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Phil Ivey: “Non ci sono partite di cash game per me a Las Vegas”

Phil Ivey ha dato spettacolo all’Aussie Millions, andando a vincere il torneo Super High Roller e mettendo in chiaro ancora una volta che chiunque voglia competere dal vivo ai più alti livelli debba fare necessariamente i conti con lui.

Nonostante abbia messo le mani su quattro milioni di dollari australiani, una signora cifra anche per lui, Ivey al riguardo non sembra scomporsi: “A dispetto dei soldi in ballo, lungo tutto il tavolo finale c’è stata un’ atmosfera piuttosto rilassata – ha dichiarato al podcast di TwoPlusTwo – per questo non posso dire che si sia trattato di una iniezione di adrenalina, per quanto vincere sia sempre bello”.

Ed a proposito dei rebuy che tanto hanno fatto discutere, la sua idea è piuttosto chiara: “A me non convincono, non li utilizzo a meno che non venga eliminato nei primissimi livelli, perché non credo sia profittevole nel lungo periodo. Avere l’opportunità di rientrare quando il torneo è cominciato da poco è comunque una bella idea”.

Ivey promuove anche la formula dello shotclock, magari con qualche variazione: “E’ stata una bella novità, specie nel No Limit Hold’em i giocatori si prendono troppo tempo per decidere, anche quando sanno benissimo cosa fare. Preferirei magari che venisse utilizzato soltanto al day 1, visto che le decisioni prese ad un tavolo finale spostano molti soldi”.

Phil Ivey, emigrato a Macao “per necessità” (photo courtesy Neil Stoddart)

Lo statunitense non può astenersi dal parlare di Macao, da tempo ormai la sua meta preferita per giocare a cash game: “A Las Vegas non ci sono partite abbastanza alte per me, ormai l’azione è soltanto a Macao, più qualcosa a Londra“.

Ma come anche Alec Torelli ci aveva accennato nel nostro ultimo podcast, le partite ormai sono cambiate: “Chi le gioca sono ricchissimi uomini d’affari, persone di successo ed intelligenti che sono migliorate molto, rispetto ad un paio di anni fa. Certo, noi professionisti giochiamo da una vita ed abbiamo comunque dell’edge, ma prima era tutto più semplice“.

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Ivey spiega anche che, per potersi mettere a sedere, presentarsi a Macao per una settimana o due ogni tanto non basta per conquistarsi la simpatia e la fiducia delle persone che contano: “A molti non piace viverci per lunghi periodi, ma per avere un’opportunità di giocare ai limiti superiori bisogna essere sempre presenti a quelli più bassi. Così facendo, prima o poi si finisce con l’avere la propria occasione“.

Il Tiger Woods del poker parla anche del tema toccato da Phil Galfond alcuni giorni fa, a proposito del confronto fra i giocatori della “old school” e quelli della “new generation”: “Se dovessi giocare dal vivo preferirei farlo con qualche professionista più anziano, la conversazione risulta più socievole e divertente. Negli ultimi anni il gioco è cambiato completamente, ed il poker dal vivo presenta aspetti che online sono assenti.
Quando mi trovo al tavolo verde ho sensazioni che sono assenti online, mi trovo a pensare qualcosa come ‘so che generalmente il mio avversario non folderebbe in questa situazione, ma sono piuttosto sicuro che lo farà adesso‘”.

Interessante, e per certi aspetti prevedibile, anche la sua dichiarazione d’amore per il poker: “A me piace giocare a qualsiasi cosa, lo amo così tanto che se non provassi a giocare ad ogni variante cercando di eccellere avrei la sensazione di allontanarmene. Per questo adoro le World Series Of Poker, e mi iscrivo anche a tornei di varianti con prizepool bassi, quando per me sarebbe più profittevole giocare partite di cash game”.

E’ solo così, del resto, che dal suo punto di vista ci si può definire i migliori: “E’ difficile poter dire che sei il più forte, se non giochi a qualsiasi cosa contro chiunque, ma non ce l’ho con Ryan Riess per aver detto di essere il più forte. E’ bello sentirsi così, devi sentirti il migliore quando giochi ad alti livelli, perché questo ti aiuta ad esprimerti al meglio ed a prendere le decisioni migliori”.

Una sensazione quest’ultima che, com’è facile immaginare, lui deve conoscere fin troppo bene.

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