Nel 2008 Peter Eastgate è diventato il più giovane campione del mondo ed ha lasciato Las Vegas con in tasca oltre 9,1 milioni di dollari. La sua carriera sembrava in discesa con un bankroll del genere e, nei mesi successivi, dimostrò di avere anche un discreto talento.
Nel gennaio del 2009, ha vinto un side event importante alle Bahamas durante il PCA e nello stesso anno all’EPT di Londra, è stato runner-up, battuto in heads-up dallo statunitense Aaron Gustavson, portandosi a casa altri 843.000$ (l’anno prima era arrivato 18esimo). Dodici mesi dopo ha difeso con onore il suo titolo alle World Series, rivelandosi protagonista di una bella deep run.
In meno di due anni si è rivelato uno dei più talentuosi torneisti europei ma lentamente si è spento il fuoco che aveva dentro ed ha deciso di rompere con lo sponsor PokerStars per rimanere più libero dagli impegni marketing. Si è ritirato dal poker professionistico per oltre un anno.
Nonostante una presenza minore negli Mtt live anche di recente ha ottenuto buoni piazzamenti, qualificandosi al final table dell’evento 56 delle WSOP 2012 (1.500$ NLHE), chiudendo con un bel quarto posto. Potrebbe continuare a vivere il sogno ma nella sua testa qualcosa non va: “il mio bankroll mi ha dato un falso senso di sicurezza e mi ha reso troppo pigro” ammette senza vergogna.
Il ragazzo non ha più la fame di una volta, d’altronde è comprensibile con oltre 11 milioni di dollari in cassaforte, grazie alle vittorie nei tornei live. E’ vero che si parla di incassi lordi (seppur per molto tempo Peter ha giocato da player sponsorizzato) e che il ragazzo ha una pericolosa inclinazione a scommettere pesante, però lo si può ritenere sempre uno dei giocatori più ricchi in circolazione.
Per ragioni fiscali risulta residente a Londra, dove continua a convivere con l’apatia: “Sto lottando con me stesso per trovare le motivazioni giuste, cerco nuovi stimoli ma non è semplice. Per assurdo se avessi perso tutti i miei soldi, sarei costretto a fare qualcosa per me stesso”.
Le sue parole potrebbero essere mal interpretate, se solo pensiamo alle persone che lottano per arrivare in fondo al mese. Il suo è uno stato psicologico delicato e – a volte – vincere 9 milioni di dollari in un torneo, a soli 20 anni, ti può far allontanare dalla realtà.
Il danese ha annunciato che sta cercando nuovi interessi fuori dal poker e la pratica dello yoga lo sta aiutando molto. In futuro vorrebbe diventare fisioterapista.