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Barry Greenstein: “Incassai un milione di dollari con le azioni di Amazon, oggi sarei miliardario”

Barry Greenstein resta un giocatore amatissimo da tutti gli appassionati di poker, nonostante da qualche anno sia un po’ sparito dalle scene. Come avevamo riportato, il pro californiano aveva vissuto momenti turbolenti dopo i tanti successi, al punto di venir definito “broke” da Haralabos Voulgaris. Un rumor, quella sulle sue finanze, alimentato anche da alcune sue dichiarazioni, con le quali diceva che la sua carriera si era sostanzialmente spostata quasi interamente sulla piattaforma playmoney di PokerStars.

Barry ha deciso di affrontare la questione pubblicamente, partecipando al “Poker Life Podcast” di Joe Ingram. Fortunatamente è apparso molto sereno, nonostante abbia fatto intendere di aver avuto qualche difficoltà finanziaria. Greenstein ha anche parlato del suo più grande rimpianto, che non riguarda il poker ma un investimento nelle azioni di Amazon, acquistate quando in pochi credevano nell’attuale colosso di Jeff Bezos.

Barry Greenstein: “Torno a giocare, devo pagare le bollette”

“La vita è sempre bella”, ha esordito sorridendo il veterano del poker. “È l’unica cosa di cui devi preoccuparti quando sei un pro, ma molti non se ne rendono conto. Se vivi di poker, devi solo pensare a vivere bene“.

Greenstein ha poi ufficializzato il suo ritorno al poker giocato. Lo ha fatto perché, a 63 anni, ha la necessità di prendersi cura della sua famiglia.

“Quello è il mio obiettivo di vita. Per molti è difficile trovare il proprio scopo nella vita, per me è sempre stato mantenere la mia famiglia con il gioco. I soldi danno libertà, più ne hai e più sei libero. Oggi gioco sei ore al giorno, sei giorni a settimana, e pago le bollette con i profitti. Sono tornato, ma non gioco più alto come prima”.

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Barry Greenstein e gli “swing” della sua carriera

Barry ha poi svelato cosa è successo negli ultimi 20 anni della sua vita e della sua carriera. In un primo momento aveva vissuto un successo tale da pensare di non dover mai più lavorare.

“La mia carriera va avanti da 50 anni, gioco dai tempi del collage. Quando ero single non mi interessavano i soldi, giocavo e vincevo ma se perdevo non era un problema perché avevo un lavoro. Quando avevo 50 anni avevo vinto così tanto che non avrei mai più dovuto lavorare nella mia vita“.

Con una punta di amarezza, Greenstein spiega che con tutti i soldi che aveva decise di devolvere tutte le vincite nei tornei in beneficenza. In quel periodo nacque il soprannome “Robin Hood del poker“, ma da quel momento tutto iniziò ad andare storto.

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Iniziai a devolvere tutte le vincite dei tornei live in beneficenza, perché non avevo bisogno di soldi. Poi ci fu il boom del poker, nel 2003, e non potevo starne fuori. Giocai con costanza e ottenni un ricco contratto con Pokerstars. Dal 2007 cambiò tutto: ci fu la crisi dell’immobiliare e improvvisamente le mie proprietà valevano molto meno del mutuo che dovevo pagare. Poi nel 2012 c’è stato il Black Friday e Pokerstars mi ha comunicato che non avrebbero più operato negli USA. Dissero che mi avrebbero tagliato il salario, il primo di altri tagli”.

Il più grande rimpianto di Barry Greenstein, però, non è sulle vincite donate in beneficenza o sul contratto di PokerStars (che ha sempre accettato, consapevole delle conseguenze del ban del poker online negli USA). Ciò che lo perseguita è una decisione sbagliata, presa in un momento difficile a livello economico.

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“Con le azioni di Amazon potevo essere milionario”

“Io e la mia fidanzata abbiamo sempre letto molti libri”, racconta Barry. “Nei primi anni 2000 scoprimmo Amazon, che all’epoca era semplicemente un servizio di spedizione di libri. Ci piaceva l’idea, quindi smettemmo di andare da Barnes&Nobles (una delle più note catene di librerie d’America, ndr) e iniziammo ad ordinare i libri online. Quando Amazon fu quotata in borsa, pensai: questa è un’azienda che funziona troppo bene, non può che crescere“.

“Inoltre, all’epoca, Jeff Bezos (CEO di Amazon e attualmente uomo più ricco del mondo, ndr) aveva detto che per diversi anni non avrebbe incassato un dollaro da Amazon, perché avrebbe reinvestito ogni singolo centesimo di profitto nella stessa azienda. Era rivoluzionario, c’erano aziende con perdite clamorose che pagavamo 25 milioni di dollari all’anno al proprio CEO. Con quella mentalità, Amazon sarebbe esplosa”.

Sicuro del suo investimento, Barry acquistò le azioni quando valevano poche decine di dollari. Negli anni successivi, il valore delle azioni salì molto. A un certo punto, le azioni di Amazon in mano a Barry Greenstein valevano un milione di dollari.

“Avevo azioni di Amazon per un milione di dollari”, ricorda il pro. “Non avevo alcuna intenzione di venderle ma avevo speso un sacco di soldi per comprare e ristrutturare casa, circa due milioni di dollari. Considerando che ai tavoli non andava come un tempo, decisi di vendere le azioni e incassare il milione. Se non avessi avuto questa esigenza economica, non avrei certamente venduto”.

Oggi un’azione di Amazon vale $1.500. Se Barry le avesse tenute,  sarebbe miliardario.

“Qualche anno dopo le azioni di Amazon che possedevo avrebbero raggiunto i 660 milioni di dollari. Oggi varrebbero più di un miliardo. Quella fu la mia unica occasione di diventare miliardario. C’è un po’ di rimpianto, ma nel tempo ho capito che i soldi sono solo soldi. Sono importanti ma non sono tutto”.

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