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Intervista di Ernesto

Perde alle scommesse a Napoli: la storia di Ernesto e l’esigenza dell’auto-esclusione nelle agenzie


Ha lasciato il segno nell’opinione pubblica ieri sera – martedì 14 marzo – su Italia 1, la storia di Ernesto 37enne di Napoli raccontata da Luigi Pelazza delle Iene. Una vicenda drammatica.

La trasmissione d’inchiesta ha evidenziato quando il gioco d’azzardo da semplice divertimento/intrattenimento si trasforma in una dipendenza molto pericolosa. Questo non vuol dire fare di tutta un’erba un fascio, ma esistono purtroppo dei casi estremi che meritano una riflessione da parte di tutti e soprattutto suggeriscono lo sviluppo di maggiori tutele più efficaci di quelle demagogiche attuali.

Per onor di cronaca abbiamo raccolto anche pareri di persone molto scettiche che non hanno creduto neanche al 10% alla versione raccontata nell’intervista.

Nel servizio mandato in onda su Italia 1, a mio avviso, sono due gli aspetti da cogliere: il primo è la problematica del gioco minorile e di come bimbi/ragazzi non dovrebbero mai entrare a contatto con la sfera dell’azzardo (non possono averne una corretta percezione) neanche per motivi superficiali.

L’importanza dell’auto-esclusione nel gioco terrestre (e non solo nell’online)

La seconda considerazione da farsi è l’esigenza di promuovere in Italia (ma da questo punto di vista l’opinione pubblica è del tutto silente, tranne qualche isolato servizio televisivo) un sistema di auto-esclusione dei giocatori nella rete terrestre (agenzie di scommesse, tabacchini, ricevitorie, sale slot, casinò etc) come accade per l’online da anni. Da questo punto di vista lo Stato è complice.

Vi segnalo la nostra guida per effettuare l’auto-esclusione con i concessionari online, quando un giocatore è in un momento di difficoltà e di forti tentazioni. Un modo per evitare i casi come quello che vi stiamo per raccontare.

I giocatori si auto-escludono dall’online perché si sentono deboli di fronte alle tentazioni, ma poi vanno a scommettere nel negozio o nel bar sotto casa. Una contraddizione che non tutela le persone ma neanche gli imprenditori dell’azzardo.

Avevamo denunciato diversi anni fa l’esigenza di introdurre lo strumento dell’autoesclusione anche nel gioco terrestre.

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In Italia, in questo modo, il sistema non è tutelante perché non prevede un auto-ban per tutti i giochi.

L’auto-esclusione a tutela anche dei titolari delle agenzie, le ultime decisioni dei giudici

Questo sistema potrebbe essere mal visto da chi gestisce sale e ha investito nel gioco d’azzardo. Ma non è affatto così. Semmai è una forma di tutela anche per loro. I giocatori che hanno una dipendenza diventano un problema – dal punto di vista più cinico – anche per bookmakers e agenzie. Oramai la giurisprudenza ha intrapreso, anche in Italia, un percorso chiaro e netto a favore della tutela di chi ha problemi di ludopatia, non riconoscendo cambiali e assegni post-datati a garanzia di debiti di gioco. La sentenza della Corte d’Appello di Genova ha fatto scuola. Online invece se un bookmaker fa giocare un player auto-escluso va incontro a multe salatissime, oltre al non riconoscimento del debito.

Vi ricordo che per quasi tutti gli ordinamenti giuridici occidentali, i crediti contratti dal gioco d’azzardo, non meritano la tutela del sistema giudiziario, salvo alcune tutele minime (come la ripetizione del debito).

Il sistema dell’auto-esclusione è a tutela non solo dei giocatori ma anche dei bookmakers e delle agenzie. I giudici non riconoscono i debiti derivanti da players problematici

Ernesto: “ho perso quasi un milione di euro e sono finito in carcere”

Il protagonista della triste vicenda documentata dalle Iene è Ernesto: “Quanto ho giocato nella mia vita? Non direi una bugia se affermassi 700/800mila euro, forse un milione di euro” .

L’uomo pone in evidenza subito la problematica del gioco minorile e dell’educazione che si riceve: “Ho iniziato a scommettere quando avevo solo 5/6 anni. La mia famiglia lavorava negli ippodromi e c’erano persone anziane che volevano scommettere e usavano la mia velocità per giocare ai cavalli. In genere nell’ippica si gioca un minuto prima della partenza. Mi davano qualcosa se vincevo. Io invece di comprarmi un gelato o di conservare le mille lire, le scommettevo. Ragionavo da bimbo: “se quello ha vinto, posso vincere anche io. Forse sarà facile, ci provo pure io”.

