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A cena con Carlo Savinelli: alimentazione, sport e studio… “Alla ricerca dell’A-game!”

di Stefano Atzei

Barcellona – Se c’è qualcuno nella scena pokeristica italiana con cui non si sbaglia mai a fare quattro chiacchiere questi è senza dubbio Carlo Savinelli. Non tanto per quanto concerne il poker giocato, sebbene gli argomenti non manchino di certo, piuttosto per tutto ciò che orbita attorno alla vita di un professionista.

Per essere al top a certi livelli la tecnica conta fino a un certo punto…

A me è cambiata la vita da quando ho modificato l’alimentazione e ho cominciato a fare attività fisica con regolarità. Dormo bene, mi sento riposato e mi interesso di cose che prima nemmeno avrei preso in considerazione mentre in passato l’unico focus era sul gioco. Prima ad esempio andavo in trasferta e giocavo quello che volevo. Era tutto un po’ a caso, ma sentivo di fare così, ora invece mi piace programmare le cose. Secondo me quest’anno a Vegas farò molto bene proprio per questo motivo, ogni anno ho avuto l’ansia di voler vincere tanto cash game e contemporaneamente tirare una botta al torneo, ma appena qualcosa andava storto arrivava il tilt e stavo male. Più perdevo più giocavo: ora perdere o vincere non mi cambia proprio niente, gioco quello che voglio giocare.

Per Antonius, che abbiamo intervistato di recente, il poker è uno sport e come tale va affrontato…

D’accordo, altamente competitivo. Soprattutto ad alti livelli è importantissimo essere il più possibile all’interno del tuo A game: basta abbassare un attimo la concentrazione e passare semplicemente dal tuo A game a qualcosa in più del B game e questo può costare carissimo. Magari te ne rendi conto nel momento stesso in cui hai fatto la mossa. Ciò accade perché non hai il grado di concentrazione tale che ti permette di essere al top: per giocare sempre A game devi fare determinate scelte psicofisiche e di vita, non basta più essere preparati, studiare…Ci sono tante altre componenti, dalla gestione del roll alla forma fisica, che devono essere considerate. Io sono una persona fortunata, lo ammetto, faccio la vita che sognavo di fare e quella che in molti sognano di fare.

Il discorso sulla forma fisica e l’alimentazione nasce da una semplice pizza in compagnia a fine giornata, in quel di Barcellona, dove Carlo comincia a raccontare la sua ultima esperienza culinaria “Ora non scriverlo però che poi gli haters si fanno sentire…”  ci avvisa scherzosamente prima di cominciare il racconto. Noi, ovviamente non gli diamo retta…

Sono stato in uno dei migliori ristoranti al mondo, a Girona, un’oretta da qua (si tratta dell’ “El Celler de Can Roca” dei fratelli Roca, ndr). E’ successo tutto per caso, un amico americano che gioca high stakes e vive a Parigi è venuto in Catalogna solo per andare in quel posto.

All’ultimo momento un suo amico non è potuto venire, si è liberato un posto e sono riuscito ad andarci…Uno spettacolo! E’ stato il numero uno nel 2013 e 2015, ora è il terzo nella Fifty Best ma solo per questioni di pubbliche relazioni, perché in quanto a qualità non ha eguali, così come per il prezzo: 195€ (vino escluso) per un menù di 10/12 portate, buonissime e bellissime.

Punti di forza del ristorante?

I loro piatti, prevalentemente fermentati. E non mancano sicuramente le chicche…Ad esempio, all’inizio ti danno un mappamondo con dei piccoli assaggini, 6 con sei paesi diversi: gli ultimi due sono Giappone e Corea e se azzecchi la risposta si apre il mappamondo ed esce uno stuzzichino col caviale. Effetto ‘wow’ insomma…

Come giudichi la struttura del PP Millions?

A me la struttura del Millions piace tantissimo. Molto veloce all’inizio e quando ti giochi i soldi non scendi mai sotto i 30x. Il field invece me lo aspettavo più semplice: ne ho parlato con tanti è siamo tutti d’accordo che sia più duro del previsto.

Ora, non so se son stato io a runnare male coi redraw, ma guardandomi in giro non mi sembrava di avere degli sprovveduti al tavolo. Certo, si tratta di un 10K e il livello di base è alto, però a un Grand Final con re-entry ecc. pensavo di trovare qualcosa di meglio. L’EPT a confronto richiama sicuramente più fish.

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Quanto è importante per uno come te il rapporto coi social network? 

Mah, fino a un certo punto. Prima ne risentivo tanto se qualcuno muoveva qualche critica sul mio conto a mezzo social, ora invece sono invecchiato e cerco di non dargli più il peso di una volta…

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Ma un giocatore di poker non dovrebbe essere impermeabile, specialmente alle critiche infondate?

Un tedesco magari si, un italiano un po’ meno…Campano per giunta! Comunque, ho come l’impressione che gli hater siano aumentati. Mi è capitato di ricevere offese totalmente gratuite anche per cose carine che ho pubblicato. Poi, se uno vuole offendermi e lo fa sulla sua bacheca non mi interessa, ma se viene a scrivermi qualcosa sul mio wall senza nemmeno conoscermi… Sono queste le cose che mi fanno sbroccare!

Carlo Savinelli accanto a Steven Van Zadelhoff

Quando vedremo una pagina Facebook apposta “Carlo Savinelli Professional Poker Player”?

Quando ero sponsorizzato me l’avevano pure chiesto, ma non ce la faccio, la vedo una cosa troppo lontana da quello che sono. Non dico sia sbagliato averla, ma non sento l’esigenza di avere una pagina che promuove le mie attività. Sono una personal molto social in sé e mi limito a parlare di quel che mi va sul mio profilo personale, lasciando la possibilità a tutti di commentare.

intervista a cura di Stefano Atzei da Barcellona

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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