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Mauro Bressan, una vita in rovesciata: “Calcio o poker, l’importante è divertirsi sempre”

Poco più di 19 anni fa entrava nell’immortalità sportiva, con il gesto più spettacolare di tutti: un gol in rovesciata. Mauro Bressan, ex calciatore ma anche grande appassionato di Texas Hold’em, ripercorre quei momenti insieme a noi ma ribadisce la sua attuale mission, nel poker come nel calcio: non smettere mai di divertirsi.

Mauro Bressan durante un IPO a Campione d’Italia

19 anni fa entravi nella storia non solo del calcio fiorentino ma italiano, con un gol memorabile. Cosa ricordi di quel giorno?

Sembra una frase fatta, ma a me sembra sempre ieri. Ogni anno passa velocemente, ma è impossibile dimenticare quel momento: il prestigio della Champions League, lo stadio di casa, un avversario tra i più forti al mondo. Impossibile dimenticare tutto lo stadio in piedi. A posteriori posso dire di avere esultato anche troppo poco…

Tecnica, coordinazione e un po’ di follia: sono questi gli ingredienti per un gol del genere?

Per una cosa del genere serve la coincidenza di più fattori, soprattutto una coordinazione perfetta così come il risultato, perché la palla finì proprio all’incrocio. E sì, serve anche un po’ di follia ma a dire il vero io non ero nuovo a quei gesti. In carriera ho fatto pochi gol ma la maggior parte erano di istinto puro, come questo. Fin da piccino queste cose le ho sempre provate, e trasmettere la passione ai ragazzi è diventata oggi la mia mission.

In che senso, insegni a fare le rovesciate?

Ahaha no, o almeno non solo. Da qualche tempo ho fondato un’accademia che si chiama NFA (National Football Academy) e che si propone proprio di aiutare società di calcio e scuole a far vivere ai ragazzi lo sport con il giusto spirito.

Mi spiego meglio. Quando eravamo ragazzini noi giocavamo a calcio 7 giorni su 7, oggi i ragazzi hanno troppe distrazioni. Non parlo solo della presenza degli smartphone o dei videogame, ma di una serie di circostanze che non li aiutano a crescere in maniera equilibrata. Il risultato è che oggi i ragazzi tendono a mollare alle prime difficoltà. Dove noi non avevamo alternative se non insistere e provare a migliorare, loro hanno tante alternative e nascondigli per non mettersi alla prova. La mia accademia nasce proprio per questo: insieme a un gruppo di professionisti diamo ai ragazzi un supporto tecnico, mentale, morale, emozionale.

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E insegni a fare le rovesciate. O no?

Provare questo tipo di colpi non fa di te un calciatore e prima bisogna sempre curare bene i fondamentali. Però guardate lo scenario di oggi, con questi ragazzi dalle mille distrazioni che si sentono rimproverare perché non hanno imparato a fare la diagonale. La ricerca di colpi particolari è qualcosa che aiuta a continuare a vivere il calcio come gioco e divertimento, sia che si diventi professionisti sia che nella vita si faccia poi tutt’altro.

Il divertimento, il gioco. E’ anche per questo che ti vediamo spesso ai tavoli da poker?

Sì, indubbiamente. Il poker americano lo scoprii nel lontano 2004, quando al Casinò di Lugano c’era la prima partita vera e propria di Texas Hold’em, con alcuni calciatori e poi Swissy e altri professionisti della prima ora. Oggi è un vero peccato che la situazione dei casinò italiani sia così brutta. E dire che da dove vivo (Desenzano sul Garda, ndr) sarei in una posizione ideale per andare a giocare dovunque. Vorrà dire che il prossimo weekend farò un salto a Nova Gorica…

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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