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Gordon Vayo: “Da ragazzino fui stakato da Cliff Josephy, ora siamo entrambi November Nine”

Gordon Vayo e Cliff Josephy saranno acerrimi rivali al tavolo finale del Main Event WSOP, visto che sono entrambi deep stack (3° e 1°) e hanno esperienza e qualità da vendere. In altre parole, sono tra i favoriti per la vittoria del braccialetto più importante. Ciononostante, lontano dal tavolo non sono semplicemente amici, perché in passato sono stati anche soci. Non parliamo di un’attività imprenditoriale ma del poker: Vayo ha rivelato di essere stato stakato da Josephy.

Lo ha fatto in un’intervista per PocketFives nella quale ha fatto anche molte altre ammissioni. La prima è molto grave: Gordon ha dichiarato di aver giocato per diversi anni da minorenne. Il gioco minorile è una vera e propria piaga, che deve essere condannata sempre e comunque, senza distinzioni. Ciò che il november niner ha fatto è gravissimo e va contro la legge. Lui stesso ne è consapevole, ma non potendo tornare indietro non può fare altro che accettare questa circostanza.

“Quando avevo 15 anni un mio amico stava iniziando a prendere seriamente il poker. All’inizio credevo fosse tutto rigged, poi l’ho visto giocare e ho compreso che non era così”, ricorda oggi, all’apice della sua carriera. Dopo aver provato i primi tornei utilizzando una falsa identità, Vayo si rese conto di avere un talento naturale per il poker. A parziale giustificazione del fatto che giocasse da minorenne, dichiara: “Per me i soldi non contavano nulla. All’epoca non prelevavo mai. Per me era una questione di salire di livello il più possibile. Ero molto attivo sui forum, le classifiche e il rispetto degli altri giocatori erano la mia motivazione”.

Gordon Vayo
Gordon Vayo

Anche se non è una giustificazione per la gravità di ciò che ha commesso, Gordon Vayo vedeva il poker quasi come un videogioco e non come un’attività di gioco d’azzardo. “Cercavo di tenere tutto nascosto alla mia famiglia“, ricorda oggi, più di dieci anni dopo. “Ma quando ho iniziato ad avere un reale successo, è diventato impossibile nasconderlo. A quel punto ho smesso di celarmi”.

I genitori non era d’accordo con la sua idea di diventare un giocatore professionista di poker, così Vayo, prima ancora di finire il liceo, utilizzò le vincite ottenute ai tavoli online per affittarsi un appartamento e comprarsi una macchina. “Non c’era verso che non ce la facessi”, sostiene tornando indietro con la mente. “Ero troppo motivato e non fu difficile trovare un posto dover poter giocare tranquillamente. Nulla era troppo difficile”.

Quando affrontò il primo vero downswing della sua carriera, il giovanissimo professionista si ritrovò a perdere gran parte del bankroll. Dimostrando un grande auto-controllo, seguì il consiglio di un amico di chiedere uno staking per poter continuare a giocare senza troppi rischi. Inviò una serie di email in giro per sapere se qualche noto finanziatore fosse interessato e il primo a rispondergli fu proprio Cliff Josephy.

Da snistra: Wong, Benger, Ruzicka, Pons, Nguyen, Josephy, Ruane, Vayo e Hallaert
I November Nine 2016. Da sinistra: Wong, Benger, Ruzicka, Pons, Nguyen, Josephy, Ruane, Vayo e Hallaert

“JohnnyBax” era noto per essere uno dei massimi staker del poker online e fu immediatamente colpito dalla storia di quel ragazzino dell’Illinois, così giovane eppure già così professionale e vincente. Bastò un breve scambio di email per chiudere l’accordo.

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“Gli ho inviato una mia hand history, lui ha accettato subito. Quando ho saputo che voleva finanziarmi ero al settimo cielo“, spiega Vayo. “Cliff era un idolo per me. L’accordo tra noi due ha significato molto per me e ha aumentato fortemente la sicurezza nei miei mezzi”.

Il rapporto di staking ha fatto guadagnare sia Gordon Vayo che Cliff Josephy. Incredibilmente, più di 10 anni dopo, sono entrambi finalisti al Main Event WSOP.

“Non credo che ci saranno grosse implicazioni di natura emotiva”, chiarisce subito il 27enne quando gli viene chiesto se riuscirà a giocare al massimo contro il suo ex staker. “Cliff e io siamo sempre stati amichevoli. Quando mi stakava ci scrivevamo spesso in chat anche di cose personali. Non c’è una relazione del tipo “l’allievo e il maestro” tra noi due. Non parliamo mai di strategia, in realtà. Lui per me è stato come un papà nel mondo del poker“.

Tra cinque giorni i due amici ed ex soci si incontreranno al tavolo finale più importante dell’anno. Un heads-up con in palio 8 milioni di dollari sarebbe l’epilogo perfetto per una di quelle storie che solo il poker sa regalare.

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