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Perché in Portogallo il poker è destinato al fallimento

paddy-powerIl Portogallo, per volontà del Fondo Monetario Internazionale e della BCE (essendo un paese “monitorato” per il suo ingente debito pubblico), è in procinto di legalizzare il poker online e il settore dell’e-gaming in generale, per aumentare (in teoria) le entrate fiscali. Ci sono però molte incognite.

In primis la tassazione molto alta, pari al 25% del rake lordo. La precedente esperienza spagnola (con il medesimo livello di tax rate) dovrebbe insegnare, ma a Lisbona sembrano irremovibili. C’è poi il problema della liquidtà.

Non è ancora chiaro se nel poker online il Portogallo adotterà un modello aperto (in stle UK) oppure chiuso (vedi Italia). In quest’ultimo caso, la liquidità sarà insufficiente. Un recente studio ha dimostrato che nel mercato statunitense, per avere un livello sufficiente di action ai tavoli, la popolazione deve essere di almeno 40 milioni di residenti, per garantirsi dai 2 ai 4mila players attivi. E stiamo parlando degli USA, dove la passione e la tradizione per il texas hold’em è ben radicata.

Il Portogallo conta circa 10 milioni di abitanti. L’adozione del modello aperto sembra una mossa quasi obbligata e le ultime indiscrezioni vanno in quella direzione. Ci sono poi le resistenze da parte della società monopolistica statale “Santa Casa da Misericordia de Lisboa” (SCML) di condividere il mercato con concorrenti stranieri. In tal senso, gli operatori europei, hanno espresso le loro perplessità sul futuro del mercato lusitano. La Remote Gambling Association (RGA), l’ente più rappresentativo, ha criticato l’atteggiamento della SCML che si sta opponendo ai piani del Governo.

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Per la RGA, un mercato competitivo e vitale gioverebbe anche ai Monopoli portoghesi, oltre che ai consumatori, come è avvenuto in Danimarca dove gli operatori monopolisti hanno beneficiato di un regime fiscale equo e di una concorrenza sana e produttiva.

L'associazione ha espresso forti preoccupazioni per il prelievo del 25% sui profitti lordi che rende, ancor prima dell’inizio, poco attrattivo il mercato per giocatori e gaming company (in Spagna diverse società hanno rinunciato alla licenza pluriennale). Siamo al fallimento ancor prima di iniziare? Se tre indizi fanno una prova...

Editor in chief
Iscritto all'ordine dei giornalisti da più di 25 anni, vivo a Malta dal 2012, laureato in giurisprudenza, specializzato nello studio dei sistemi regolatori e normativi del settore dei giochi nel Mondo e nella comunicazione responsabile nel mercato legale italiano alla luce del Decreto Balduzzi e del Decreto Dignità (convertiti in legge). Forte passione per lo sport e la geopolitica. Fin da bambino, sfogliando il mitico Guerin Sportivo, sognavo di fare il giornalista sportivo, sogno che ho realizzato prima di passare al settore del gaming online. Negli anni universitari, ho iniziato anche il lungo percorso da cronista in vari quotidiani e televisioni. Dai primi anni 2000 ho lavorato anche nel settore delle scommesse e nel 2010 sono entrato nella grande famiglia di Assopoker per assecondare la mia passione per il poker texas hold'em.
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