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Scommesse truffa

Maxi Truffa da €3 milioni nelle scommesse “no risk” in Italia: 42 anni per 7 imputati, condannato il “Madoff lusitano”

Italia, paese di santi, poeti, navigatori e sognatori ingenui. In un paese dove le promesse di guadagni facili abbagliano gli animi degli avidi, emerge una storia di una truffa finanziaria che si intreccia con il mondo del betting.

Poche settimane fa, al Tribunale di Trento, i nodi sono arrivati al pettine con una pioggia di condanne per il maxi raggiro collegato alle scommesse sportive.

In questa vicenda, i protagonisti non sono cavalieri erranti, ma imprenditori noti e risparmiatori ingenui, trascinati in un vortice di speranze e disillusioni.

La storia ha per epicentro una maxi truffa da 3 milioni di euro, orchestrata da quello che gli investigatori hanno battezzato il “Madoff lusitano”, Jorge Queiroz, in omaggio al celebre truffatore d’oltreoceano (Bernard Madoff capace di uno Schema Ponzi finanziario da 64,8 miliardi di dollari!) , e coadiuvato da un’assemblea di figure altrettanto di spicco e pittoresche.

Rispetto a Madoff, il portoghese è riuscito a raccogliere solo pochi spiccioli (3 milioni circa) ma che sono costati cari a molti piccoli e medi risparmiatori originari del Trentino Alto Adige.

L’intrigo si snoda nelle aule del tribunale collegiale di Trento, dove la giustizia, con un colpo di scena, ha inflitto 42 anni di pena complessiva ai sette imputati, sorpassando le richieste della Procura e segnando un capitolo importante nella lotta contro le frodi finanziarie e le pratiche scorrette nel mercato delle scommesse.

Truffa nelle scommesse: chi è il Madoff Lusitano

Jorge Antero Silva Queiroz è stata la mente della truffa. Ma già 10 anni fa fa era stato condannato a pagare una multa di 100.000 euro dalla Consob perché una sua società (Betexp) proponeva alle persone di entrare in un sistema piramidale di scommesse “garantito” da un algoritmo. 

Sul sito internet della società veniva promosso così: “Guadagna danaro in questo settore finanziario da oggi! E senza rischi! Il metodo Betexp non è un ma un sistema a zero rischio!” L’invito era di “entrare nel gruppo ristretto di individui che fanno soldi con questa attività tramite un piccolo investimento e/o un’azione per promuovere i vantaggi del nostro sistema”.

Al momento del processo Queiroz era in carcere in Francia, a seguito di un’ichiesta per una truffa simile.

La rete della truffa nel betting

Al centro di questa rete, l’immobiliarista di spicco Giandonato Fino, e una trama che vede coinvolti cittadini comuni, da operai ad albergatori, tutti sedotti dalla lusinga di un investimento “no risk”. Eppure, nonostante le promesse di lucrosi ritorni mensili, l’illusione si è presto dissolta, lasciando in eredità solo la desolazione di chi ha visto svanire i propri risparmi in un pugno di mosche.

L’imbroglio delle sure bet

Nello schema della truffa e scommesse sportive erano state prospettate a un centinaio di investitori come «no risk», ed è stata architettata – per le fiamme Gialle – dal “Madoff lusitano”.

Il Tribunale di Trento ha respinto l’accusa di associazione a delinquere ma sulle pene di primo grado ha usato la mano pesante. I giudici hanno inflitto 42 anni complessivi di reclusione per i sette imputati dell’operazione «Goodsense», tra i quali il noto immobiliarista Giandonato Fino, quando il pubblico ministero Davide Ognibene aveva richiesto 31 anni e mezzo di reclusione totali. Una condanna quindi a sei anni di reclusione ciascuno (la Procura si era fermata a 4 e mezzo), ritenuti colpevoli dei reati di truffa transnazionale aggravata e continuata, abusivismo finanziario e abusiva raccolta del risparmio.

Agli investitori era stata prospettata un sistema di scommesse sicure attraverso «una corretta strutturazione della giocata basata sul presupposto che per il medesimo evento, le scommesse venissero piazzate su diversi bookmakers al fine di coprire tutti i possibili risultati»

Tribunale di Trento

Come funzionava la truffa nelle scommesse

Stando a quanto emerso dalle indagini concluse nel 2017 dalla Guardia di Finanza l’organizzazione sarebbe stata capace di rastrellare quasi 3 milioni di euro in circa sette anni, dal 2010 al 2017, truffando 77 persone, tra i quali 65 residenti in Trentino Alto Adige, tra questi promotori finanziari, imprenditori, albergatori ma anche operai, estetiste e pensionati che avevano versato da somme ingenti a poche centinaia di euro.

 A questi ingenui risparmiatori erano stati promessi ritorni da favola attraverso un sistema di scommesse sportive «no-risk», e cioè con «una corretta strutturazione della giocata basata sul presupposto che per il medesimo evento le scommesse venissero piazzate su diversi bookmakers al fine di coprire tutti i possibili risultati». Di fatto una surebet.

Cosa sono e come “funzionano” le surebet

Sappiamo però bene che dal 2010 in poi è veramente difficile fare surebet soprattutto per ingenti quantità di denaro. Cosa sono le surebet? Sono scommesse sicure, ovvero che garantiscono un guadagno certo facendo arbitraggio su tutte le quote possibili disponibili su un determinato evento sportivo, sfruttando il disiallineamento dei prezzi su esiti diversi. Per esempio sul mercato Under/Over troviamo una quota del boomkaer X a 2.05 e una quota del bookmaker Y a 2.05. In questo caso sia che esce Under o Over abbiamo un profitto certo.

