Negli ultimi anni si è fatto un gran parlare del termine “Brexit”, quella abbreviazione che grossolanamente potremmo tradurre nella nostra lingua come “l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea” e che deriva ad una simile proposta avanzata dalla Grecia qualche anno fa che prese il nome di “Grexit”.
Il referendum del 2016
In questa sede non vogliamo certamente percorrere tutte le strade che gli inglesi hanno dovuto battere per ritrovarsi a dover decidere sul definitivo distacco dai cugini dell'Unione, ma da quel 23 giugno 2016, quando il risultato del referendum sul ritiro diede ragione ai sostenitori del “Leave” col 51,89% a scapito di quelli del “Remain” fermatisi al 48,11%, le cose sono cambiate e non di poco.
In questi due anni e mezzo i rapporti di forza sembrerebbero differenti, soprattutto in seno al Partito Conservatore, all’interno del quale lo scetticismo verso l’uscita dall’Unione avrebbe raggiunto livelli di pericolosità tale da intaccare la posizione di Theresa May, Leader del Partito di Maggioranza, nonché, soprattutto, attuale Primo Ministro.
Il ruolo del Primo Ministro Theresa May
In realtà la nuova Lady di ferro, oggetto dei più svariati consigli da tenere in questi frangenti, si era molto cautamente adagiata su posizioni vicine alla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea, tanto da creare già allora qualche malumore con alcuni importanti membri del Partito, seppur, all’epoca, il Primo Ministro fosse David Cameron, lui sì apertamente a favore del Remain e dimissionario qualche settimana dopo lo spoglio delle schede.

Dopo la vittoria dei “Leave”, è seguito un periodo di diffusa incertezza tra i sudditi della Regina Elisabetta II, sfociato a Birmingham nella recente Conferenza Annuale del Partito Conservatore dello scorso settembre, dove la May ha respirato un clima quasi ostile, paragonabile a quello che trova nei suoi frequenti viaggi a Palazzo Berlaymont di Bruxelles.
A oggi i rapporti di forza sono talmente contrastanti che il Governo May ha appena superato indenne la mozione di sfiducia presentata dal leader laburista Jeremy Corbyn, con un margine risicatissimo. Al Primo Ministro servivano 318 voti per superare questo drammatico scoglio e i 650 membri della Camera dei Comuni gliene hanno accordati 325, contro i 306 che si sono detti favorevoli alla sfiducia. In questo modo la May ha tenuto in piedi la maggioranza per 19 voti.
Il passaggio alla Camera dei Comuni ha quindi dato carta bianca alla May per attuare il cosiddetto “piano B”, una sorta di rinegoziazione concertata con la UE per evitare un’uscita unilaterale da essa, scevra da ogni intesa programmatica, (il famoso “no deal”) atta a scongiurare l’uscita del Regno Unito fissata il prossimo 29 marzo, senza nessun accordo preventivo con Bruxelles.
Ci sarà una proroga? Puoi scommetterci!
Sappiamo che nel Regno Unito le scommesse sulla questione politica britannica hanno sempre esercitato un fascino particolare sui sudditi e nonostante la May uscisse da una sconfitta parlamentare clamorosa qualche giorno precedente al “No Confidence”, i bookmakers davano la permanenza della May in sella al governo per una quota praticamente ridicola di 1,03, contro la quota 11 assegnata alla sua dipartita.
Le quote cominciano a salire, 1,40, quando si parla della probabilità che la May possa cadere durante il 2019, mentre diventano molto sostanziose, 6,00, quando fanno riferimento alle sue dimissioni nel mese di febbraio e scendono a 5,00 in caso di bandiera bianca sventolata ad aprile.

Aprile è però anche il mese immediatamente successivo al termine ultimo programmato per l’uscita definitiva dall’Unione Europea fissato come già scritto al 29 di marzo. In questo caso i bookmakers inglesi si aspettano un rinvio dell’uscita ufficiale del Regno Unito oltre il 30 marzo prossimo, pagato a 1,25, contro la quota di 3,25 abbinata alla totale assenza di proroga della data pattuita.
Il futuro europeo, in un modo o nell’altro, verrà comunque scosso dalle decisioni che verranno prese da qui ai prossimi giorni, nessuno ha la sfera magica e la situazione evolve di settimana in settimana.
Staremo a vedere.