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Brian Townsend Blog: varianza e frustrazione

Brian Townsend, ancora lui il protagonista, dopo un inizio d’anno non proprio soddisfacente, ci racconta nel suo blog personale di come gli pesino i downswing soprattutto a livello emotivo. “I due mesi appena trascorsi sono stati per me assolutamente frustranti.

Guardate infatti i miei risultati al Pot Limit Omaha: . Si vede chiaramente che ho giocato 36.000 mani e che, in termini di EV negli all-in, dovrei essere in attivo di 440.000$ mentre in realtà ho perso 2,75 milioni di dollari.

Ci ho fatto caso proprio ieri e la cosa mi ha molto amareggiato. In teoria mi piacerebbe fregarmene altamente, ma in realtà questa cosa mi dà un fastidio enorme perchè si riflette negativamente anche sulla mia vita al di fuori del poker. Ho passato pure qualche ora ad autocommiserarmi, ma poi sono finalmente tornato padrone delle mie emozioni realizzando che in fin dei conti questi sono aspetti del gioco che io non posso in nessun modo controllare, e che quindi non devo lasciare che mi sconvolgano la vita.

Devo dire che pensarla in questo modo mi ha inizialmente aiutato parecchio, fino però alla sessione successiva dove ho perso altri 500.000 dollari in appena 250 mani – ancora una volta a limiti alti e di nuovo nel gioco dove mi reputo più forte: il Pot Limit Omaha. Quello che trovo più deprimente è che dove sono di gran lunga il migliore perdo cifre da capogiro mentre in altre varianti che ho imparato da poco sto vincendo pure dei bei soldi. E a quelli che pensano che ormai dovrei esserci abituato, io rispondo che una cosa è la teoria ed un’altra è la pratica. Oscillazioni così grandi pesano sempre e comunque.

Consideriamo comunque lo Stud, che ho iniziato a giocare da agosto. Il mio winrate è un po’ incasinato a causa delle ante che ci sono su PokerStars, ma se guardiamo Full Tilt Poker ho 0.5 bb/100 ed ho vinto di più in meno mani su Stars. Di conseguenza stimerei le mie bb/100 tra 0,75 e 1.

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In vita mia ho fatto complessivamente 17.420 mani a Stud, ma le ho analizzate davvero poco. Solo di recente ho deciso di prendere lezioni da un coach e con lui ho fatto già una prima sessione di studio. A parte tutto, comunque, credo che quello che sto passando di questi ultimi tempi sia l’aspetto che effettivamente rende il poker ed il Pot Limit Omaha così affascinanti. I giochi che prevedono una certa varianza sono sicuramente da preferire rispetto ad altri. Negli scacchi, ad esempio, c’è sempre una mossa migliore da fare. Anche nel poker esiste una cosa del genere, solo che è molto più difficile riuscire a vedere e a valutare quale sia la decisione più corretta. Cercare d’imparare per tentativi comporta un impegno di tempo enorme ed è per questo che ci vogliono anni per padroneggiarlo davvero.

Ho scaricato due applicazioni sul mio iPhone, una per gli scacchi e una sul backgammon. Devo dire che tra le due preferisco di gran lunga la seconda, ed infatti ci gioco davvero molto spesso. Quando era un ragazzino ero piuttosto bravo a scacchi. Ci passavo ore e l’amavo molto, e poi grazie ad un torneo avevo vinto anche una piccola borsa di studio per il college. A backgammon, invece, ho iniziato praticamente a giocare da quando ce l’ho sul telefonino. Perchè allora lo preferisco rispetto a l’altro? Contro il programma degli scacchi non sono ancora riuscito a vincere una volta. Ogni giorno diventa più complicato e difficile e credo proprio che non lo batterò mai. A backgammon invece riesco a vincere il 40-45% delle volte, perchè c’è il lancio dei dadi e quindi una grossa componente di fortuna. Inoltre, se perdo a scacchi la colpa è sempre e solamente mia, nell’altro gioco invece posso sempre raccontare di essere stato sfortunato oppure che il software trucca le partite. Certo, potrei più semplicemente pensare che il computer abbia giocato meglio di me, ma in realtà preferisco convincermi del fatto che sto perdendo solo a causa della cattiva sorte.

Quello che voglio dire veramente è che non dovrei farmi prendere troppo da questo ultimo badrun, ma al contrario esserne in qualche modo felice. E’ infatti la varianza che crea l’illusione nelle altre persone di poter essere giocatori vincenti. Ed è grazie ad essa che ho fatto milioni di dollari in questi anni e che trovo ancora chi vuole giocarmi contro. Phil Hellmuth una volta ha affermato che se non fosse per la fortuna lui vincerebbe sempre.

Ecco, il punto sta proprio lì ed è quello che rende il poker un gioco così fantastico. Senza questa componente aleatoria forse adesso me ne starei rinchiuso in qualche oscuro laboratorio od ufficio a studiare per un dottorato di ricerca. La mia speranza, allora, è che prima che finisca questa giornata sarò riuscito davvero ad apprezzare questo downswing, consapevole di tutte le cose belle che mi ha portato finora.”

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