Brian Townsend è riuscito nel suo intento, completando qualche giorno fa una impressionante prova di corsa e resistenza nel deserto, la Sahara Race: una settimana per coprire 250 chilometri nel deserto egiziano con temperature oltre i 45 gradi.
Lo statunitense alle spalle non aveva neppure una maratona completata, eppure da qualche mese si stava allenando in modo estremamente scrupoloso per prepararsi a questo evento, che è riuscito a concludere al 78esimo posto su 146 iscritti: di questi, solo 116 sono giunti fino al traguardo.
Si trattava infatti di una sfida non soltanto fisica, come lo stesso Townsend si è accorto soltanto una volta con le scarpette ai piedi: "Nonostante questa corsa abbia rappresentato la cosa più dura che abbia mai fatto fisicamente, non avevo mai pensato che sarei stato messo tanto alla prova da un punto di vista mentale".
Brian racconta infatti che le ultime 36 ore sono state per lui le peggiori, tanto che arrivare fino in fondo ha assunto un significato che non era stato capace di immaginare prima: "I giorni migliori sono stati quelli più duri, capaci di arricchire questa esperienza. Dieci giorni fa, se avessi saputo di un risultato simile, avrei considerato questa corsa un fallimento, mentre adesso riesco solo a sentirmi orgoglioso".
Se tutti i giocatori professionisti indicano nella possibilità di poter disporre del proprio tempo come il maggior punto di forza del poker, non succede certo spesso che decidano di investirlo in qualcosa di tanto estremo e provante, ma a quanto pare Townsend non sembra affatto essersene pentito: chissà se adesso si sentirà libero di tornare a giocare su Full Tilt Poker, o se non consideri ormai quello un capitolo chiuso.