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Poker online: Danimarca rinvia legalizzazione

La Danimarca come l’Italia nel poker online? Non ancora, anche se la situazione del paese scandinavo ricalca per molti versi il percorso accidentato che il nostro Paese ha attraversato prima di varare la legalizzazione del poker su internet.

Gli operatori del settore erano pronti ad entrare nel’imminente nuovo mercato danese, la cui partenza sembra però che non avverrà prima dell’estate prossima. Le ragioni? Tasse troppo alte, una problematica che per noi italiani è una sorta di deja-vu

Infatti, dopo il previsto periodo di “stand still” presso la Commissione Europea, il disegno di legge del governo danese si è arenata sull’aspetto fiscale. La proposta di Copenhagen era infatti più o meno questa: una tassa fissa del 20% sul lordo delle vincite, e un costo annuo di ogni licenza variabile da 7.000€ a 200.000€, a seconda della grandezza di tale “lordo”.

Una ipotesi molto simile a quanto approvato a suo tempo in Italia, ma gli operatori storici del mercato scandinavo (Betsson e Ladbrokes su tutti) hanno puntato i piedi, lamentando non solo la tassazione eccessiva, ma anche il tentativo – all’interno del suddetto disegno di legge – di tenere alcuni prodotti sotto il monopolio di stato, che opera in Danimarca con il brand “Danske Spil“.

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Così, un mercato che era ormai annunciato in partenza il 1 gennaio 2011 subirà un ritardo almeno fino alla prossima estate. Sono in parte scenari già visti, comprese le dispute intorno alla liquidità internazionale. Per non allontanare gli operatori interessati all’acquisto di licenze, il governo danese ha concesso loro di mantenere i loro brand internazionali (quelle che in italia chiamiamo volgarmente “.com”, ndr): un mercato potenziale – quale quello danese – di appena qualche milione di utenti non poteva risultare attraente per nessuna poker room al mondo.

Così tutto è rimandato. “E cosa frega a noi italiani di questa storia?”, direte voi? Beh, a parte le similitudini e le situazioni già viste dalle nostre parti, nulla di diretto sicuramente. Però c’è sempre quel grande sogno che abbiamo tutti noi: quello di un mercato aperto almeno a livello europeo, con un regime fiscale unico che metta d’accordo tutti, e soprattutto con la possibilità di sfidare i players di altri paesi. “Perdere” o “vincere” non sono i verbi da coniugare qui, ma “confrontarsi” e “crescere“. Domani, forse.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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