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Phil Ivey accusa: ‘è stato lo staff del casinò Borgata a barare’

Staff sbadato o in malafede?

Il processo di appello fra Phil Ivey e il Casinò Borgata vede un altro colpo di scena. Solo pochi giorni fa vi abbiamo raccontato della possibilità dello sblocco della vincita di Ivey alle WSOP, dopo il congelamento del denaro ottenuto dai legali del casinò. Non solo, ma il giudice della Corte di Appello Marjorie Rendell aveva espresso il suo malumore nei confronti degli avvocati del casinò, per il loro operato. A questo si era aggiunto un malcontento del giudice stesso per il mancato parare del “Division of Game Enforcement“, ovvero un’agenzia di controllo dei casinò del New Jersey.

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Infine il giudice aveva espresso parole “dolci” nei confronti di Ivey. Insomma il nuovo processo sembra essere iniziato sotto una nuova luce per Phil Ivey e nell’ultima udienza il suo avvocato ha tirato in ballo lo staff del casinò Borgata, vale a dire i croupier che erano al tavolo della discordia. Come riporta il sito “Flushdraw”, il legale di Ivey ha affermato: “I croupier che si sono alternati ai tavoli del Baccarat hanno esaudito ogni richiesta del mio assistito, in merito al giro e alla disposizione delle carte sul tavolo. Per tanto ritengo che furono loro i responsabili della vittoria milionaria di Ivey e che ogni alterazione della probabilità è solo causa dei croupier stessi”

Viene lecito chiedersi a questo punto, se sia stato un errore involontario quello dei croupier, oppure nel tentativo di far perdere Ivey ottennero il risultato opposto. Situazione davvero poco chiara. Anche per questo motivo il giudice Marjorie Rendell ha chiesto di sentire i croupier che quella notte si alternarono al tavolo. Sarebbe la prima volta di una loro testimonianza diretta al processo. L’avvocato di Phil Ivey, ha poi supportato quanto detto, appellandosi alla sentenza di un vecchio caso, molto simile a quello fra il 10 volte campione WSOP e il Borgata:

Come riconosciuto nella sentenza del caso Doug Grant , dove vengono seguite le regole del gioco, la normale possibilità e casualità del gioco non possono essere manipolate”. L’avvocato Louis M. Barbone quindi, sostiene che Ivey ha seguito le regole del gioco e per tanto non ha prodotto alcun caso di “baro” al tavolo del Baccarat.

La contromossa del Casinò Borgata

Sempre nella stessa udienza del processo di appello fra Phil Ivey e il Casinò Borgata, i legali della casa da gioco del New Jersey hanno citato un altro caso, dove i giocatori sono stati condannati a pagare.  L’avvocato Jonathan Massey ha portato come esempio la causa fra il casinò Houck e un gruppo di giocatori che nel 2014 sbancarono al Blackjack grazie a delle carte segnate. In quel processo fu il casinò a vincere la causa, grazie anche all’intervento del giudice che citò il comma 2 dell’articolo 115 del Gambling Statute.

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Phil Ivey

 

Lo stesso comma a cui si appella a sua volta l’avvocato del Borgata e che ha riportato testualmente nell’ultima udienza. Secondo il comma stesso si parla di barare quando:

Si è consapevoli nel trattare, condurre, portare avanti, operare o esporre per giocare  a giochi con carte, dadi o qualsiasi dispositivo meccanico, o qualsiasi combinazione di giochi o dispositivi, che sono stati in qualche modo contrassegnati o manomessi, o posto in una condizione, o gestito in un modo, il cui risultato tende a ingannare il pubblico, o tende a modificare la normale selezione casuale di caratteristiche, o la normale possibilità del gioco che potrebbe determinare o alterare il risultato del gioco“.

In attesa di una nuova udienza, nel processo Phil Ivey vs Borgata, il giudice Marjorie Rendell aggiunge anche queste dichiarazioni all’infinita battaglia fra le due parti.

Nel mondo del giornalismo sportivo da quando avevo 16 anni, ho all'attivo quasi 800 radiocronache di eventi sportivi e quasi 10 mila articoli sportivi. Da 15 anni nel mondo del poker, del betting e del gaming. Cavallo di battaglia: "Amici Miei".
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