Nel 2002, Bill Miller, un fund manager di successo della Legg Mason Capital Management, tenne una lezione alla Columbia Business School. L’argomento? Le skill necessarie per diventare un investitore brillante.
Secondo Miller, tutto si riduceva ad una sola citazione: “Puoi giocare d’azzardo solo su tre cose: quando ti trovi di fronte a un 60/40, sulla gestione del denaro e sul conoscere te stesso. Persino un asino lo sa”. Quelle non erano le parole di chissà quale genio della finanza, ma del nostro Puggy Pearson.
“Quel naso schiacciato (in inglese: pug nose) e quella faccia rotonda, quel suo sguardo non certo brillante: impossibile pensare che un uomo del genere sia intelligente”, disse di lui Jimmy The Greek. “E in effetti non lo era, a parte che in una cosa: le carte”.
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Chi era Puggy Pearson
Puggy Pearson, al secolo Walter Clyde Pearson, nacque nel profondo sud del Kentucky, figlio di un mezzadro che per arrotondare vendeva whisky di contrabbando. All’età di 5 anni, Pearson si trasferì con tutta la famiglia a Jackson County, nel Tennessee, nella speranza di migliorare le condizioni di vita.
Speranza che risultò vana: la famiglia Pearson si trasferì qualcosa come 19 volte in pochi anni, spesso scappando di notte per non pagare l’affitto. A 12 anni, Walter cadde da cavallo e si ruppe il naso, rimanendo parzialmente sfigurato: fu lì che si guadagnò il soprannome di ‘Puggy’.
Appena adolescente, fece l’autostop per arrivare fino a Tampa, con soli 3 dollari in tasca: in due settimane li trasformò in 1.000. Fu lì che si convinse che il poker potesse diventare la sua strada. Dal 1951 al 1957 giocò praticamente tutte le sere, fino ad arrivare, una decina d’anni dopo, alle World Series of Poker.
Il Main Event WSOP 1973
Ci sono molti modi per vincere un torneo di poker, almeno quante tipologie di giocatori. Il player molto cauto cerca di sopravvivere, sperando che tutti gli altri si eliminino a vicenda. Bobby Brazil era uno di questi. Nella maggior parte dei casi, però, chi gioca ultra tight in un torneo finisce per farsi erodere lo stack dai bui. Così, quando Brazil fu costretto ad andare all-in, Puggy Pearson lo eliminò facilmente al 4° posto con un tris di jack.
Quello non fu certo l’inizio della cavalcata di Walter al Main Event WSOP 1973, visto che aveva già preso lo scalpo di cinque avversari, prima di ritrovarsi in heads-up contro Johnny Moss, che poco prima aveva rischiato tutte le sue chip contro Puggy e si era salvato con un po’ di fortuna.
Con l’eliminazione di Jack Straus al terzo posto, Moss era il favorito: aveva già vinto le prime due edizioni e una tripletta lo avrebbe consacrato all’immortalità.
La sfida contro Johnny Moss
Ma non aveva fatto i conti con Puggy Pearson, che nel testa a testa adottò un approccio più aggressivo, sfiorando immediatamente la vittoria con una doppia coppia. Ancora una volta, Moss si salvò al river, grazie a una two pair più alta, sotto gli occhi della moglie Virgie.
Fu però solo questione di tempo, perché Pearson si accorse di un tell clamoroso. Moss aveva fretta di chiudere, forse perché stanco: la notte prima non aveva dormito e a 67 anni tirare le ore piccole non era esattamente una passeggiata.
Ogni volta che rilanciava, Johnny usava size enormi. Puggy non fece altro che foldare fino a quando non gli capitò la mano giusta. Dopo l’ennesimo big raise, Pearson chiamò e indusse Moss a bluffare con 9 3 . Il pot risultò decisivo.
La mano finale
Nell’ultima mano del torneo, Puggy Pearson andò all-in su flop Q 10 3 e Moss chiamò.
Puggy: A 7
Johnny: K J
Turn e river furono due blank e Puggy Pearson si laureò così campione del mondo di poker, per la prima e unica volta in carriera.