“Quando arrivavano le 2 del pomeriggio e iniziavano le corse dei cavalli mi sentivo come un vampiro” ha dichiarato di fronte ai microfoni di Italia 1. Scommesse fatte nelle sale terrestri.

Dieci anni trascorsi dietro le sbarre

Ernesto, 37 anni, ne ha passati una decina in carcere. Si tratta di condanne pesanti per reati molto gravi, non può essere diversamente. Lui li giustifica dando la colpa all’azzardo. Su questo aspetto non si possono avere certezze ma il suo racconto comunque merita delle riflessioni, al netto, ripeto della scontata demagogia e dei luoghi comuni:

Il suo chiodo fisso era “come fare soldi per giocare? Io ero offuscato da quella cosa, ho sempre bisogno di soldi. In un giorno è capitato pure di perdere 7.000 euro”.

L’uomo ha ammesso di aver commesso reati molto gravi (come ad esempio rapine) pur di avere un budget per scommettere. Nel 2011, quando è finito in carcere, la moglie Raffaella è rimasta senza soldi per vivere. “Abbiamo passato uno dei momenti più difficili. Solo la bambina poteva mangiare. Io ho perso la dignità, mi sono giocato la crescita di mia figlia che aveva solo 4 anni”.

Istinti ludopatici fuori controllo anche in carcere

La moglie racconta di dover recarsi nell’istituto detentivo a mezzanotte per essere autorizzata ai colloqui alle 10.30 del mattino successivo, quando il marito, in quel momento, le dettava le partite da giocare. Le chiedeva: “ti segni un attimo questa schedina?”.

“Mi segnalava le squadre che gli dovevo giocare quando ci vedevano appena un’ora alla settimana”.

Ernesto è uscito da questo tunnel? “voglio dire stop al gioco, l’anno scorso ho avuto una brutta ricaduta. Ho perso quasi 40.000 euro in un mese. I soldi me li sono fatti prestare in giro. Poi ho parlato con un ragazzo per un prestito no profit. L’ho convinto perché mi dovevo togliere tutte le persone che avevo dietro. Adesso devo restituirli”.

“La difficoltà più grossa per un ludopatico è ammettere di essere malato. Mio fratello ad esempio ha 27 anni e gioca tutto: Lotto, 10Lotto, Gratta e Vinci. E la gente che ti sta vicino vede solo un lato della medaglia. Tu vedi persone entrare nelle agenzie e urlare: ‘mi giochi 2mila euro sul Napoli?’. La gente quasi lo osanna ma non si domanda chissà come è riuscito a ottenere questi soldi. Magari ha fatto un debito o mandato allo sfascio il matrimonio”.

“Per un ludopatico la difficoltà più grossa è ammettere di essere malato”

ernesto alle iene su italia 1

Le Iene denunciano: “sistema di auto-esclusione assente nel gioco terrestre”

Ernesto ora ha una bancarella al San Paolo e vende gadgets del Napoli quando gioca in casa. Nel servizio il giornalista Luigi Pelazza vuole aiutare Ernesto a non cadere più in questa dipendenza e fa consegnare alla moglie il bancomat e le carte di credito.

In più il giornalista impone all’uomo di consentire alla moglie di seguire la posizione del suo telefono. La denuncia di Pelazza sui leaks del gioco terrestre nel tutelare i giocatori problematici: “l’ Agenzia delle Dogane dei Monopoli (ADM) che controlla e gestisce il gioco d’azzardo, dà la possibilità – compilando un modulo – di autoescludersi dalle scommesse online, vale a dire che lo scommettitore problematico non puoi più giocare, ma fa ridere che nessuno abbia pensato a chi tutti i giorni va a giocare in una sala sotto casa come faceva Ernesto”.

“Fa ridere che l’auto-esclusione sia solo per l’online e non per le sale sotto casa”

luigi pelazza – le iene


Le Iene così fanno il giro delle agenzie di scommesse di Napoli che hanno sempre accettato le puntate di Ernesto.

A dire il vero, un gestore si è rifiutato in passato di accettare le bet dell’uomo: “avevo capito che aveva dei problemi e non ho più voluto accettare i suoi soldi. Me ne sono accorto quando vinceva e non li ritirava e voleva ‘reinvestirli” in altre scommesse. Da quel momento ho capito la gravità della sua situazione”.

I vari gestori delle agenzie hanno promesso, davanti alle telecamere, di non voler più accettare gioco da Ernesto. Questo servizio dimostra quanto sia importante l’auto-esclusione per i giocatori problematici anche nelle sale scommesse, slot, bingo. L’introduzione del codice fiscale potrebbe essere un primo passo per tutelare i gamblers problematici. Pazzesco che nel 2023 ancora non se ne parli.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.