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Dal “bluff” a Kurt Cobain al braccialetto WSOP: Steve Albini, il produttore rock con la passione per il poker

Nel 1992 il Main Event delle World Series Of Poker veniva conquistato dal professionista iraniano (ma naturalizzato statunitense) Hamid Dastmalchi per un milione di dollari. Fu un’edizione piuttosto anonima, che fece segnare 201 entries e vide sei giocatori andare a premio, senza nomi particolarmente noti oltre al compianto Hans “Tuna” Lund, terzo per $176.750.

Più o meno nello stesso periodo, un ingegnere musicale di Chicago scriveva una appassionata lettera alla band del momento: i Nirvana. Rivolgendosi direttamente a Kurt Cobain, il 30enne Steve Albini spiegò perché il gruppo grunge si sarebbe dovuto affidare a lui per la produzione del prossimo album.

All’epoca Albini non conosceva il gioco del poker, ma aveva già le caratteristiche tipiche di un navigato giocatore. In particolar modo, sapeva bene come bluffare.

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Il bluff di Steve Albini a Kurt Cobain

“Tirare fuori un disco di qualità in un paio di giorni, con una produzione poco invadente e senza interferenze dai piani alti della casa discografica: se è questo ciò che volete fare, mi piacerebbe farne parte“, scriveva nella lettera Albini. “Se invece vi fate condizionare dalla casa discografica e vi sentite trattenuti al guinzaglio (vi obbligano a rifare le canzoni, magari chiamando un loro tizio per addolcire un pezzo trasformandolo in una str****ta remixata), allora state facendo una cazzata di cui non voglio far parte“.

La seconda parte fu un bluff studiato alla perfezione per convincere Kurt Cobain e i Nirvana ad affidargli l’incarico di produrre il loro attesissimo nuovo album. Un bluff che funzionò: affascinato da quelle parole cariche di integrità artistica e odio verso i compromessi, la band di Seattle accettò con entusiasmo. Steve Albini produsse quindi “In Utero“, l’ultimo album di Cobain e soci, che ha venduto più di tre milioni di copie in tutto il mondo.

Quello di Steve Albini fu un vero e proprio bluff per un motivo specifico: qualsiasi produttore americano avrebbe fatto carte false per produrre i Nirvana. Steve si differenziò dalla concorrenza utilizzando le giuste parole e dichiarandosi non interessato a un progetto troppo commerciale, esattamente quello che Cobain non voleva.

In realtà, dopo l’uscita di “In Utero”, il leader della band di Seattle si lamentò più volte proprio della produzione, dicendosi non soddisfatto perché il suono del disco era ben lontano dallo stile “crudo” che volevano dargli e gli era stato promesso. Ma quando Kurt Cobain scoprì di essere stato bluffato, Steve Albini aveva già incassato il piatto

La scoperta del poker

Quasi in contemporanea con l’uscita di “In Utero”, Steve Albini scoprì un interessante hobby per stemperare la tensione per la pubblicazione dell’album più importante della sua carriera: il poker. Nel 1993 il produttore di Chicago iniziò a giocare a una delle varianti più popolari dell’epoca negli Stati Uniti, lo Stud.

Da allora, Steve non ha mai smesso di giocare a poker. Nel 2010 ha “scoperto” le WSOP e ha subito sfiorato un final table nella sua variante preferita, chiudendo in 14° posizione per $6.356. Nel 2013 ci è andato nuovamente vicino, stavolta nel Seniors Championship concluso in 12° posizione per $40.000.

Dopo una serie di piazzamenti di scarsa rilevanza, Albini è finalmente riuscito a raggiungere il primo final table della sua carriera, proprio nel Seven Card Stud. E al primo tentativo è anche riuscito a conquistare il braccialetto.

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Steven Albini

Steve Albini vince il braccialetto WSOP

La scorsa notte, infatti, Steve Albini ha trionfato nell’evento #31 delle WSOP, un $1.500 di Seven Card Stud. Il successo non è stato strabiliante dal punto di vista monetario, perché si trattava di uno dei tornei con la prima moneta più bassa della kermesse. La grande soddisfazione è stata però un’altra: mettersi alle spalle una serie di professionisti estremamente competitivi.

Nello stesso evento troviamo infatti Bertrand Grospellier in undicesima posizione e Chris Ferguson in quarta. Dopo l’uscita di Katherine Fleck in terza posizione, Albini si è trovato a giocare l’heads-up più importante della sua vita contro un esperto variantista come Jeff Lisandro.

Nonostante abbia più esperienza e competenze, anche il professionista italo-australiano si è dovuto arrendere alla furia di Steve Albini. Lisandro ha chiuso in seconda posizione per $65.282, il produttore di “In Utero” ha vinto il braccialetto per $105.629.

Brandon Shack-Harris

La dedica alla moglie e a Brandon Shack-Harris

“Dedico questa vittoria a Brandon Shack-Harris“, ha detto Albini stupendo i cronisti. “Gli devo gran parte della mia crescita come poker player”.

Anche Shack-Harris vive a Chicago ed è un grande esperto di varianti del poker, una circostanza che fa pensare che entrambi partecipassero alle partite private nella metropoli dell’Illinois. Albini ha anche ringraziato il poker pro Matt Ashton “per avermi insegnato alcune strategia specifiche sullo Stud”.

Dopo aver ringraziato i due noti poker player, l’ex produttore dei Nirvana ha ringraziato la moglie e ha messo in chiaro che per lui il poker è e resterà sempre un piacevole passatempo. Il suo lavoro è la musica, anche dopo aver battuto una spietata concorrenza, aver vinto più di $100.000 ed essersi messo al polso il prestigioso braccialetto delle WSOP.

Devo dire grazie a mia moglie. A casa stavano succedendo cose piuttosto complicate e lei mi ha detto che potevo continuare a stare qui a Las Vegas e giocare. Apprezzo molto il suo supporto in quello che è… un semplice hobby. Ma un hobby che mi appassiona molto”.

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