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Gioco online: gli equivoci del Corriere della Sera

poker-online-italiaAttacco frontale da parte del Corriere della Sera – e in seconda battuta del Sindacato Totoricevitori Sportivi (STS) – nei confronti del gioco online, ma le inesattezze ravvisate sono parecchie e lo scetticismo sulla qualità dell’informazione aumenta nell’articolo a firma di Emanuela Di Pasqua.

Proprio stamani avevamo riportato un servizio – a nostro giudizio – obiettivo e tecnicamente corretto da parte di un altro media generalista (Repubblica) in merito al poker live. Purtroppo non è possibile esprimere analogo apprezzamento per quanto riguarda alcune considerazioni riportate dal Corriere, molte delle quali attribuite al vice presidente del Sindacato Giorgio Pastorino.

Vi è un gioco degli equivoci di fondo che lascia perplessi e che induce il lettore in errore su molti aspetti. Partiamo dal titolo: “Slot e videopoker, l’Italia dei giochi che cresce e rende sempre meno”. Dal sommario si capisce dove si vuole andare a colpire: “Fatturato in continua crescita ma il gioco online è poco tassato e più difficile da controllare”. 

Bisogna subito fare una premessa: se c’è un gioco che è maggiormente monitorato rispetto a qualsiasi altra modalità questo è l’e-gaming, essendo per sua natura nominale. Al contrario, sono da considerarsi attività anonime l’andare a puntare presso una agenzia di scommesse o il giocare alle slot machine.

Per giocare online su una piattaforma italiana autorizzata dai Monopoli di Stato bisogna registrarsi con copia del proprio documento d’identità e fornire il codice fiscale ed anche i flussi di denaro sono facilmente tracciabili.  Sul discorso della tassazione ne parleremo più avanti, ma in questo caso c’è da elogiare l’operato di AAMS che ha cercato di trovare un punto di equilibrio per rendere il mercato attrattivo e richiamare tutti i players altrimenti dediti a giocare sui siti esteri.

Nell’articolo si gioca coi numeri, ma senza una corretta distinzione tra raccolta e spesa totale dell’intero comparto. “Il mercato attuale dei giochi pubblici in Italia vale infatti 70 miliardi di euro ed è in continua crescita: nel 2012 è aumentato del 14% e l’azienda è ai primi posti in Italia per volume d’affari”. Però sarebbe più corretto evidenziare  che la spesa (l’effettivo esborso dei giocatori, ovvero la differenza tra denaro giocato meno le vincite) è di circa 16 miliardi.  Se poi analizziamo i dati di gennaio-ottobre 2012, confrontati con quelli del medesimo periodo del 2011, la spesa presenta un calo del 5%.

Anche parlando di remoto, si fa leva sul medesimo equivoco: “Il gioco online, cresciuto oggi al 16,3% del mercato dei giochi e completamente incontrollato” .Come abbiamo detto nel mercato italiano operano solo siti autorizzati da AAMS che si attengono a controlli sempre più rigidi per quanto riguarda l’identificazione del giocatore e il monitoraggio dei flussi di denaro. C’è ancora lavoro da sviluppare ma definirlo un mercato incontrollato pare eccessivo. Inoltre, se la raccolta è aumentata del 16%, l’incremento degli utili dell’e-gaming italiano è molto più contenuto. 

Analizziamo due dati: la spesa nel gioco a distanza, sempre secondo i dati ufficiali forniti dai Monopoli, nel 2012 ha presentato un conto di 65.367.615 euro, in lieve aumento del 1,9% rispetto al 2011 ma facendo registrare negli ultimi cinque mesi dell’anno dati negativi con picchi anche del -28,4% (settembre 2012).

Ma il bello deve ancora arrivare, in particolare grazie alle considerazioni del Signor Giorgio Pastorino, vice presidente nazionale del Sindacato Totoricevitori Sportivi. Ed il festival delle imprecisioni è servito.

“All in, river, turn, call, fold, raise: sono termini che a qualcuno non diranno niente, ma a chi ha messo almeno una volta piede in una poker room suoneranno certamente familiari. E’ questo lo slang usato in uno dei più popolari poker online, il Texas Hold’Em, uno dei tanti giochi presenti nella giungla del cyberspazio che, secondo le dichiarazioni di Giorgio Pastorino, stanno mietendo vittime senza regalare all’erario un ritorno significativo”.

Prima di tutto bisogna dimostrare dove sono le vittime dell’online e soprattutto quante sono: esiste una ricerca attendibile? Ci delude il fatto che il Corriere della Sera abbia voluto sentire solo una campana e non abbia invitato un rappresentante dell’online per favorire un equo contraddittorio.  Se guardiamo i numeri sulla spesa, ci rendiamo conto che sono altri i giochi che rischiano di provocare ludopatie e forti dipendenze, e in ogni caso di incidere pesantemente sulle tasche dei giocatori. Guarda caso, sono tutte tipologie di giochi diffusissime proprio nelle ricevitorie. 

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Leggiamo due numeri per capire dove gli italiani realmente hanno speso il proprio denaro nei primi otto mesi del 2012 (dati ufficiali AAMS): in quel periodo la  spesa per Slot e Vlt è stata di quasi 6 miliardi. Le lotterie sfiorano i 2 miliardi, il lotto si assesta su 1,3 miliardi.  Il SuperEnalotto, in piena crisi tocca quota 690 milioni. Per il poker a torneo e gli skill games i nostri connazionali hanno speso 103 milioni, mentre per il cash game e i casinò online 234 milioni. Come si vede, sono briciole in confronto a tutto il resto. Ogni altra considerazione sull’argomento appare superflua.

