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Valore Disatteso: #19 – Malta

Per le stradine di Malta c’è gente. C’è sempre gente, che sia un pacchiano venerdì di San Valentino che tinge di rosa i neon delle insegne, i palloncini e gli shots (12 per 9 euro, una roba da denuncia) o un pigro martedì di metà Febbraio in cui la notte si allunga e l’alba ti scopre per strada a bere sambuca da una bottiglia avvolta in una busta di carta, come nei film americani.

In mezzo c’è tutto il resto, tutta la gente, tutto il poker, tutti gli shots (molti dei quali offerti gentilmente da un noto reg in vena di festeggiare un triplete) e la clamorosa assenza di qualsiasi interesse da parte mia per tutto ciò che di vagamente culturale Malta avrebbe da offrire. Vado a Malta per una toccata e fuga, un saluto veloce a Franz di qualche giorno (perché si deve sempre salutare Franz), seguendo per un po’ la corrente di tutti quei professionisti italiani insoddisfatti che vagano tra l’Inghilterra, la Slovenia e, appunto, l’arcipelago templare alla ricerca del favoloso mondo del .com, e regredisco a diciottenne in viaggio di maturità senza neanche accorgermene.

A me del .com a Malta non me ne frega molto, detto per inciso, e in effetti neanche del poker tout court (sebbene alla fine qualche ora cash con dei deliziosi israeliani vacanzieri non me la nego), fondamentalmente passo quattro giorni a rilassarmi come un colletto bianco in vacanza ad Agosto e va bene così.

La permanenza maltese però mi fa tornare alla mente due cose, alla spiegazione delle quali dedicherò questo post: 1) è troppo tempo che non scrivo sul blog; 2) è troppo tempo che non viaggio.

La prima richiede la spiegazione più difficile. E le mie scuse, per cominciare. È davvero tanto che non scrivo qui, dal mio ultimo viaggio (appunto), e mi dispiace. Potrei stare qua ad addurre motivazioni di cui a nessuno frega nulla, ma non ne vedo granché motivo. Quello che invece ha senso che faccia è dire che, in effetti, in questi mesi non ho smesso di scrivere, anzi, tutt’altro. È quindi con una notevole quantità di paura (e un filo di imbarazzo, che sinceramente non capisco da dove venga) che rendo pubblico il fatto che sto scrivendo un libro, cioè un romanzo, o qualcosa di simile. Ci sto provando almeno.

Non ho tempi precisi in mente, non ho idea di quando lo finirò (a occhio sono a buon punto, ma poi magari cancello tre quarti di quello che ho scritto e allora…) e soprattutto non ho la più pallida idea di cosa farci quando sarà finito. Però dire apertamente che lo sto scrivendo mi piace, lo rende concreto, reale. Insomma, mi committa, per dirla nel nostro linguaggio. Quindi ecco, sono book committed, vediamo come va. Detto questo sul blog riprenderò a scrivere, perchè mi è sempre piaciuto farlo e perché, cosa veramente incredibile per quanto mi riguarda, diverse persone mi hanno chiesto perché avessi smesso, cosa che mi ha stupito ai limiti della commozione. 

La seconda questione è semplice. C’era proprio una sensazione, nel respirare l’aria sbagliata, quella che non è quella che per logica, nascita, natura dovresti respirare, semplicemente elettrizzante. Ero a Malta, un’ora e un quarto di volo da Roma, dietro l’angolo insomma, eppure bastava a farmi sentire in viaggio, bastava a restituirmi il senso di star lontano da casa. In più ero al caldo, 20 deliziosi gradi a Febbraio che esaltavano il mio corpo storicamente intollerante anche solo al freddo tutto sommato modesto dell’inverno romano. Io lo odio il freddo.

Ogni anno mi ripeto che dovrei svernare al sud, come le poiane, ma poi tra una cosa e l’altra non lo faccio. Ma sto divagando, il punto è che a Malta, come ho detto, ho recuperato il piacere di stare altrove. Perciò, una volta tornato a casa, mi sono messo a progettare nuove trasferte per i prossimi mesi. Dico trasferte e non propriamente viaggi perché si tratta di posti dove sono già stato e dove andrò, prevalentemente, per giocare a poker. Già perché a Malta, al tavolo con sette-otto israeliani a cui qualcuno doveva aver spiegato molto sommariamente le regole del gioco, mi sono ricordato anche quanto sia divertente giocare a poker dal vivo. Soprattutto in viaggio.

Perciò ecco, credo che i prossimi post del blog parleranno di questo, di poker-nei-casinò, giocato, chiacchierato, bevuto. Che è un po’ come era nato questo blog, sotto il sole del Nevada. Che infatti, hai visto mai…

[Dario] è uno scrittore, professional poker player e coach di Pokermagia

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