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Andy Black: “Livello basso alle WSOP perché negli USA non c’è il poker online, in Europa i tornei più difficili al mondo”

Andy Black è stato uno dei personaggi più noti durante il boom del poker nei primi anni 2000. L’irlandese si è trovato al posto giusto e al momento giusto: dopo aver grindato come un forsennato negli anni novanta ed essersi ritirato in un monastero buddhista per cinque anni (da qui il soprannome The Monk), tornò a giocare full time proprio mentre i tavoli di Las Vegas si riempivano di giocatori amatoriali affascinati dalla storia di Chris Moneymaker. Tra il 2005 e il 2007 Black vinse milioni di dollari tanto nel cash game quanto nei tornei.

Come molti professionisti della sua generazione, anche lui è sparito dalle scene dopo il Black Friday. Eppure ha continuato a grindare, anche se lontano dalle luci dei riflettori e a limiti più bassi rispetto a un tempo. Dal 2015 a oggi ha collezionato 20 piazzamenti a premio nei tornei dal vivo, che hanno contribuito a portare il suo bilancio generale a quota 4.7 milioni di dollari incassati in carriera.

Anche se vive nella sua amata Irlanda, Andy non perde occasione, ogni estate, di recarsi alle World Series Of Poker. Il motivo è semplice: il field medio in un torneo del Rio è molto più semplice rispetto ai tornei europei.

“Il fatto che gli statunitensi non abbiano il poker online ha reso le WSOP più facili“, ha dichiarato a Pokerlistings.com. “Penso che il livello medio dei tornei in Europa sia molto più alto rispetto a Las Vegas“.

Facendo una accurata game selection, Andy Black riesce a guadagnarsi da vivere con il poker ancora oggi. Prima delle abilità vere e proprie, però, è la passione per il gioco che non deve sparire. Senza la voglia di sedersi al tavolo, è impossibile ottenere buoni risultati.

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“Gioco parecchio al giorno d’oggi, ma soprattutto in Irlanda, dove ho un figlio di un anno”, ha specificato. “C’è stato un periodo nel quale non mi divertivo più. Negli ultimi anni ho ritrovato la passione. Il problema del nostro lavoro è quando inizi a fare le cose sempre nello stesso modo. Se non metti un po’ di creatività in ciò che fai, allora diventa una semplice routine“.

Ciò che ha contribuito a un suo momentaneo allontanamento dai tavoli è anche il già citato livello di gioco, nettamente più elevato rispetto a un tempo:

“La qualità del gioco oggi ha raggiunto livello incredibili. Voglio dire, a volte mi sento un idiota in mezzo a certi giocatori. Tuttavia, penso che il poker sia in un buon momento. Rispetto a un tempo c’è meglio ignoranza ai tavoli, anche se non è completamente sparita. Molti giocatori dell’online sono diventati professionisti live e questo cambiamento li ha costretti a migliorare le loro abilità sociali. Oggi è molto più difficile sentire un ragazzino dare del fish a un avversario“.

Pur restando ottimista sul futuro del poker, Andy Black non può che ricordare gli anni precedenti al boom iniziato da Chris Moneymaker. Anni controversi e sicuramente difficili sotto molti aspetti, eppure indimenticabili.

“Ricordo la prima volta che andai al Binion’s: c’era Devilfish che vendeva gioielli ai tavoli. Lo spacciatore di coca era anche il dealer delle nostre partite e all’epoca tutti erano suoi clienti. In Irlanda, poi, non potevi entrare in una poker room nuova senza che tutti ti guardassero male. Erano tempi tesi, in un certo senso. Oggi sono molto felice di essere qui. Sento di avere ancora l’opportunità di ottenere qualcosa di grande”.

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