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Black Friday 10 anni dopo: perché il mondo del poker è cambiato radicalmente, le ragioni reali dell’inchiesta

15-4-2011 – Un fulmine a ciel sereno si è abbattuto sul poker online statunitense e mondiale:  l’FBI ha confiscato i domini di FullTiltPoker.com, PokerStars.Com, AbsolutePoker.com e UB.com su mandato rilasciato dal distretto sud del Dipartimento di Giustizia di New York.  Su Assopoker introdussi così la news che ha cambiato per sempre il mondo del poker. Iniziò in questo modo il giorno più lungo, il Black friday!

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Black Friday: il punto più basso della storia del poker mondiale

15 aprile 2011, il mondo del poker si fermò, trattenne il fiato e quando riprese ossigeno scoprì di non essere più lo stesso. Questo è il black friday, il giorno più tragico della storia dell’industria del poker.

Fu una data terribile che ha cambiato gli equilibri del mercato, le abitudini dei giocatori ed ha fatto evaporare i soldi facili da un sistema che, si scoprì in seguito, essere drogato. L’FBI aveva fatto scoppiare, da un certo punto di vista, una vera bolla. Da Moneymaker fino al 15 aprile del 2011, il mercato aveva conosciuto una crescita verticale.

Per alcuni fu una vera tragedia, ad iniziare dai manager e dipendenti di Full Tilt e per molti players, non solo americani (pensiamo alle centinaia di italiani che hanno visto svanire i propri bankroll dalla red room). Di fatto tre poker rooms su quattro andarono in bancarotta.

Momenti terribili e ricchi di incognite per il mondo del poker

In Italia erano le sei del pomeriggio di un venerdì solo all’apparenza tranquillo. Già mi stavo pregustando il week end,  quando arrivò la notizia sconvolgente: il blitz dell’ FBI, tutti i siti sotto sequestro e le prime manette che scattavano ai polsi. Da quel momento iniziai a lavorare senza mai fermarmi, per giorni, settimane intere, con la volontà di ricostruire nei minimi dettagli la vicenda giudiziaria. I giocatori italiani volevano sapere. Arrivavano notizie frenetiche da tutto il globo.

Puoi leggere qui la mia testimonianza calda di quelle ore con le prime notizie che arrivavano alla redazione di Assopoker.

Il sito di Full Tilt brandizzato con lo stemma dell’ agenzia federale FBI

Sono passati 10 anni ma il venerdì nero è ancora vivo nella mia memoria. Ancora ho davanti agli occhi un’immagine nitida: la schermata del sito di Full Tilt insolitamente brandizzato con lo stemma dell’FBI e l’aquila che trasmetteva una certa autorevolezza.

L’agenzia federale comunicava il sequestro dei domini dei quattro siti mondiali (ed americani) più importanti (Pokerstars, Full Tilt, UB.com e Absolute Poker).

Le ragioni dell’inchiesta “black friday”

Le poker rooms avevano violato la legge federale UIGEA, fatta approvare da George Bush Junior nel 2006 e che vietava le transazioni finanziarie da e verso i siti di gioco d’azzardo. Non vi era alcun divieto nel giocare a poker online, ma era vietato gestire i cash out ed i versamenti.

Per questa ragione, proprio nel 2006, la prima poker room mondiale, Partypoker (ed altri leader di mercato) salutò gli USA, insieme ad altri top competitor (888 Casino, Ladbrokes al tempo della famiglia Hilton etc).

La tesi delle rooms “americane” sull’UIGEA e il poker online

Le rooms “americane” si sentivano intoccabili. I loro avvocati ritenevano che il poker, esseno uno skill game, non rientrasse nella fattispecie contemplata e punita dalla UIGEA. Il reale errore fu di lobbing.

Howard Lederer (uno degli amministratori di Full Tilt, il secondo sito mondiale nel 2011) si pavoneggiava di avere amicizie importanti a Washington. Sia PokerStars che Full Tilt – in modo del tutto legale – finanziavano lobby politiche in molti stati, ma non è bastato. Perché?

I motivi reali del Black Friday passano da Wall Street

La mia idea personale è che il grosso errore è stato il mancato coinvolgimento nell’industria del poker americano di investitori chiave, politicamente forti.  Wall Street era escluso da questo business (mentre oggi è coinvolto a 360 gradi nel betting a stelle e strisce).

Proprio i re dell’alta finanza vedevano di cattivo occhio l’ascesa del gioco online, avendo investito nel mattone e nell’azzardo a Las Vegas, dopo aver finanziato la costruzione dei mega resort e non solo.

Le più grandi catene di hotel-casino del Nevada erano quotate in borsa e già in mano a fondi di investimento.

Caesars apparteneva a due importanti fondi e viveva una crisi finanziaria senza precedenti. Rischiava, all’epoca, il fallimento.  Con l’avvento del gioco online sarebbe stata la fine. Quel business doveva controllarlo direttamente.

La controprova l’abbiamo avuta 3 anni dopo il black friday con David Baazov ed Amaya che, sostenuti dai fondi d’investimento della Grande Mela, sono riusciti ad acquistare PokerStars.

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Il procuratore federale Preet Bharara titolare dell’inchiesta

L’opposizione dell’alta finanza e di Wall Street

Con l’opposizione di Wall Street, nel post UIGEA (2006), il sistema bancario si mise di traverso, intimorito anche dalla nuova normativa federale.

