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La storia di Mamma Poker June Jenkins: "sto vivendo il mio sogno"

Il mondo del poker è pieno di racconti, di storie e di aneddoti da parte dei giocatori di tutto il mondo, che, soprattutto se pensiamo a quelli che viaggiano il pianeta Terra in lungo e in largo come June Jenkins, hanno tante cose da dire.

Già, June Jenkins, un nome che ai più risulterà completamente sconosciuto, ma che invece vi consigliamo di seguire, visto che avete aperto questo articolo e, se lo farete, non ve ne pentirete.

June Jenkins, mamma, giocatrice, viaggiatrice

June Jenkins è stata intervistata dal Blog di PokerStars (poker), alla tappa dello UKIPT di Nottingham e ha affascinato i lettori del pezzo, tanto che abbiamo deciso di riportate anche ai lettori italiani, i piccoli distillati di saggezza che June ha rilasciato all'intervistatore Jack Stanton.

Una mamma del poker che ha legato a doppio filo la sua vita con il gioco del poker. Una passione che, da quello che dice, le ha stravolto la vita e ha cambiato tutte le sue abitudini.

Non essendo più giovanissima, la canadese June Jenkins ha deciso di affrontare una sorta di tour che le sta permettendo di "avere una scusa per viaggiare e vedere posti bellissimi", ma il tutto è cominciato da Malta, prima di approdare allo UKIPT di Nottingham, dove è stata intercettata da PokerStars.

Ma le cose non finiscono qui, poiché prima di prendere l'aereo per il cuore della Gran Bretagna, ha aperto da Malta il client e si è guadagnata la possibilità di partecipare al Women's Winter Festival vincendo un satellite online sempre su PokerStars che le ha dato la possibilità di portare un'accompagnatrice.

June Jenkins al tavolo

L'amica di June risponde al nome di Jan Combes, madre del rispettato professionista britannico Charles "JIZOINT" Combes, anch'essa giocatrice molto esperta, con cui la Jenkins condivide le sue esperienze pokeristiche.

Le due si sono conosciute online sulla chat mentre grindavano gli stessi satelliti e nel 2016 la Combes ha vinto un pacchetto per l'UKIPT/ESPT Marbella, invitando Jenkins con sé come suo più uno.

"Ho fatto davvero un bel viaggio", ricorda. "Adoro gli eventi di PokerStars".

La storia

La Jenkins ha cominciato come tanti altri giocatori e giocatrici alle prime armi: "Mio padre amava giocare a poker", dice. "Quando avevo quattro anni giocavamo a Stud e guardavamo le partite di poker".

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Ma è stato solo intorno al 2012 che ha imparato a giocare a No Limit Hold'em. "Mia madre era affetta da demenza, così ho iniziato a portarla in chiesa per le partite a carte degli anziani", dice. "Uno dei signori mi ha chiesto se giocavo a Texas Hold'em e ho detto di no, così si è offerto di insegnarmi".

Un infortunio all'anca in palestra ha dato alla Jenkins tutto il tempo di cui avrebbe avuto bisogno per dedicarsi a un nuovo hobby. Accettò l'offerta di Larry e iniziò a giocare online: "Giocavamo una partita da $2.20 il venerdì sera e da lì ho vinto un freeroll per un evento del World Poker Tour (WPT) a Montreal per un pacchetto da $3.500."

Un sogno che si è avverato

Da quel primo viaggio a Marbella, June Jenkins e Jan Combes hanno partecipato a molti eventi insieme, tutto grazie ai loro continui scambi di idee mentre giocavano. È qualcosa che Jenkins ritiene sia andato perso con l'introduzione dei Throwables e l'aumento della velocità durante il gameplay.

"Ho incontrato così tante donne meravigliose perché abbiamo chiacchierato durante le partite, il che è stato molto importante per il networking e il supporto", dice. "Per me, essendo stata una mamma single... Come donna, avrai sempre molte più responsabilità domestiche rispetto agli uomini. Quindi avere questi satelliti online per le donne è stato fantastico. A me ha cambiato la vita".

June Jenkins courtesy PokerStars

"Le donne possono stare a casa, occupandosi comunque delle loro responsabilità domestiche, e avere la possibilità di rilassarsi e giocare online, avendo l'entusiasmante possibilità di vincere un pacchetto dal vivo", afferma. "Queste donne conquisteranno un'ondata di interesse quando i loro amici le vedranno viaggiare.

"Non si tratta di vincere. Non si tratta di incontrare giocatori famosi. Si tratta di uscire di casa, di fuggire alla noia quotidiana. Si tratta di vivere il sogno. So che questo è vero perché sto vivendo il sogno".

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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