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Phil Hellmuth e la sua depressione post WSOP

Dopo sei mesi di silenzio, Phil Hellmuth torna a parlare dalle pagine del suo blog, e lo fa per mettere a parte i suoi fans di un periodo non particolarmente brillante a livello emotivo. ‘Dalla fine delle WSOP sto bevendo più del solito – scrive the poker brat – non tanto da star male, ma questa mia necessità di voler bere ogni sera mi infastidisce’. La ragione principale del malumore di Hellmuth è presto detta: le WSOP che egli giudica di aver disputato sottotono rispetto agli anni passati.

Nonostante sei piazzamenti ITM, Hellmuth non è infatti stato capace di disputare neanche un tavolo finale, obiettivo che invece era riuscito a raggiungere negli ultimi undici anni. Inoltre, le maiuscole prestazioni di molti giocatori, Phil Ivey e Jeff Lisandro su tutte, non hanno giovato allo stato d’animo di un giocatore che certo non ha mai fatto mistero di un ego particolarmente pronunciato. Prosegue infatti Phil: ‘So che i maggiori record che riguardano le WSOP sono ancora miei, dato che ho vinto 11 braccialetti, ho disputato 41 tavoli finali e mi sono piazzato 75 volte a premio, ma tutto questo riguarda il passato’. Tuttavia, c’è spazio anche per una considerazione pragmatica: ‘Mi sono reso conto che a volte semplicemente non riesci ad esprimere il tuo miglior gioco, vuoi per la fortuna che non ti sorride o per alcune giocate semplicemente brutte’.

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Le cose nella vita di Hellmuth in realtà stanno andando più che bene: elenca infatti tutti gli eventi mondani a cui sta partecipando, le interviste, le conoscenze di personaggi famosi e i privilegi che gli sono riconosciuti come celebrità, ma riconosce che tutto questo non gli basta. ‘Hai l’intera torta per te – ha sentenziato sua moglie – ma quello che vuoi davvero è della carne’. Che, tradotto, significa che uno come Phil Hellmuth si sentirà davvero soddisfatto soltanto quando potrà mettere nuovamente le mani su un titolo WSOP o WPT. Non sappiamo quando riuscirà ad imporsi di nuovo, ma nessuno dubita che prima o poi ci riuscirà: di certo, non è la stima di sé quel che gli manca…

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