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Gerard Piqué

Spy story in salsa catalana: Piqué pedinato per colpa del poker

Che a Gerard Piqué piaccia il poker è cosa risaputa, ma che per questo motivo il Barcellona lo abbia fatto pedinare dall’agenzia investigativa Método 3 probabilmente, anzi, sicuramente lo sapevano in ben pochi. Eppure è così, stando a quanto riporta eldiario.es, che pubblica persino i documenti sequestrati dalla polizia direttamente all’agenzia.

Il fatto risale agli ultimi anni del presidente Joan Laporta, nel triennio 2008/2009/2010. L’ex numero uno dei catalani si sentiva evidentemente accerchiato, se è vero come è vero che abbia dato mandato alla Método 3 non solo di capire come, quando e perché il suo difensore avesse iniziato a giocare a Texas Hold’em, ma anche di spiare ex dirigenti a lui avversi, ma anche giornalisti critici e persino personalità politiche.

Una serie di indagini private che sarebbero pesate sul bilancio del Barcellona per circa mezzo milione di euro. Una vera e propria ossessione quella di Laporta, che voleva assolutamente sapere tutto su tutti. Una specie di Grande Fratello alla catalana, se vogliamo.

Oltre al calciatore del Barcellona, Laporta avrebbe fatto pedinare persino il padre di Ricky Rubio, noto giocatore di basket acquistato dal Barcellona nel 2009 e oggi stella dei Minnesota Timberwolves in NBA.

Tornando a Piqué e al suo amore per il poker, l’agenzia investigativa ha messo sul tavolo di Laporta – come hanno scoperto i giudici – parecchie relazioni, con costi che vanno dagli € 8.000 ai € 35.000 l’una. Una serie di report dettagliati che mettono in luce la passione di Piqué anche per altre forme di gambling, come quella volta che, dopo una partita col Manchester City, il difensore andò in un casinò “senza che né la stampa né l’allenatore se ne accorgessero”. Ai tempi, il tecnico era ancora Pep Guardiola.

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Sempre stando alle indagini della Método 3, il poker avrebbe fatto breccia anche in altri cuori nello spogliatoio blaugrana. Pare infatti che molti giocatori si trovassero all’Hotel Arts per giocare insieme lontano da occhi indiscreti.

Non è la prima volta che una società mette un investigatore privato alle calcagna di uno o più giocatori. Lo aveva fatto anche l’Inter con Bobo Vieri, una vicenda che si è trascinata per anni in tribunale e che ha visto l’ex bomber della Nazionale uscirne vincitore.

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