Vai al contenuto

Da Kara Scott ai tempi morti: luci e ombre del Global Poker League Draft Day

A distanza di qualche ora (di sonno, soprattutto) è il caso di rielaborare quello che si è visto la notte scorsa, nella diretta Twitch del primo Draft Day nella storia della Global Poker League. Una diretta lunga, lunghissima. E questo è il primo, macroscopico difetto dello show.

Giustamente, si era detto che uno degli scopi della GPL era quello di traghettare il mondo del poker dalla ristretta nicchia di appassionati verso il grande pubblico,  quello attento agli sport e agli e-sports. Il modello di riferimento era dichiaratamente il draft di altre famosissime leghe professionistiche americane come la NFL, la MLB o la NBA. Nessuno si aspettava uno spettacolo paragonabile, perchè le differenze economiche in termini di produzione sono improponibili. Ma…

Alex Dreyfus con quasi tutti i manager (manca Gruissem, ieri assente)
Alex Dreyfus con quasi tutti i manager (manca Gruissem, ieri assente)

Ecco, vado subito al sodo: un draft che prevede la scelta di 48 poker pro non può mai durare più di un draft NBA, dove i giocatori scelti sono 60 e, ovviamente, c’è una serie di racconti, sfumature, analisi e vario storytelling da riempire ore e ore di trasmissione. Alla fine è stato così: l’ultimo draft NBA è durato 4 ore e 15 minuti, quello GPL di ieri sera oltre 4 ore e mezza!

La durata non è tuttavia un valore assoluto, ma anche lo spettacolo offerto ha lasciato parecchio a desiderare, pur con le ovvie e abbondanti aperture di credito che vanno concesse a un format che è appena nato ed è destinato a venire rimodellato sulla base dell’esperienza e degli errori. E Dreyfus ha già dato più volte prova di grandi capacità di farne tesoro.

COSA VA

KARA & HOLLY

Non voglio apparire eccessivamente critico, quindi parto dagli elementi positivi. Primo tra tutti, Kara Scott.

Datele in mano un microfono e lei trasformerà in un evento importante anche un rinfresco da prima comunione. Kara ha talento e mestiere da vendere, non lo si scopre oggi, e la sensazione che si aveva ieri è quella di una stoica professionista capace di reggere il colpo in un contesto non aderente alle attese.

L’altra nota positiva è stata la presenza di Holly Sonders, professionista prestata dal mondo dello sport vero e proprio, che si è trovata subito a suo agio nonostante qualche contrattempo tecnico, che è sempre da mettere in conto.

Holly Sonders mentre intervista Max Pescatori
Holly Sonders mentre intervista Max Pescatori

IL BOARD (SE PARLANO POCO)

Infine, non male l’idea del board di commentatori sistemato davanti alla sala, con il viavai dello show alle loro spalle. Mi aspettavo qualcosa in più dal navigatissimo Joe Stapleton, mentre a tenere la barca dritta sul format ha pensato il buon Eric Danis. Phil Hellmuth e Daniel Negreanu hanno obiettivamente straparlato, ma la loro presenza era essenziale e sarebbe da riproporre, seppure con adeguate modifiche.

COSA NON VA

TEMPI MORTI

Eccoci alle note dolenti. A parte la durata generale dello show, davvero eccessiva oltre ogni tollerabilità, a uccidere la qualità dello spettacolo offerto è stata la fiera dei tempi morti: troppi i 3 minuti di clock concessi ai manager, che spesso dovevano inoltre attendere che Hellmuth o Negreanu finissero di parlare. Nessun assistente di regia a fargli qualche cenno come il classico “TAGLIA!”. Ne consegue uno spettacolo, già lento di suo, che finisce in balia della logorrea dei due campioni al commento.

Un momento dello show ripreso da 'dietro le quinte'
Un momento dello show ripreso da ‘dietro le quinte’

INTERVISTE INUTILI

Altro elemento totalmente inutile sono le interviste pre-draft. In teoria sarebbero state uno strumento utile per il pubblico non edotto, ma alla fine non è che quei due minuti di video abbiano detto poi molto…

L’IMPROVVISAZIONE CHE C’E’ E QUELLA CHE MANCA

Scopri tutti i bonus di benvenuto

Lo show ha poi avuto poca “unitarietà”, comunicando al pubblico una certa sensazione di improvvisazione che non rende giustizia all’enorme lavoro del team messo insieme da Dreyfus. Tuttavia, giusto per fare l’esempio più eclatante, la prima scelta assoluta non era presente, e questo non può mai essere accettabile.

E sempre a proposito di improvvisazione, è mancata allo show anche nella sua accezione positiva. Una sola volta, ad esempio, si è visto un giocatore che passava dal banco dei commentatori fermarsi a scherzare qualche istante con loro. Era Jason Mercier, sarebbe potuto accadere molto più spesso e con altri, dando così una migliore impressione di live show che coinvolge i protagonisti.

LA PRIMA SCELTA ASSENTE

L’assenza in studio della prima scelta assoluta non è ovviamente colpa di Mustacchione, che è libero di avere i suoi impegni. Era piuttosto la GPL che doveva fare in modo di avere un contributo minimo, una scheda di presentazione, qualcosa che facesse conoscere il giocatore. Nel momento in cui è stato selezionato Mustapha Kanit non c’era assolutamente nulla di pronto, nè una grafica, nè una foto. NULLA.

E LE SCHEDE?

Avere una scheda grafica di ognuno dei giocatori disponibili per il draft sarebbe stato l’ideale, in modo da mandarla in video nel momento della scelta. Mille schede non sono poche, certo, ma il tempo per prepararle c’era tutto. Sarebbe bastato poco: una foto, qualche minimo cenno biografico, una statistica interessante.

Un esempio di scheda durate il draft NBA. Qualcosa del genere è mancata molto, ieri
Un esempio di scheda durate il draft NBA. Qualcosa del genere è mancata molto, ieri

REGIA DOVE SEI?

Inoltre, avere una scheda per ciascun player avrebbe reso meno imbarazzante la lunga attesa tra la convocazione e l’annuncio della scelta: se la pick che ogni manager stava per fare fosse stata comunicata a un assistente di studio con non più di 30 secondi di anticipo, la regia avrebbe avuto tutto il tempo per trovare e mandare in video la scheda del giocatore selezionato, in modo da dare un nome e un volto in pasto al pubblico.
Quello che si è visto è stato invece un alternarsi random di giocatori assenti e altri presenti, che dicevano qualche parola di circostanza.

POCA INTERAZIONE

Infine, il difetto meno appariscente ma forse più grave di tutti, visto il mezzo scelto. Il grande successo di Twitch è dato da un elemento di forte discontinuità con la tv e gli show che gli pre-esistevano: l’interattività, protagonista principale dei canali più seguiti come quelli di Somerville e Staples, giusto per fermarci al settore del poker. Qui invece si è scelto di impostare uno show in modo da dare all’evento una certa solennità (come era anche giusto che fosse), ma mantenendo un’impostazione da vecchio media e, in un certo senso, sconfessando la natura stessa di Twitch. Se c’è stata la lettura di un commento e una domanda posta in chat da qualcuno delle migliaia di utenti connessi, io non l’ho sentita. O forse dormivo già.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
MIGLIORA IL TUO POKER CON I NOSTRI CONSIGLI