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Floppare un full ed essere morti: quante volte succede…

Ritrovarsi a floppare un full significa quasi sempre mettere una pesante ipoteca sul piatto che si sta giocando, ma come spesso accade nel poker esistono le eccezioni, e così ogni tanto quello che sembra un colpo di fortuna si trasforma in un vero disastro.

Pensate ad esempio se vi accadesse durante il Main Event WSOP, magari nel corso della prima mano: non si tratta di un film dell’orrore, ma di quello che è accaduto qualche anno fa ad Oliver Hudson contro Sam Farha. Nella mano in questione, Farah apre il gioco a 200 con a 10, Hudson 3-betta a 450 con 10 10 dal piccolo buio, e Farha chiama.

Il flop è tutto un programma, visto che con a a 10 dà il full ad entrambi, che però decidono di checkare al flop. Il turn è la q , e qui cala il sipario: Hudson punta 300, Farha rilancia a 1.300 e Hudson 3-betta all-in, venendo immediatamente chiamato. All’epoca infatti lo stack iniziale era di 10.000 fiches, e comunque una volta giunti allo showdown Oliver non può crederci, ma è già costretto ad andarsene.

In tempi più recenti è accaduto anche all’EPT, ma stavolta tutto è avvenuto preflop. In quell’occasione, Kyle Julius si scontrerà contro lo spagnolo Javier Etayo, decidendo di 4-bettare all-in i suoi 8 8 ma trovando il giocatore europeo con in mano j j : se la situazione sembra disperata, il peggio deve ancora venire.

Il flop è infatti 8 j j , e così lo statunitense si scopre drawing dead nonostante il suo full floppato, alzandosi dalla sedia piuttosto seccato: “Cose del genere accadono solo in televisione – commenta Dave Ulliot seduto assieme a lui al tv table – lo giuro su Dio, solo in televisione”. Peccato che i soldi con cui “kjulius10” aveva pagato il buy-in fossero tutt’altro che finti.

Kyle Julius, torneista molto conosciuto negli USA (photo courtesy Poker Telegraph)

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Ma può addirittura andare peggio, come ci dimostrano Toby Lewis ed Andrew Robl. Entrambi qualche anno fa hanno infatti partecipato al PartyPoker World Open, dove avvenne questa mano: l’inglese aprì da bottone con q q , Robl chiamò dal piccolo buio con 9 9 e lo stesso fece Timoshenko dal grande buio con 2 2 .

Il giocatore ucraino naturalizzato statunitense non ci mette però molto a capire che non è aria, visto che il flop è q 9 q , e così Robl decide di uscire puntando 18.000, facendo foldare Timoshenko e lasciando Lewis a chiedersi che cosa stia succedendo. Alla fine l’inglese decide di rilanciare a 42.000, e Robl si limita a chiamare.

Il turn è il 5 , “good2cu” checka e Lewis punta 63.000, e Robl decide di chiamare. Il river è il 9 , ovvero la carta che fa definitivamente scorrere i titoli di coda sullo stack dello statunitense. Robl infatti va all-in e Lewis snappa: allo showdown il più sorpreso sembra però Timoshenko, almeno a giudicare dal suo volto…

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