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Jason Koon WSOP 2021

Jason Koon contro i furbetti dell’online: “Devono essere bannati anche da tutti i tornei live”

Pugno duro contro i truffaldini dell’online. Lo invoca a gran voce Jason Koon. Su Twitter il professionista statunitense ha chiesto ai responsabili delle poker room online di condividere i database dei giocatori bannati per impedire che possano prendere parte ai più importanti eventi dal vivo.

Le reazioni non si sono fatte attendere. Tanti sono favorevoli alla proposta di Koon, ma a quanto pare gli ostacoli per tradurla in pratica non sono solo una formalità

 

Il cinguettio di Jason

Ecco il tweet di Koon che ha acceso la miccia della discussione:

“Ci devono essere ripercussioni più severe per chi viene beccato a barare a poker online. E’ nell’interessa dell’intera comunità pokeristica. Secondo me i più importanti circuiti live dovrebbero condividere una blacklist dei peggiori bari a poker online”.

 

Le reazioni

Il cinguettio di Koon non è passato senza lasciare traccia. Tantissimi hanno risposto allo statunitense sposando la sua posizione.

Il primo è stato Doug Polk: “In teoria mi piace, ma in pratica come funzionerebbe? Se la mia room venisse ad avere una lista di giocatori bannati da PokerStars dovremmo bannare in automatico quei giocatori? Credo che forse ogni caso dovrebbe essere valutato e in tal caso avremmo bisogno di uno staff dedicato alla analisi dei ban. E’ realistico?”

La risposta di Koon non si è fatta attendere: “Certamente non sono io ad avere le risposte alle domande che fai, ma il mondo del poker è pieno di gente intelligente che vuole un ambiente sicuro in cui giocare. Si potrebbero formare dei gruppi di persone provenienti da organizzazioni diverse, che insieme potrebbero esaminare i casi e votare. Ci sarebbero diversi gradi di penalizzazioni a seconda dei comportamenti scorretti messi in atto”.

Secondo Max Pescatori “Un baro è un baro, non solamente i peggiori ma tutti loro dovrebbero essere bannati, proprio come i casinò fanno per i table games”.

Anche il responsabile dei tornei live di partypoker Rob Yong è d’accordo con la proposta di Koon, ma vi ravvisa delle difficoltà pratiche: “Sono d’accordo al 100%, c’è solo bisogno di coordinare tutte le parti in causa”.

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Queste difficoltà vengono sottolineate in maniera più estesa da Matt Berkey: “Come comunità pokeristica facciamo circolare quelle informazioni internamente tra di noi. E’ triste che il grande pubblico resti all’oscuro di tutto ciò ma non vedo possibile un mondo in cui i casinò online condividono le loro informazioni, pubblicamente o in uno sforzo coordinato con i casinò e gli organizzatori di tornei live”.

A sottolineare il gap tra il dire e il fare è stato anche Tony Dunst: “Buono in teoria, estremamente difficile e poco chiaro nella pratica”.

 

C’è già chi lo fa

Bannare dai circuiti live i giocatori che sono stati ritenuti responsabili di comportamenti scorretti ai tavoli online, a onor del vero, in sè non è una grande novità.

PokerStars, ad esempio, lo fa già da tempo, come hanno imparato sulla loro pelle Jake Schindler o, per restare al panorama italiano, i siciliani Gabriele Zappalà e Angelo Mirabella e il toscano Alessandro Meoni, tutti bannati dal circuito EPT.

L’elemento di reale novità nell’appello di Koon sta nella condivisione delle informazioni tra le poker room online e gli organizzatori dei più importanti circuiti live.

Ma come hanno rilevato in diversi, se anche la volontà di farlo fosse davvero tangibile si dovrebbe scontrare con numerosi ostacoli, a iniziare da quelli di natura legale.

Dopo anni passati a scrivere di altro, in un periodo sabbatico mi sono appassionato al poker e dal 2012 è diventato il mio pane quotidiano. Intanto ho scritto un paio di libri che niente hanno a che vedere col nostro meraviglioso gioco.
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