Ma le surebet erano un sistema efficace negli anni ’90 prima del lancio definitivo di internet. Negli anni 2000 c’erano dei margini anche in rete con i bookmakers online che però presto si sono svegliati. Oramai un disallineamento delle quote può durare pochi minuti (il mercato in genere tende subito a correggere le quote sbagliate) e i bookmakers oramai usano i ban senza pietà per chi fa arbitraggio. Quindi risulta difficilissimo fare surebet negli ultimi 10 anni.

Come guadagnavano i truffatori?

Presumiamo che l’unico modo per i truffatori per guadagnare era far entrare sempre nuovi soci per finanziare una sorta di Schema Ponzi o la più classica catena di Sant’Antonio, garantendo, almeno in fase inziale, guadagni importanti.

Venivano prospettati interessi mensili dall’8 al 10% del capitale investito. Il sistema, con questi interessi mensili, è diventato presto insostenibile.

Come è andata a finire

Grazie a un mix di avidità e ingenuità in molti sono cascati nella rete – in fase iniziale – dell’affare del secolo del «Madoff lusitano», in riferimento – come detto – al personaggio che ha innescato da solo una crisi finanziaria mondiale grazie a una frode finanziaria che ha messo in ginocchio non solo Wall Street ma tutti i mercati globali.

Presto però il sistema del portoghese è esploso, e dopo i primi incassi per ammaliare gli investitori a spingere ancor di più con gli investimenti, sono rimasti tutti con un pugno di mosche in mano.

La villa confiscata dallo Stato

Simbolo di questa truffa è Villa Sissi a Molveno, nel paradiso delle Dolomiti. La stampa locale si è sbizzarrita su questo dettaglio:

“Quanto alla lussuosa villa Sissi a Molveno, che appartiene alla società immobiliare di cui è legale rappresentante Fino, già patron del Molveno Volley e allenatore del CasaSebastiano Coredo, dovrebbe finire allo Stato: il tribunale, nella sentenza emessa ieri dopo la camera di consiglio, ha infatti disposto la confisca dell’immobile hollywoodiano del valore di 2,5 milioni di euro, già sottoposto a sequestro preventivo. Confisca che aveva chiesto anche la Procura nella scorsa udienza. Mentre le parti civili avevano invocato il sequestro conservativo così da avere la possibilità di essere ristorate dei danni subiti”.

Il bottino accumulato dall’organizzazione, rivelatosi un miraggio, avrebbe dovuto finanziare la vita da nababbi dei suoi artefici. E se da un lato la sentenza cerca di mettere una toppa alla ferita degli investitori truffati, con risarcimenti che suonano come tardive consolazioni, dall’altro lancia un messaggio inequivocabile sul piano della deterrenza, in una società dove l’avidità sembra troppo spesso prendere il sopravvento sull’etica.

Le difese: “faremo appello”

“Lette le motivazioni faremo Appello” hanno commentato la sentenza i legali difensori. L’avvocato Nicola Degaudenz, che con Mario Scialla assisteva l’imprenditore Giandonato Fino, ha commentato in modo polemico: “Ci aspettavamo le condanne visto che è stata tagliata la lista di 39 testi ed è stato fatto un processo con soli 3 testimoni: che si volesse accelerare per il rischio prescrizione è comprensibile ma questo non può scontrarsi con l’esigenza di fare un’istruttoria compiuta. E poi desta perplessità il fatto di non aver distinto le singole posizioni”.

In questa saga, dove si mescolano l’astuzia criminale e l’ingenuità popolare, ciò che emerge con prepotenza è un’immagine dell’Italia come terra di sogni e di inganni, dove la linea tra il successo e l’abisso può essere terribilmente sottile. Una lezione, forse, sul prezzo della credulità e sulla necessità di una vigilanza sempre accesa, in un mondo dove le promesse di arricchimento facile nascondono troppo spesso il baratro della disillusione.

I condannati

I condannati sono Giandonato Fino, insieme ai trentini Leonardo Sala, figura nota negli ambienti finanziari locali per il suo passato bancario, e Massimiliano Achler di Fai della Paganella, anch’egli con radici nel mondo bancario. Hanno ricevuto una sentenza di sei anni di reclusione ciascuno.

La mano della giustizia ha pesato anche su Ivo Vaz Salgado, Joaquin Manuel Lopes Ferreira, e Simone Crisciuolo, quest’ultimo con basi in Liguria ma residente in Portogallo, segnando un destino comune di pena per il loro ruolo nell’affare. Jorge Antero Silva de Queiros, come detto noto negli ambienti giudiziari come il “Madoff lusitano” e architetto principale di questo inganno transnazionale, nonostante un periodo di latitanza, è stato infine rinvenuto dietro le sbarre in Francia, a conferma del suo coinvolgimento in reati di natura simile.

Nota bene: la foto in copertina, è un’immagine generica scaricata da Shutterstock che non ha alcuna attinenza con i fatti raccontati

Dove scommettere in modo legale in Italia

Abbiamo visto che non esistono scommesse che garantiscono profitti sicuri, ma c’è la possibilità in Italia di poter puntare sugli eventi sportivi in modo legale, grazie ai siti online autorizzati in conformità con quanto previsto da ADM. Inoltre, questi stessi siti di scommesse prevedono i bonus primo deposito scommesse riservati ai nuovi utenti registrati: si tratta di fatto di credito regalato da parte della piattaforma per iniziare a giocare. Quella che segue è una comparazione informativa dei bonus.

Eccone una comparazione:

COMPARAZIONE BONUS DI BENVENUTO
Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.