A dicembre, Martin Finger tornerà là dove si può dire che la sua carriera sia cominciata: all’EPT di Praga. Come forse ricorderete, il pro tedesco iniziò la sua parabola ascendente proprio vincendo il Main Event del 2011.
A sette anni di distanza da quel momento, Finger ha parlato proprio del suo ritorno nella capitale ceca, dopo l’assenza del 2017, spaziando poi sulla prima edizione del PokerStars Players Championship e sui nuovi tornei High Roller della piattaforma internazionale.
EPT Praga e PSPC
Intervistato dal blog di PokerStars, Martin Finger ha spiegato come non veda l’ora di tornare a giocare all’EPT Praga, visto che l’anno scorso ha dovuto saltare all’ultimo momento.
“Sette anni fa per me tutto è cominciato a Praga e il braccialetto Shamballa, che ho ricevuto per aver vinto l’EPT Main Event, significa ancora molto per me. Mi ricorda come la mia vita sia cambiata grazie a questo successo”, spiega il ventottenne pro player.
Dopo Praga a dicembre, l’attenzione si sposterà tutta sul PokerStars Players Championship di gennaio 2019: “L’ultima volta che ho giocato al PCA era il 2016, ma stavolta con il PSPC non posso mancare”, ammette Finger.
“Con la promozione Platinum Pass e il milione di dollari aggiunto al vincitore non penso sia un evento da poter saltare. Il PCA è sempre stato abbastanza soft vista la location che ha attirato tanti recreational player americani. E con la promo Platinum Pass, avremo il torneo da $25.000 più soft di sempre. Nessuno dei miei amici pokeristi salterà le Bahamas, e sono sicuro che il numero di giocatori esploderà rispetto agli ultimi anni”.
Il nuovo High Roller Club
Martin Finger si è detto molto contento del rilancio dell’High Roller Club (ne parlavamo qui): “I nuovi tornei sono molto belli, hanno una struttura solida che ti permette di giocare davvero a poker. E la nuova High Roller Series mi motiva molto a giocare anche in giornate infrasettimanali, dove il denaro offerto prima era molto meno”.
Ma come si gestisce un field che in questi eventi non adatti a tutte le tasche è gioco-forza più duro? “Vero, i field sono più difficili, ma questi tornei sono anche molto più piccoli. Contro 2.000 persone puoi vincere di rado, ma in tornei da 200 player raggiungi il final table o la top 3 molto più spesso”.
Il pro tedesco fa anche notare come “puoi anche raccogliere letture e fare certi exploit, perché alla fine giochi sempre contro gli stessi avversari. Queste partite sono altamente competitive ed è un bene. È molto simile agli high roller dal vivo”.
Martin Finger e l’equilibrio tra gioco e studio
Parlando di competizione, oggi è impossibile giocare a poker ad alti livelli senza uno studio approfondito e continuativo: “Al momento sto cercando di trovare il bilanciamento perfetto tra gioco e studio”, commenta Martin Finger.
“Per me la teoria non è affatto divertente, ma quando tutto quel duro lavoro paga è qualcosa di speciale. E la vita è sempre più bella quando vinci. Forse quattro o cinque anni fa era diverso, ma oggi è come negli scacchi: senza teoria, non può funzionare. Specialmente online”.