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Beppe Grillo: ‘più tasse sul gioco’ …. ed è subito polemica

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Beppe Grillo è tornato dopo 21 anni in uno studio televisivo di “Mamma Rai” ed ha promesso: “Taglieremo i rimborsi dei partiti, quelli agli editori, colpiremo i giochi d’azzardo e le spese militari”. L’offensiva del leader del Movimento 5 Stelle contro il gambling è uno dei suoi cavalli di battaglia. Non è una novità. Ospite a Porta a Porta, ha annunciato a Bruno Vespa, che nelle sue intenzioni c’è quella di introdurre nuove tasse nel gambling.

Non è nostra intenzione parlare di politica o di prendere posizione a favore o contro un partito o movimento, ma è lecito – per chi prova a fare infomazione – almeno segnalare quelli che possono essere errori o incoerenze, considerando che il mondo del gambling, è un settore molto tecnico.

Quando Grillo parla di reddito di cittadinanza si dimostra incoerente: “Dove trovo i 19 miliardi necessari? Via i rimborsi elettorali ed editoriali, tasse su gioco d’azzardo, dove siamo i primi del mondo con 90 miliardi, e poi 4 miliardi di entrate Iva non pervenute”.

Grillo ha più volte dichiarato guerra al gioco legale (i lavori parlamentari del Movimento 5 Stelle sono nero su bianco), ma al tempo stesso, in campagna elettorale,  lo vede come una risorsa e un settore da “spremere” ulteriormente.

Ma se i grillini vogliono abolire la pubblicità nel gaming (in questo modo non vi sarebbe più differenza tra offerta lecita e illecita agli occhi del consumatore finale) e vogliono introdurre nuove regole (tipo l’uso del codice fiscale per l’accesso alle slot), come possono poi promettere il reddito di cittadinanza, cercando risorse nel gioco? Con l’aumento della pressione fiscale, le entrate dal settore sono già in calo.

A parole, tutti i politici italiani (specie in campagna elettorale) si dichiarano favorevoli alll’abolizione del gaming, nei fatti però l’unico interesse è quello di proseguire, come migliore tradizione vuole, in una politica fiscale da “Stato biscazziere”. Ascoltiamo da 20 anni sempre la stessa musica.

Un’incoerenza, più volte messa in evidenza – in numerose sentenze – dalla Corte di Giustizia Europea, molto critica nei confronti della politica dello Stato Italiano in questi anni che persegue una strategia fiscale molto aggressiva ed incentivante.

Senza perdere di vista, un errore di fondo, da parte di Grillo, abbastanza palese e comune, che lo mette – in questo caso – sullo stesso piano di molti suoi colleghi, da lui criticati: i 90 miliardi di euro giocati, in gran parte, rientrano nelle tasche dei players (68,8 miliardi per la precisione) ed in percentuale sempre crescente all’Erario. I profitti nettiche rimangono alla filiera sono circa 16 miliardi.

I 90 miliardi (in verità 87) sono il fatturato. Nel gioco non bisogna ragionare sui dati complessivi ma sui margini. 

Quando Grillo ha parlato di gioco online ha dato l’impressione di essere meno preparato di Bruno Vespa che gli ha “ricordato” che il 95% del giocato, rientra nelle tasche dei players. E questo passaggio la dice lunga su molti aspetti.

Se inoltre, si volesse, ulteriormente, abbassare i payout (penalizzando i giocatori) per determinati giochi, l’effetto sarebbe quello di incentivare i gamblers a “frequentare” circuiti e location non autorizzate. 

In questo modo, le conseguenze sarebbero disastrose: meno entrate fiscali, meno tutele per i giocatori italiani e meno posti di lavoro. Scontenti tutti, altro che lotta alla ludopatia. E’ da anni che, durante le campagne elettorali, ascoltiamo sempre le solite e consuete proposte demagogiche, nulla di nuovo sotto il sole.

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Una risposta decisa a Grillo, è arrivata dall’associazione degli apparecchi d’intrattenimento, AS.TRO. Pubblichiamo i passaggi più costruttivi:

I numeri restano il più grande ostacolo per chiunque ritenga di poter governare coi sogni, ovvero propagandare la rivoluzione buona come ricetta praticabile tutta e subito.

Secondo Grillo, il Gioco lecito è ulteriormente tassabile e genera un milione di malati da curare.

Se così fosse, non sarebbe l’inasprimento fiscale a dover essere perseguito, bensì l’abolizione, in quanto un milione di malati non li ha generati neppure l’amianto che giustamente è stato abolito, nonostante fosse molto utile nelle costruzioni.

Un “pratico” come Grillo, del resto, converrà che per malato si intende colui che abbisogna di cure sanitarie (e non solo del pedagogico insegnamento all’oculatezza nella propria spesa). Ciò genera, per il caso di specie, una comunità epidemiologica di alcune migliaia di persone sicuramente meritevoli di una assistenza sanitaria “sartoriale” che oggi è minacciata proprio l’alterazione numerica di chi veicola impatti sanitari in termini emergenziali e centuplicati e quindi “inaffrontabili” nell’attuale crisi.

In secondo luogo la “piccola” spremitura ipotizzata sul gioco lecito (pare di aver capito 3-4 miliardi), potrebbe – invece – elevarsi a 22-23 se il “movimento” iniziasse ad adottare un vero percorso di indagine, sensibilizzazione e reazione nei confronti di quel volume di affari di gioco e scommesse che si sottrae a controllo pubblico e tassazione, facendo per di più innalzare il numero di persone sottoposte alla costante attrattiva del gambling in un contesto totalmente privo di verifiche.

Anche il “movimento” converrà che il gioco pubblico è un’azienda di Stato a cui dover accordare quella “protezione”  (e imporre quella moralità) invocata per energia – acqua – trasporti, e che non ha molto senso combatterne le inefficienze, se prima non la si libera da una concorrenza antagonista e irregolare che si beffa delle leggi vigenti.

AS.TRO auspica che ai toni da campagna elettorale seguano fatti, ma soprattutto chiare decisioni politiche spiegate ai cittadini e alle imprese.

E’ complicato pensare ad una industria del gioco lecito in un contesto nazionale in cui non vi sia più impresa, occupazione e produzione di ricchezza diffusa per la gente”.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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