Le quattro “sorelle” furono c0sì costrette ad escogitare i sistemi più “perversi” per gestire l’enorme flusso di denaro che doveva arrivare dagli USA, addirittura comprando banche in difficoltà finanziaria. Fu facile per i procuratori federali accusarli di riciclaggio di denaro.

I soldi dei giocatori facevano giri assurdi, passando da una mano ad un altra di intermediari più o meno affidabili.

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Proprio uno di questi personaggi fu uno dei testimoni chiave dell’accusa.

Full Tilt, con questo sistema atipico di gestione dei flussi (evitando canali tradizionali), registrava ammanchi milionari ogni mese. Questa è stata, con ogni probabilità, una delle ragioni del disastro finanziario che ha portato la red room sull’orlo della bancarotta, oltre all’uso (per la gestione) dei soldi dei players.

Quando il procuratore Preet Bharara diede il via al blitz dell’FBI

Il giochino si è interrotto il 15 aprile del 2011, quando il procuratore federale del Distretto Sud di New York (competente per reati finanziari, visto che ha giurisdizione geografica proprio su Wall Street), Preet Bharara diede l’ordine di sequestrare i quattro siti (nonostante i server e le sedi legali non fossero negli USA) ed emise decine di ordini di arresto.

Ray Bitar (ex CEO di Full Tilt)è stato uno dei pochi a conoscere il carcere a seguito della condanna rimediata per l’inchiesta “Black friday”

Black friday: perché da quel giorno il poker è cambiato in modo radicale

Da quel giorno, è cessato di esistere il polmone vitale che ossigenava e finanziava la promozione e l’espansione del poker nel mondo, ovvero il mercato statunitense.

Ricordiamo che negli States, il poker è una sorta di gioco nazionale, come per noi la tombola a Natale o lo scopone scientifico (o la briscola) giocato tra amici nei bar. Dall’altra parte dell’Oceano le famiglie giocano a poker non solo nei periodi festivi.

Pre 2011, PokerStars e Full Tilt grazie ai proventi straordinari che registravano negli USA, finanziavano l’apertura di nuovi mercati in Europa, in Sud America ed Asia.

Il denaro negli USA serviva per la crescita e la promozione del poker nel mondo. Anche grazie a quei dollari, il poker è diventato un fenomeno generazionale e sociale dal 2004 al 2011.

Isai Scheinberg si è consegnato al dipartimento di giustizia di New York solo l’anno scorso

Come PokerStars uscì dallo tsunami americano

Evito di parlare delle conseguenze materiali, le condanne ed i sequestri che già conosciamo, così come delle forti ragioni politiche che indussero l’establishment democratico (ma anche la lobby repubblicana di Sheldon Adelson era d’accordo) a cancellare il poker online negli USA. Di tutto questo ne parlerò in uno speciale a parte.

Con PokerStars che riuscì ad uscire dallo tsunami grazie all’accurata gestione finanziaria degli Scheinberg (che rimborsarono subito i giocatori) e fu costretta ad acquistare (attraverso un accordo con lo stesso procuratore Preet Bharara) un anno dopo Full Tilt per salvare dalla bancarotta il sito e centinaia di migliaia di players, l’industria del poker uscì con le ossa rotte dal Black Friday.

La stessa PokerStars dovette rivedere i piani di investimento ed espansione ma – paradossalmente – ne uscì rafforzata, con una quota di mercato molto più alta. Meno soldi ma con un vantaggio competitivo enorme.

Come il mercato è cambiato negli USA e nel mondo

Negli anni successivi, il mercato è profondamente cambiato. Non vi era più l’enorme fiume di denaro che arrivava dagli USA, la concorrenza forte tra PokerStars e Full Tilt non esisteva (essendo della stessa proprietà di Rational Group), mentre timidamente alcuni singoli stati iniziarono il processo di legalizzazione del poker, sotto la spinta dell’ala democratica di Las Vegas, la lobby di Caesars e MGM con il senatore del Nevada Harry Reid, leader in Congresso per i DEM e braccio destro del presidente Obama.

Vi erano delle connessioni forti anche tra Reid (la cui campagna elettorale fu finanziata proprio dalle due multinazionali di Las Vegas) ed il procuratore Bharara, ma di questi particolari ne abbiamo già parlato. Lo accenno solo per farvi capire l’influenza della politica e delle lobby che si è celata dietro al Black Friday.

In 10 anni, il processo di legalizzazione del poker online statale è cresciuto in modo lento con solo 3 realtà che hanno fatto il grande passo (Nevada, New Jersey  e Delaware per primi). Negli ultimi anni altri Stati hanno aderito ma ci sono ancora molti passi da fare.

L’opposizione della lobby guidata da Las Vegas Sands per un decennio di declino

Le difficoltà dell’ultimo decennio, sono dovute all’opposizione ferrea della lobby repubblicana guidata da Sheldon Adelson, ex CEO di Las Vegas Sands deceduto pochi mesi fa. In questi anni, il magnate ha investito parecchie centinaia di milioni di dollari nel finanziare un fronte unito contro il gioco online. Ad ogni elezione presidenziale, Adelson staccava un assegno da quasi 100 milioni di dollari. Era il primo finanziatore del partito repubblicano.

Il poker a stelle e strisce verso la ripresa: il futuro nella prossima puntata….

Con la legalizzazione del betting e la vendita di Las Vegas Sands però il vento sembra spirare in modo favorevole ed il poker americano è pronto a ritornare ai vecchi fasti. Di questo ne parleremo nella seconda puntata dedicata al decennale del Black Friday.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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