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La storia del business del poker online: l’era di Paradise

Dopo il black friday, il mercato mondiale del poker online ha rallentato la sua incredibile ascesa: in questi anni si è registrata una fase di assestamento. Gli States hanno sempre rappresentato un polmone vitale per il business del settore: fino al 2011, i favolosi ricavi maturati in Nord America sono serviti a finanziare e sostenere la promozione del poker nelle altre aree del globo. Con l’inchiesta del Dipartimento di Giustizia negli Stati Uniti, l’industria dell’e-gaming ha subito un colpo quasi ferale.

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La regolamentazione in Nevada, New Jersey e Delaware ha però risvegliato l’appetito dei grossi gruppi che si sono mossi in vista del futuro mercato legalizzato federale negli Stati Uniti. 888 Holdings e Bwin-Party (che controlla PartyPoker) vogliono riconquistare quote importanti, per proseguire un giro d’affari incredibile, interrotto nel 2006 con l’entrata in vigore della legge UIGEA.

Ma sono soprattutto le multinazionali americane a non voler più ignorare lo strepitoso giro d’affari dell’online: MGM Resorts International e Boyd Gaming si sono schierate in prima linea e stanno spingendo per ‘fondere’ i tre mercati statali esistenti. La stessa cosa sta facendo Donald Trump.

Caesars Entertainment ha registrato un boom a Wall Street, da quando ha annunciato lo scorporo della società che gestirà l’e-gaming. PokerStars non sta a guardare ed ha acquistato un casinò in New Jersey, per rientrare nel mercato a stelle e strisce.

Il boomPer capire le potenzialità del settore bisogna fare un passo indietro e rileggere la storia del business del poker online. Pensate che dal 2001 al 2005 (fonte relazione Global Betting e Gaming Consultants) PartyGaming, la holding che controllava PartyPoker (la room leader mondiale fino al 2006), aveva evidenziato un incremento dei ricavi nel poker online del 163%, dal 2003 al 2006.

E’ vero che stiamo parlando del periodo del boom, però i numeri fanno impressione. In base alla relazione annuale del 2005 di PartyGaming, PartyPoker controllava il 41% del settore, seguita da PokerStars con il 13% e la storica Paradise Poker al 7%. 

Paradise PokerParadise è stato il primo brand forte nei primi anni 2000 (la società è nata nel 1998), ma alcune scelte strategiche discutibili hanno poi lasciato spazio alla concorrenza. Nonostante un rallentamento nel business, nel 2004 Paradise è stata ceduta all’inglese SportingBet per ben 340 milioni di dollari (ma vedremo che i brand concorrenti saranno offerti sul mercato azionario a prezzi ben più elevati). 

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In base al bilancio chiuso nel luglio del 2005, la room aveva visto aumentare la propria rake dell’89% in un solo anno, contribuendo per il 47% agli utili del gruppo, con circa 40 milioni. SportingBet è stata acquistata a sua volta da GVC (attuale proprietaria di PartyPoker, Bwin, Eurobet e Ladbrokes) ma per Paradise Poker i tempi d’oro sembrano finiti, con la stoccata finale nel 2006, a firma di Bush con l’UIGEA che – secondo Bloomberg – ha fatto perdere quasi 7 miliardi di valore all’intero settore.

fine prima parte – continua