non è cosa che capiti tutti i giorni.

Così, se “nanonoko” ammette che a suo avviso si tratti di una strategia utile ma generalmente non troppo utilizzata, Haxton sottolinea: “Credo che le overbet in generale confondano diversi giocatori, perché hanno come la percezione che siano delle puntate speciali, diverse da tutte le altre, quando invece di fronte ad una puntata dovresti avere lo stesso approccio, a prescindere che sia dell’80% o del 120% del piatto”. Ed una di queste ragioni è che probabilmente sono più difficili da interpretare, ma anche da mettere in pratica.

“Personalmente, tendo ad overbettare quando mi trovo in posizione con una mano forte su un board drawy – spiega Marc-Andre “FrenchDawg” Ladoucer – oppure nel caso intenda semibluffare con un draw che abbia molta equity”. 

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In sostanza, spiegano, quando si ha (o si sta rappresentando) una mano molto forte, con lo scopo quindi di massimizzare il valore nel primo caso e la fold equity nel secondo. Ipotizza infatti Millar: “Immaginate di trovarvi in posizione in un piatto heads-up, e di puntare al flop ed al turn, con il river che chiude un eventuale gutshot che è improbabile abbia migliorato la mano del vostro avversario, mentre voi potreste averlo”.

In quel caso, una overbet può essere una soluzione adeguata, col nostro avversario che si trova di fatto a bluffcatchare con un range cappato, ovvero composto da mani medie che non sono in grado di battere allo showdown la parte “vera” (e più forte) del nostro range, composta cioè dalle scale nel caso dell’esempio di “Kanu7”.

Quando però ci si trova a fronteggiare un’overbet, bisogna stare attenti a non overthinkare: “Se il nostro avversario è capace, e si rende conto che per come abbiamo giocato la mano difficilmente possiamo avere una mano forte è difficile fronteggiarle, perché le nostre pot odds sono peggiori di quanto non accada di solito. Al contrario, altri giocatori quando overbettano hanno davvero sempre una mano”.

E non è questa, in fondo, la sensazione che si finisce con l’avere spesso?

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