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Phil Galfond spiega come diventare giocatori professionisti

Phil Galfond alle WSOP (courtesy of PokerNews.com)Phil Galfond, come tutti i giocatori di poker di grande successo, è visto dai giovani appassionati come un modello da seguire ed a cui chiedere consiglio: ecco come risponde lo statunitense a chi gli chiede se sia una buona idea quella di diventare dei giocatori professionisti.

IL POKER COME UN’ALTRA FELICITA’ – Anzitutto, Phil fa una premessa. Secondo lui, infatti, il gioco non va visto come un dovere contrapposto alla felicità, ma piuttosto come un tipo di felicità che convive assieme ad altre, e che quindi può essere talvolta sacrificata al pari di queste purché si raggiunga il fine ultimo, che è in fondo quello di star bene ed essere contenti di sé e della propria vita: “Prima massimizzare i miei guadagni sacrificando una parte della mia felicità mi sembrava la cosa giusta, per certi aspetti eroica. Solo recentemente ho capito che il poker contribuisce a costruire la mia felicità, non è in conflitto con questa“.

Galfond spiega infatti che il gioco lo rende libero, in grado di mantenere i propri rapporti interpersonali con gli altri come meglio crede e inoltre appaga la sua voglia di competitività, dandogli al tempo stesso una sicurezza ed un modo per pianificare la propria vita. Tuttavia, questo non significa che diventare un giocatore professionista sia un percorso ottimale per tutti, e soprattutto in cui gli ostacoli siano pochi e facilmente aggirabili.

ANCHE I RICCHI PIANGONO – “Giocare a poker come professione è un cambiamento drastico – ammonisce Galfond – lo stress quotidiano aumenta così come il tempo trascorso in solitudine, senza contare che anche se si ha un guadagno atteso positivo nel breve periodo questo non è affatto garantito”.

Phil individua poi un aspetto molto interessante: “Accumulare esperienza in una professione significa acquisire competenze, consolidare una posizione, guadagnare più denaro ed anche rendersi più appetibili sul mercato, mentre nel poker è diverso. Col tempo gli avversari si fanno più abili, mentre il nostro cervello non diventa né più grande né più veloce, ed a meno che non guadagniate davvero molto denaro non potrete sperare di vivere di rendita su quel che avete appreso in precedenza. Conosco un sacco di giocatori – conclude – che anni fa distruggevano i più alti livelli ed ora a fatica battono il NL200″.

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Pot Limit Omaharrr: a (not so) serious businessCOSA RENDE UN GIOCATORE DI SUCCESSOSecondo Galfond ad un giocatore davvero di successo non possono mancare autoconsapevolezza ed umiltà, indispensabili per monitorare costantemente i propri limiti e individuare i pregi negli altri, spunti a cui attingere per diventare migliori ogni giorno, con il tempo e l’esperienza come unici giudici per tirare le prime somme: “Solo dopo aver giocato un milione di mani e guardato i risultati potrete avere una base per un giudizio che abbia un qualche senso. Di certo, l’abilità nel poker non è una dote naturale innata, ma un’insieme di capacità. Non esiste nessuno, infatti, che sia fantastico a poker ma stupido in qualsiasi altra cosa”.

L’IMPORTANZA DEL BREVE TERMINE – In ogni caso, si tratta di una decisione che va ponderata con calma, non un salto nel buio ma una scelta maturata a seguito di un’esperienza continuativa, sempre domandandosi se questo tipo di prospettiva sia davvero la migliore per sé: “Pensare a breve termine è altrettanto importante che pensare a lungo termine – conclude – sacrificarsi in nome di un futuro non è detto sia sempre corretto, semplicemente perché non possiamo conoscerlo e molte cose cambiano, a cominciare da noi stessi e dalle nostre esigenze. L’importante è rendersi conto che non esistono scelte giuste o sbagliate, ma corrette in base alle informazioni che si hanno in un dato momento. Se lo tenete a mente, non vi sentirete frustrati nel caso andiate incontro al fallimento, e soprattutto non avrete paura di decidere ancora in futuro”.

Nessuna risposta vincente, insomma, ma piuttosto nuovi spunti su cui riflettere ancora.

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