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Governo promette rivoluzione contro le slot machines. La situazione paradossale italiana…

Siamo di fronte ad una svolta nel gioco pubblico in Italia? Così promette il Governo per bocca del sottosegretario al Ministero dell’Economia, Pier Paolo Baretta. 

Il viceministro ha teso una mano alle Regioni e promesso una rivoluzione, in particolare per quanto concerne le slot presenti sul territorio. Ma prima di capire quali saranno le potenziali novità, è bene comprendere il contesto.

“ESPANSIONE FISCALE”

Il Governo italiano ha sempre intrapreso una politica nel settore del gaming finalizzata all’ “espansione fiscale” (così venne definita in una storica sentenza della Corte di Giustizia Europea), ovvero all’incremento delle entrate derivanti dal gambling.

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In poche parole, le ingenti revenues garantite dalle macchinette (slot e VLT) sono sempre state ritenute una risorsa strategia preziosa per chi – ogni anno – deve far tornare i conti.

In questo modo ci siamo ritrovati con slot machines in ogni angolo, dal bar sotto casa alle tabaccherie, edicole e addirittura ristoranti, oltre al dilagare delle sale giochi.

“CONTATTI” PERICOLOSI NEI BAR E RISTORANTI

Risultato? I soggetti più deboli e meritevoli di maggiori tutele (come minori e anziani) ogni giorno si trovano involontariamente a contatto con qualsiasi tipo di forma di gambling, senza alcun tipo di controllo o freno. Nel frattempo le forze politiche e l’opinione pubblica mettevano in atto una campagna mediatica contro poker e gioco online che rappresentano solo il 4% della spesa, con il solo scopo di gettare fumo negli occhi a chi si interrogava sulla deriva intrapresa dall’azione pubblica. Nel frattempo le macchinette hanno continuato a stampare soldi e la popolazione è stata spinta verso una spesa (per il 96%) verso il gambling puro, senza controllo.

PARADOSSO CASINO’

Si è creata una situazione a dir poco paradossale, considerando le politiche restrittive nei confronti dei casinò: solo 4 e tutti presenti nel nord Italia, favorendo così il proliferare di bische clandestine e club di poker non regolamentati (di fatto autorizzati dalle sentenze della Cassazione) nella Penisola.

In altri paesi, i casinò sono un volano importante per il turismo, non in Italia. Roma rimane una delle poche capitali europee a non aver una sala da gioco. Però nel bar sotto casa è possibile in pochi minuti veder evaporare centinaia di euro nelle macchinette. Un enorme business per lo stato.

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RIBELLIONE ENTI LOCALI

A questa politica fiscale senza scrupoli, gli enti locali si sono ribellati, mettendo bastoni tra le ruote al proliferare delle sale giochi, negando autorizzazioni e licenze comunali. E’ nato un vero e proprio conflitto di interessi e competenza tra Stato ed enti locali, regioni in primis che hanno adottato regolamenti in materia di gaming pur non avendo alcun tipo di competenza.

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Una situazione imbarazzante e per nulla facile da gestire. Considerando che ballano parecchi miliardi di euro ogni anno destinati alle casse dello Stato, il Governo Renzi ha voluto studiare un riordino del settore. Ma non sarà facile per l’opposizione ferrea soprattutto dei sindaci delle città che vogliono tutelare maggiormente i propri cittadini.

RIVOLUZIONE?

Il sottosegretario Baretta ha quindi fatto in questi giorni una proposta molto articolata, sul riordino del parco slot, proponendo anche una disciplina della pubblicità da discutere a livello europeo (un’iniziativa sulla carta intelligente). Una proposta che però ha riscontrato l’opposizione dei sindaci delle maggiori città, poco inclini ad ospitare gaming hall nei loro centri.

Il sottosegretario ha introdotto il suo disegno, facendo una doverosa premessa che in estrema sintesi suona così: è finito il tempo di guardare al settore solo in ottica fiscale, ma è giusto disciplinarlo contemplando anche altri interessi pubblici primari come la salute del cittadino e la tutela del consumatore.

Punto di vista giusto, ma è altrettanto importante agire con equilibrio (proibire in toto vuol dire solo favorire mercato nero e organizzazioni criminali).

ALL’ESTERO

La scorsa settimana la Corte di Giustizia Europea, nel caso Admiral contro i Monopoli Austriaci, ha ammonito in modo pesante gli Stati membri UE: non sono ritenute valide le restrizioni al mercato del gambing e alla libera concorrenza, nel caso in cui l’unico reale scopo sia quello di aumentare il gettito fiscale. Uomo avvisato mezzo salvato, mai come in questo momento i mercati regolamentati interni sono a rischio. Le limitazioni devono essere giustificate con reali misure volte a tutelare i consumatori.

In Russia ed Ucraina hanno proibito le slot negli esercizi pubblici e chiuso i casinò nelle aree urbane, in Francia e Spagna le macchinette sono installate solo in grosse Gaming Hall presenti in zone turistiche.

Forse sarebbe il caso di regolamentare il gambling in Italia una volta per tutte, con maggiore equilibrio, autorizzando l’apertura di nuovi casinò, con controlli rigidissimi in materia di anti-riciclaggio e limitando l’ ingresso a persone che meritano una maggiore tutela, come avviene nei principali paesi civili occidentali. Il Governo è apparso possibilista per quanto concerne questa prospettiva.

Nel prossimo articolo su Speciale Gioco Pubblico vi spiegheremo nel dettaglo quali saranno le misure e le nuove proposte

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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