 “L’altro grande tema – si legge sempre sul Corriere – a proposito di azienda gioco è infatti l’online. Dal 18 luglio 2011 è infatti possibile giocare a poker dal computer di casa, un affare da 1,5 miliardi di euro al mese. Nessun controllo rigoroso sulla vera età dei giocatori, cifre da capogiro mosse da un semplice click e talvolta parecchi denari italiani che migrano verso altri Paesi, senza la possibilità di essere intercettati dalle casse erariali. Tanto che c’è stato l’episodio di un volenteroso videogiocatore che si è rivolto all’Agenzia delle Entrate per essere guidato nella complessa operazione di pagare le tasse sulla propria vincita”.

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In questo caso il Corriere fa totale confusione tra siti autorizzati italiani e stranieri (.com) dove vi sono dei controlli molto più blandi. In Italia non è possibile evadere perché la tassazione è alla fonte e pari al 20% sugli utili lordi nel cash game e nei giochi da casinò, è invece del 3% sulle quote d’iscrizione nei poker torunaments.

Sempre per la cronaca il poker online è stato legalizzato nel 2008 ed è giusto sottolineare che nel luglio 2011 sono partiti anche i cash game e i casinò online. Il volenteroso videogiocatore aveva maturato una vincita su un sito .com. Quando si parla di nessun controllo rigoroso, sottolineiamo ancora una volta che in Italia per registrarsi ad un sito bisogna presentare carta d’identità e codice fiscale e i movimenti di denaro sono tracciabili, in ricevitoria o in un’agenzia scommesse è tutto anonimo.

 “Il discorso in questo caso è sia psicologico che fiscale. Dal punto di vista della percezione si tratta di un gioco più pericoloso, come fa notare Giorgio Pastorino: «Fino a un paio di anni fa, chi voleva accedere al gioco doveva entrare in una tabaccheria-ricevitoria. Questo significava doversi muovere fisicamente, rispettare gli orari di apertura dei giochi e dell’attività commerciale, utilizzare denaro contante. Il controllo su possibili comportamenti ludopatici risultava in questo ambiente più facile».” 

Per parecchio tempo e fino al 2008 gli italiani giocavano sui siti esteri, non è che abbiano scoperto il web solo due anni fa come erroneamente afferma il Signor Pastorino. Grazie all’opera di AAMS ora è possibile giocare in ambienti più controllati e monitorati. Inoltre, se l’affermazione “Il controllo su possibili comportamenti ludopatici risultava in questo ambiente più facile” risulta tanto generica quanto indimostrabile, al contrario noi possiamo tranquillamente affermare che sulle ludopatie non ci siamo limitati alle parole o agli slogan, ma siamo passati ai fatti.

Tornando all’articolo del Corriere, un’altra clamorosa topica è quando si chiede a gran voce un aumento della tassazione. Naturalmente tale richiesta può avere solo un vantaggio: per i ricevitori e i gestori del gioco fisico, nessun altro (Erario e giocatori compresi). Per inciso la tassazione in Italia è già tra le più alte d’Europa: è al 20% sul rake lordo, in Gran Bretagna è al 15%, a Malta (dove transita il 25% del gioco mondiale) viene applicata un’aliquota del 5%. Pertanto, l’unico modo per far guadagnare l’Erario e tutelare i giocatori italiani è quello di mantenere l’ attuale equilibrio, oltre si rischierebbe il crollo della domanda.

“Dal punto di vista fiscale – si legge inoltre sul Corriere –  invece va considerato che la tassazione è inferiore e, come fa notare ancora il vice presidente nazionale del Sindacato Totoricevitori Sportivi, c’è un insieme di due variabili: «la tassazione sui giochi online è nettamente più bassa rispetto a quella applicata ai giochi tradizionali e il payout (le vincite dei giocatori) del poker e dei casinò online è elevatissimo. Il mix di queste caratteristiche ha fatto calare sensibilmente le entrate erariali, nonostante i volumi di gioco crescano senza sosta, aumentando contemporaneamente l’allarme sociale».”

Il vice presidente dei Totoricevitori cade in contraddizione: l’unico modo per tutelare l’Erario nell’online è quello di mantenere una tassazione equilibrata, nel caso contrario si innesca un effetto spread e il mercato italiano rischia la chiusura in caso di aumento della pressione fiscale. Prima si parla di ludopatie e poi ci si lamenta se il poker e i casinò online hanno un payout elevatissimo? E’ meglio farli vincere o perdere i giocatori?

La perla finale: “Oltre al danno la beffa insomma, tenendo oltretutto presente che circa l’82 per cento dei giocatori si definisce “accanito” e che il gioco d’azzardo colpisce le fasce più deboli della popolazione che hanno la possibilità di giocare ora poste sempre più alte, comodamente seduti davanti al pc di casa, liberi di rovinarsi a colpi di “all in” e facendo finta di dimenticare che alla fine, sui grandi numeri, il banco vince sempre”. Eh si… il banco vince sempre. Peccato che nel poker non esista.

E’ possibile leggere qui la versione integrale dell’articolo del Corriere

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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