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"Quella volta che andai allin senza avere le carte..."

Parlavamo giusto l'altro ieri di Marco Della Tommasina e della sua strana vittoria ottenuta al Venetian di Las Vegas "arrivando secondo". Ma come già anticipato, il giocatore ligure è una miniera inesauribile di aneddoti e fatti vari, visti - ma molto più spesso vissuti in prima persona - nella sua carriera di rounder in giro per il mondo.

In realtà era mia intenzione sentire l'opinione di Marco sui problemi che quest'anno stanno emergendo con preoccupante costanza nell'organizzazione delle World Series Of Poker, con vari disservizi e incidenti che hanno causato polemiche, proteste e situazioni disdicevoli.

Marco Della Tommasina

"Quello delle WSOP non è mai stato il migliore staff in circolazione - esordisce Della Tommasina - e al Venetian la situazione è abbastanza simile. Ci sono molte persone anziane a fare questo lavoro, che spesso faticano a fare i conti e a dividere le chips. In questo senso, da un confronto con molti staff europei ne uscirebbero male, ma in compenso hanno una grande preparazione su tutte le varianti del poker".

Conoscendo il mio interlocutore so che sarà facile cercare di estrarre della qualità ulteriore da qualcuno dei suoi racconti, e dopo una iniziale delusione le mie aspettative non vengono tradite: "Situazioni particolari come quella capitata a Sammartino? No, quest'anno non mi è ancora capitato nulla di strano, però ne ho una molto carina dell'anno scorso, accadutami con un dealer"... Neanche a dirlo, siamo tutti orecchi.

"Siamo al Venetian, a un tavolo 5$/10$ e sono circa le 4 del mattino. Io siedo al posto 10, ovvero quello alla immediata destra del dealer. Un giocatore apre a 40, due giocatori asiatici flattano e io da bottone spillo KK. Squeezo a 180$ e giocano in due. Flop 10 6 3 con due cuori, l'original raiser betta 240 e l'altro folda, così io vado per controllare se ho il K di cuori ma...non ho più le carte: quel ****** di un dealer me le aveva prese!"

La situazione si fa interessante, e il racconto di Marco sempre più imperdibile. Come ci si comporta in situazioni del genere?

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"Io allora faccio l'indifferente, assumo la postura del pro cazzuto ricurvo sul tavolo e dopo un po' sposto un po' le chips in avanti dichiarando all in da 1.300$. Lui ci pensa un po' e poi folda!"

"Subito dopo il dealer mi chiede le carte e io, facendo lo gnorri, gli dico che le ha già prese. Lui le conta e in effetti vede che sono 52."

Sembra che tutto sia andato liscio, ma non è così: "A questo punto il giocatore si accorge di tutto e contesta, sostenendo che la mano doveva vincerla lui perchè io ero senza carte. Io però gli rispondo che, nell'eventualità che mi avesse callato, io avrei giocato comunque il board e avrei dunque avuto una combinazione di 5 carte per andare allo showdown."

L'argomentazione di Marco non era certo tra le più inattaccabili, ma quando arriva la floorman succede qualcosa di inatteso "Era probabilmente l'ultima delle riserve a quell'ora lì, e alla fine del mio argomentare mi ha pure dato ragione, anche se sinceramente dubito che potessi davvero averne".

"Alla fine il mio ragionamento è andato più o meno così: in primis, sono andato all in perchè avevo KK; in secondo luogo, lui folda sempre se non ha settato; inoltre, se avessi dichiarato che il dealer mi aveva preso le carte, sarebbe stata in ogni caso colpa mia e avrei perso il pot. Infine, se non fossi andato allin tu oggi di cosa scrivevi?"

Giornalista - Poker e Sport Editor
Nato nel 1972 in Calabria, pratica diversi sport con alterne fortune, anche per via di un fisico non esattamente da Guardia Svizzera. Dai primi anni ’90 ad oggi, il suo percorso lavorativo e di vita non ha mai smesso di accompagnarsi alle varie passioni: dalla musica alle arti visive, alla tecnologia e alla scrittura. Prima DJ in vari club, poi tecnico e regista televisivo, quindi giornalista. Nel 2006 scopre il Texas Hold’em che dal 2007 diventa il suo pane quotidiano, creando la prima redazione online interamente dedicata al poker, in Italia. Anche lo sport non ha mai smesso di essere parte della sua vita, seppur non vissuto ma raccontato. Da anni scrive di calcio, basket e tennis, con particolare amore per quest’ultimo, ben prima che diventasse sport nazionale con la Sinner-mania e tutto ciò che ne consegue.
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