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Neil Blumenfield e il bluff che gli è costato il torneo contro McKeehen

Lo avevamo già fatto intendere prima che il final table prendesse il via: l’unica strategia per impedire a Joe McKeehen di vincere il Main Event WSOP 2015 era quella di utilizzare la sua arma preferita, ovvero l’aggressività. Avevamo visto che nel Day 7 di luglio quasi tutti i players left (fatta eccezione per Daniel Negreanu in un paio di occasioni) avevano lasciato la strada completamente libera al 24enne statunitense giocando in maniera loose ma quasi mai aggressiva. In questo modo, McKeehen, spinto anche da una run notevole, era riuscito a vincere un’infinità di piatti medi, aumentando esponenzialmente il suo stack.

Al final table ci si aspettava un maggiore coraggio da parte degli altri November Nine, ma in realtà l’unico apparso in grado di competere con il chipleader è stato un po’ a sorpresa Neil Blumenfield, etichettato da tutti (noi compresi) come il giocatore che probabilmente si sarebbe comportato peggio. In realtà il 61enne californiano ha giocato un gran poker, spensierato ma sempre molto incisivo grazie ai frequenti rilanci e alle numerose 3-bet. Questa aggressività gli ha permesso di arrivare fino a tre left in relativa scioltezza, ma al tempo stesso ha anche compromesso in parte il suo torneo quando ha tentato un bluff che gli è costato quasi metà stack.

neil-blumenfield

La mano inizia con il limp dallo small blind di McKeehen con k 10. Può vantare un monster stack di 122 milioni e già da questa action si capisce che Blumenfield è riuscito a costruirsi un’immagine molto competitiva, che frena McKeehen dall’aprire ATC come avrebbe fatto contro molti altri November Nine in quello spot. Il player amatoriale di San Francisco ha uno stack di 29.1 milioni e sceglie di rilanciare a 3 milioni (3 volte il big blind) dopo aver spillato q 8 . Il suo avversario chiama.

Il flop è 3 6 10, McKeehen fa check/call sulla puntata di 2.2 milioni. Il turn è un 7 e Blumenfield mette in mezzo 3.5 milioni su un piatto da 11. Ancora una volta McKeehen chiama con la sua top pair. Il river è un 5 e in mezzo ci sono quasi 18 milioni di chips, poco meno di una pot-size bet per Blumenfield.

Il 61enne è una sfinge, pensa per qualche secondo e poi punta 6 milioni. “Ho rilanciato preflop, ho puntato su due strade e sono stato chiamato”, analizza in telecronaca Antonio Esfandiari. “Se qua ho due Re oppure una overpair, quasi certamente farò check back su questo river. Puntando, la mia storia non ha il minimo senso, a meno che non abbia per miracolo un quattro per la scala oppure abbia chiuso colore”.

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2015 WSOP

Antonio conferma che è un brutto tentativo di bluff e dice che secondo lui McKeehen chiamerà, perché la “storia” che sta raccontando Blumenfield non ha il minimo senso. McKeehen prova a cogliere qualche tell parlando al suo avversario, ma anche senza aver ricevuto alcuna risposta, decide di chiamare. Vince e in questo modo vola a 140 milioni di chips, condannando contemporaneamente Blumenfield a uno short stack. Di lì a poco, il player amatoriale verrà eliminato in terza posizione.

Con l’aggressività si è giocato praticamene tutto a tre left, ma per arrivare fino a quel punto ne ha usata tanta e lo ha fatto sempre in maniera vincente. Comunque la si pensi su questo spot che ha fatto parlare molto in queste ore, Neil Blumenfield è stata la vera sorpresa di questo final table.

Questo il video della mano (incomincia al minuto 17:36):

[youtube] https://www.youtube.com/watch?v=NeRwJVLap9o [/youtube]

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