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Harvard smonta le teorie contro il gioco online

Spesso, quando si parla di ludopatie e di dipendenze da gioco online, si sparano sentenze senza il conforto di dati. La facoltà di Medicina dell'Università di Harvard ha invece voluto approfondire l'argomento e sviluppare una ricerca che è durata la bellezza di due anni. 

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I ricercatori hanno messo sotto osservazione un campione importante di players del sito Bwin per 24 mesi ed alla fine sono arrivati alla conclusione che il 95% dei gamblers monitorati, sono giocatori occasionali, analizzando tutti i comparti dell’e-gaming: scommesse sportive, poker e casinò. 

Ma cosa significa giocatori occasionali per gli analisti di Harvard? Questi utenti giocano con moderazione, riuscendo a gestire con intelligenza i propri limiti. In poche parole, 95 players su 100, gioca per divertimento. Solo il 5% gioca con maggiore intensità rispetto alla media.

A dire il vero, al di là dei consueti annunci allarmistici e demagogici, il risultato di questa ricerca non sorprende, considerando l'entità della spesa nel gioco online italiano.  Meglio ricordarla: due utenti su tre, spendono meno di 50 euro (il 52% meno di 25 euro!) e solo il 15% gioca per 9 mesi l'anno, secondo i dati forniti dai Monopoli ed elaborati dal Politecnico di Milano che ha analizzato i trend del 2013.

Ma tornando agli States e allo studio della prestigiosa Harvard, si è riscontrato che il player medio gioca solo una volta ogni due settimane, perdendo circa il 5,5% del denaro scommesso. 

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Nel betting, su un campione di 40.000 scommettitori, secondo un'altra ricerca, il giocatore, in media, piazza 2,5 puntate ogni 4 giorni, scommettendo 5.50 dollari. 

Coordinata con Harward, l'Università di Amburgo si è dedicata al poker online ed ha monitorato e studiato il profilo di ben due milioni di poker players, per 6 mesi. Il giocatore medio ha grindato meno di 5 ore (4.88) durante quel periodo e la maggior parte ha pagato meno di un dollaro di rake all'ora. 

Questo non vuol dire che non vi siano casi isolati di giocatori compulsivi e fino a quando esisterà anche una sola persona con questa dipendenza sarà un problema che l'intera industria dell'e-gaming. Un problema sociale che deve essere contrastato con intelligenza e in modo mirato. 

Ma questi dati, sgonfiano e smontano gli allarmismi e le teorie che descrivono il gioco online come un mostro. Bisogna tenere presente che la media dei dati citati è influenzata da un 5% dei gamblers che gioca con maggiore intensità, nel caso contrario i valori medi sarebbero molto più bassi.  

Editor in chief
Iscritto all'ordine dei giornalisti da più di 25 anni, vivo a Malta dal 2012, laureato in giurisprudenza, specializzato nello studio dei sistemi regolatori e normativi del settore dei giochi nel Mondo e nella comunicazione responsabile nel mercato legale italiano alla luce del Decreto Balduzzi e del Decreto Dignità (convertiti in legge). Forte passione per lo sport e la geopolitica. Fin da bambino, sfogliando il mitico Guerin Sportivo, sognavo di fare il giornalista sportivo, sogno che ho realizzato prima di passare al settore del gaming online. Negli anni universitari, ho iniziato anche il lungo percorso da cronista in vari quotidiani e televisioni. Dai primi anni 2000 ho lavorato anche nel settore delle scommesse e nel 2010 sono entrato nella grande famiglia di Assopoker per assecondare la mia passione per il poker texas hold'em.
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