L’impresa è di quelle straordinarie, senza se e senza ma. La scala dei valori è sempre quella: vincere un torneo è difficile, vincere due volte è molto difficile, vincere due volte in fila difficilissimo, e non parliamo di farlo a livelli altissimi come le WSOP. Ci è riuscito qualche ora fa Adam Friedman, che ha portato a casa il 10.000$ Dealers Choice 6-handed dopo averlo già vinto nel 2018.
Adam Friedman e il back-to-back WSOP, un onore per 8
La straordinarietà dell’impresa si capisce meglio elencando i nomi degli unici giocatori che c’erano riusciti in precedenza: Johnny Moss, Doyle Brunson, Stu Ungar, Phil Hellmuth, Johnny Chan, Thang Luu e James Moore. In 5 di questi 7 casi si trattava di No Limit Hold’em ma si parla di parecchi anni addietro, una doppietta invece è stata nel Limit Hold’em e una nell’Omaha Hi/Lo. Friedman è il primo a riuscirci in un mixed event davvero complesso: il Dealers Choice consta di 20 possibili varianti di poker, volta per volta scelte dal giocatore sul bottone. Per avere successo bisogna dunque cavarsela bene un po’ in tutti i giochi, ed è così che Friedman ha avuto la meglio su 110 avversari lo scorso anno, e su 121 in questa occasione.
Il fatto che nella storia del poker solo otto giocatori siano riusciti a confermare lo stesso braccialetto nell’anno seguente dice molto, sulla difficoltà di questa impresa, ma non dice tutto. Decisivi sono sostanzialmente due elementi: la diffusione/difficoltà della modalità di poker in cui si vince e il numero di avversari.
Dai “sit’n’go” di Moss alla run irreale di Moore: storia dei back-to-back
Andando a guardare nel dettaglio, il compianto Johnny Moss è e rimarrà sempre nella storia di questo gioco per essere stato il primo campione WSOP in assoluto e uno dei pionieri del poker. Non si può però dimenticare che sia nel 1970 che nel ’71 vinse il Main Event contro appena 5 avversari. Un sit’n’go, si direbbe oggi. Anche Doyle Brunson e Stu Ungar fecero doppietta di Main Event: Texas Dolly si impose nel 1976 e 1977, Stu nel 1980 e 1981. Brunson vinse su field da 22 e 34 giocatori, Ungar ne battè prima 72 e poi 74. Numeri risicati, quindi, ma coerenti con la diffusione delle World Series ai tempi. Anche i due successi di Phil Hellmuth nel 5.000$ Limit Hold’em non ebbero luogo di fronte a field oceanici: 88 partecipanti nel 1992, 69 nel 1993. Più affollati i due Main Event consecutivi vinti dal leggendario Johnny Chan: 151 avversari nel 1987, 166 (l’ultimo dei quali Erik Seidel in uno dei più celebrati heads up della storia) nel 1988.
Da questo punto di vista è davvero ragguardevole che Adam Friedman abbia fatto back-to-back in eventi da 111 e 122 iscritti, ma non è affatto un record assoluto. La vera anomalia è rappresentata da Thang Luu e soprattutto da James Moore. Il player di origini vietnamite vinse il 1.500$ Omaha Hi/Lo su un field da 833 concorrenti nel 2008, e l’anno seguente fece ancora meglio: primo su 918. Ma tutto ciò impallidisce di fronte a quanto combinò James Moore due anni fa. Lo statunitense vinse due Super Seniors consecutivi, eventi WSOP dedicati agli ultasessantenni. Nel 2016 battè 1475 concorrenti, nel 2017 ne mise in riga 1719. Davvero difficile, per non dire impossibile, che qualcuno riesca a fare meglio di Moore.
Adam Friedman: “Il mio traguardo più importante? Non essere mai andato rotto”
Adam Friedman ha comunque di che essere soddisfatto e non si duole certo di non detenere anche il record di field battuti in un back-to-back. Anzi, lo stesso doppio successo in fila non è neanche il primo dei suoi pensieri, come confessa egli stesso nelle classiche dichiarazioni post-braccialetto: “A livello di traguardi pokeristici, questo è il mio secondo migliore di sempre. Il primo rimane il fatto di non essere mai andato broke,”
C’è da essere assolutamente d’accordo con Adam, perché entrambi sono traguardi favolosi, ma l’essere riuscito sempre a gestire le proprie finanze è un bene incalcolabilmente più importante, considerando che lo statunitense fa il giocatore professionista da quasi 15 anni.
Friedman si sbottona anche sulle ragioni che lo portano al successo in specialità come il Dealers Choice, dove bisogna barcamenarsi tra 20 varianti: “I giocatori che adoro incontrare in questi tornei sono quelli provenienti dai giochi No Limit. Molti di essi sono dei veri fenomeni, ma quando si trovano a giocare mani di Badeucey e Badacey, magari conoscono a stento le regole. Questo per me si traduce in chips facili in tantissime situazioni. Mentre ad esempio nel No Limit possono vantare un piccolo vantaggio nei miei confronti, io sono sempre in grado di limitare i danni, al limite giocando un piatto solo se ho davvero una mano. Ma se dall’altra parte tu non conosci neanche le mani di partenza di alcune varianti, il mio vantaggio lì sarà sempre molto più ampio di quello che altri possano vantare nei giochi No Limit.”