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Dalle figurine costruisce un impero e diventa campione di poker

“Ce l’ho, ce l’ho, ce l’ho, mi manca”.  Quante volte avete ripetuto questa frase tipica dello scambio di figurine tra ragazzini? Non ho dubbi che siano tantissime, come per il sottoscritto. Ma se vi dicessi che c’è chi sulle figurine ha costruito il bankroll per poi intraprendere con successo la carriera da giocatore di poker? Sì, quella che sto per raccontarvi è una storia vera: quella di Daniel Alaei.

Proprio lui, l’uomo vincitore di 5 braccialetti WSOP così a suo agio nelle varianti e in particolare con l’Omaha, diversi anni fa partì proprio dalle “sports cards“, nella sua scalata verso il successo.

RARO È BELLO!

Bisogna però fare una premessa. Negli Stati Uniti, quello delle Sports Cards non è solo un giochino da preadolescenti, ma un autentico business che è arrivato anche a muovere milioni e milioni di dollari ogni anno. E se in Italia si è sempre preferito la figurina adesiva, oltreoceano si privilegia quelle più o meno rigide, da impilare, collezionare, scambiare.

Daniel Alaei con i 1,4 milioni di dollari vinti al WPT Doyle Brunson Five Diamonds Poker Classic del 2009, tuttora la sua vincita-record
Daniel Alaei con i 1,4 milioni di dollari vinti al WPT Doyle Brunson Five Diamonds Poker Classic del 2009, tuttora la sua vincita-record

Nonostante le differenze, le logiche di marketing che soggiacciono sono simili: far sì che la collezionabilità delle figurine diventi un bisogno, anche grazie alla presenza di pezzi più o meno rari. Comunque sia, in Italia non si è mai andati oltre l’hobby per ragazzi, con calciatori tutt’altro che memorabili che diventavano d’un tratto preziosissimi perchè percepiti come rari. D’altra parte, solo nel mondo delle figurine Cleto Polonia poteva arrivare a valere più di Roberto Baggio….

“CELO CELO MI MANCA”

La mitica figurina di Pierluigi Pizzaballa, letteralmente introvabile negli anni '60
La mitica figurina di Pierluigi Pizzaballa, letteralmente introvabile negli anni ’60

Negli USA, la naturale tendenza degli americani a mettere tutto in cifre e – più in generale – quella sorta di culto per numeri e statistiche, ha ulteriormente facilitato la generazione continua di pezzi più rari di altri. Così capitava che le figurine col numero “00” diventassero subito più costose del normale, senza parlare poi di eventuali edizioni speciali o di pezzi raffiguranti un dato personaggio sportivo nell’anno in cui – per dirne una – stabilì il nuovo record di home run per la franchigia. Passo dopo passo si toccano cifre incredibili, perchè se in Italia il mitico Pizzaballa oggi può valere anche 2 o 3000 euro, negli USA si arriva molto, molto oltre.

“IL RAGAZZINO” CHE CI SAPEVA FARE

Daniel Alaei aveva appena 12 anni, quando iniziò a seguire il padre che già “smazzava” nel business delle figurine, coprendo una zona dalla nativa Bay Area fino a Los Angeles. Era circa la metà degli anni 90, c’era già stata una clamorosa “bolla” che aveva fatto crollare il valore delle sports cards perchè prodotte in troppi esemplari e soprattutto per via dello sciopero che impedì, nel 1994, la disputa del campionato MLB di Baseball. Il mercato però continuava ad essere fiorente, nonchè straordinariamente strutturato anche perchè ben radicato nella cultura popolare.

Sulle orme del padre, Daniel diventò presto un habituée  nei vari festival in cui migliaia di figurine venivano vendute e comprate, ma soprattutto valutate. Esistono in USA delle autorità preposte al rating (o meglio “grading“) di una sports card, che ne valuti il reale valore monetario in relazione a vari parametri come rarità, condizioni eccetera. Il piccolo Alaei si abituò presto a vedersi passare dalle mani grosse somme di denaro: “Avevo solo 12 anni ma ero cresciuto in quegli show, conoscevo tutti e tutti mi conoscevano come “il ragazzino”. Chiudevo in continuazioni ottimi affari per conto di mio padre, e non pensavo davvero mai all’età come un handicap, perchè sapevo cosa fare e come muovermi, nel mondo delle sports cards”, racconterà qualche anno più tardi Alaei, ai cronisti di Bluff Magazine.

DA TOP GRADER…

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Tiger Woods in figurina: Alaei ne piazzò una rarissima per 70.000$!

Così, quando il “grading” assunse una importanza paragonabile a quanto avviene con i diamanti o le opere d’arte, Daniel ne approfittò diventando una – giovanissima – autorità nel settore. “Dai 13 ai 18 anni facevo praticamente solo quello – racconta ancora Alaei – girando per tutti gli show del paese. Quello che facevo era comprare figurine, valutarle, rivenderle. Ci sono stati mesi in cui sottoponevo anche più di 2000 cards al mese per la valutazione”.

Il nome di Daniel Alaei circolò in fretta presso le numerose agenzie di grading che operavano nel mercato, e naturalmente non mancarono le offerte di lavoro per lui. Ma la realtà è che nessuno avrebbe assunto un ragazzino che frequentava ancora l’high school, così il giovane Alaei continuò a fare tutto in proprio, con perle indimenticabili come una figurina di Tiger Woods che riuscì a scovare, a fare valutare con 10/10 (il massimo) e quindi rivendere a circa 70.000$!

Daniel andò a vivere da solo continuando a lavorare in autonomia, e proprio girando insieme ad alcuni amici che come lui erano nel business delle sports cards, capitò le prime volte a Las Vegas. A 16 anni ero già andato tipo 10 volte a Vegas, e il fatto di apparire più grande della mia età fece sì che non ebbi mai particolari problemi ad entrare nei casinò”. Per il momento, però, niente poker: “L’idea di stare al tavolo accanto ad altri giocatori mi inquietava, perchè poteva venire fuori la mia età e sarei stato nei guai”.

…A TOP PLAYER

Il poker era però nel destino di Daniel Alaei, così appena l’età lo consentì eccolo seduto a un tavolo. La partita era No Limit Hold’em 10$/20$, e Daniel si sedette con 2.000$ davanti. A quel tavolo c’era gente come Phil Laak, Antonio Esfandiari e Michael Binger. Vuoi per talento innato o per la celeberrima “fortuna del principiante”, Alaei si alzò dal tavolo con 10.000$ in tasca.

Naturalmente quei soldi finirono in un tempo indefinitamente breve, ma la scintilla era scoccata. Tornato in California, un amico gli fece avere 200$ su Party Poker, allora la prima room online per distacco. Alaei giocò e vinse tre sit da 50$, e in quello stesso primo giorno di poker online riuscì già a restituire i 200$ all’amico, rimanendo con un roll da 1.000$ per giocare sit’n’go e, saltuariamente, tornei. Nel giro di un anno, quei 1.000$ erano diventati molti di più, una cifra tra i 100 e i 150mila dollari. Era appena nata una stella.

Daniel Alai oggi, con 5 WSOP Championship in palmarès
Daniel Alaei oggi, con 5 WSOP Championship in palmarès
"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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