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Calcolate sempre equity e relativa EV. La differenza vi salverà nel lungo periodo

I lettori di Assopoker, soprattutto coloro che aprono i nostri articoli di strategia, sanno benissimo che esistono dei periodi piuttosto bui durante la loro carriera di pokeristi. Il calcolo di equity ed EV potrebbe essere la nostra salvezza.

Periodi NO

Quando attraversiamo un periodo no, sembra che non ci sia una sola cosa che stia andando a posto, non ci riesce la minima mossa corretta e non c’è modo, almeno dentro la nostra testa, di venirne a capo. 

Foldano quando stiamo value-bettando veri, chiamano quando abbiamo architettato il nostro bluff perfetto, mentre, dall’altro lato, succede esattamente il contrario, passiamo ai loro bluff e mettiamo quando sono buoni. 

Per non parlare dei progetti, dei set, delle scale che non riusciamo mai a chiudere. 

Equity

Tutto questo disastroso scenario non avrebbe ragione di esistere se pensassimo esclusivamente alla varianza, valore matematico-statistico di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi. 

Il vero problema è che quando i nostri periodi sono tutt’altro che positivi, ci mettiamo anche del nostro, fuorviati, come siamo, dalle continue sessioni negative a cui siamo soggetti.

Uno dei modi per provare a fermare tale emorragia, è quello di negare ai nostri avversari l’opportunità di realizzare la loro equity, per realizzare il nostro massimo profitto quando siamo noi a doverne approfittare.

Con la matematica.

Esempio 

Quando sul board devono ancora scendere delle carte comuni, la nostra equity è, in modo molto grossolano, la nostra  probabilità di vincere allo showdown. 

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Va da sè che quando siamo alle prese con una sola carta a scendere, il river, essa è semplicemente il numero di outs che ci servono per vincere il colpo, diviso il numero delle carte che non conosciamo. 

Supponiamo di avere una coppia di Assi a a e giochiamo contro un avversario che ha k q , su un board j 6 2 5 .

Tutti i picche daranno il colore al nostro avversario, per un totale di 9 outs. Sono 44 le carte sconosciute, per cui il rapporto che ci interessa è 9/44=20,5%. Per una semplice legge di buon senso, oltre che matematica, quelli che non sono gli out del nostro avversario, saranno i nostri, 35. 35/44=79,5%.

La somma degli outs, quelli nostri e quelli di villain, farà sempre 100%, di qui non si scappa. 

Nel caso in cui il calcolo venga invece fatto al flop, quindi con due carte a scendere, le 45 carte sconosciute possono formare 990 combinazioni tra turn e river. 

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Il calcolo è un po’ più complicato, anche perché dobbiamo tenere conto delle combo runner runner che faranno felice il nostro avversario.

In questo caso ci vengono in soccorso le app di poker per capire che le probabilità del nostro avversario di vincere il pot fanno un totale di 37,8%, comprese quelle in cui turn e river gli faranno chiudere doppia coppia, trips o backdoor di scala, oltre al già citato colore. 

Se avete arricciato il naso quando abbiamo parlato di totale percentuale a base 100, sappiate che esso vi servirà adesso per calcolare con velocità la vostra, di equity, 100-37,8=62,2%. 

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Valore atteso

L’expected value (EV), è quel calcolo teorico dell’importo medio che vinceremmo, nel caso in cui uno scenario “X” venisse ripetuto così tante volte da ottenere un risultato statisticamente valido. 

In poche parole l’EV non è altro che la conversione dell’equity in denaro, in profitto. O, in caso di scelta sbagliata, in perdita, o a valore atteso negativo.

Tenendo a mente l’esempio di cui sopra, supponiamo che ci siano $100 nel pot e abbiamo ottime ragioni per mettere il nostro avversario su un progetto a colore, talmente sicuri che se scenderà una picche sul river non metteremo altri soldi. 

Dall’altra parte il nostro avversario è certo del fatto che abbiamo una coppia di assi in mano e anche lui, quindi, non metterà altri soldi nel pot nel caso in cui non scenda picche. 

La nostra EV sarà quindi di $79,50, che equivale alla percentuale del 79,5% di cui abbiamo parlato in precedenza, adesso calcolata in presenza di un piatto di 100 dollari. 

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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