Dalle stalle alle stelle, con biglietto di andata e ritorno. La vita di Jerry Yang può essere riassunta con queste poche parole. Nato in Laos, è scappato dal paese asiatico per motivi politici dopo l'avvento nel 1970 del regime comunista. Ha vissuto per quattro anni in un campo profughi in Thailandia, prima di trasferirsi in California.
Negli Stati Uniti ha fatto fortuna: si è laureato in psicologia e per diverso tempo ha svolta la professione di psicoterapeuta e assistente sociale. Nel 2005 ha iniziato a giocare a poker e la svolta nel 2007, quando il player di origini asiatiche, da dilettante, si è laureato campione del mondo grazie ad un rush incredibile, conquistando il Main Event WSOP e la bellezza di 8,25 milioni di dollari, dopo aver superato un field di 6.358 giocatori.
Jerry però finisce presto nell'anonimato, qualche piazzamento in tornei minori ma nulla di straordinario (in cinque anni ha incassato 150.000$ lordi). Viene etichettato come una semplice meteora del poker mondiale.
Negli ultimi anni si sono perse le sue tracce e sono insistenti le voci che sia andato broke. La conferma in questi giorni dalla temibile agenzia fiscale statunitense IRS che gli mette all'asta quasi la totalità del suo patrimonio, compreso il prezioso braccialetto conquistato a Las Vegas.
I federali non guardano in faccia nessuno e giustificano le sue azioni sostenendo che le proprietà di Yang sono state confiscate per il “mancato pagamento dei tributi erariali”. L'asta pubblica si terrà il 4 aprile a Sacramento.
Il Dipartimento del Tesoro ha reso noti i preziosi che sono stati confiscati all'ex campione del Main Event e - come detto - oltre al braccialetto WSOP, ci sono gioielli e orologi di valore. La base d'asta per ogni oggetto è di 6.380$. Per rientrare in possesso dei propri beni, Yang dovrebbe versare oltre 571.000$ all'Erario statunitense.