Tutti sappiamo che Philipp Gruissem, oltre ad essere un torneista assolutamente letale, è da qualche tempo molto attivo sul piano delle beneficenza, ed il progetto che ha messo in piedi assieme ad altri suoi connazionali, chiamato REG, sta raccogliendo sempre più adesioni fra i professionisti.
L’acronimo, scelto evidentemente non a caso, sta per Raising for Effective Giveness, e si prefigge di raccogliere il 2% delle vincite dei giocatori per donare queste somme a progetti di beneficenza specifici, scelti fra quelli considerati più efficaci.
Scrive infatti al riguardo Gruissem: “Per me, tutte le persone sono uguali, e se nel mondo occidentale con 500 dollari posso far fatica ad aiutare davvero anche soltanto una singola persona, con quella stessa somma posso aiutare fino a 1.000 bambini in Uganda. Per questo motivo, scelgo di destinare il denaro a quelle organizzazioni che dimostrano di essere più efficaci”.
Per farlo – assieme ad Igor Kurganov ed altri – hanno deciso di avvalersi di GiveWell, un’organizzazione benefica che si occupa di valutare l’effettiva “performance” delle organizzazioni no-profit, spronandole a dimostrare i loro risultati in relazione al denaro investito ed in generale ad essere trasparenti su questo fronte.
Liv Boeree è fra i giocatori che hanno contribuito a fondare REG
GiveWell è nata alcuni anni fa per iniziativa di Holden Karnofsky e Elie Hassenfeld, che volendo donare una bella somma di denaro in beneficenza non erano stati in grado di ottenere da parte delle varie organizzazioni contattate risposte soddisfacenti circa la loro reale capacità di incidere, attraverso i loro progetti. Da qui l’idea: fare chiarezza, per dare l’opportunità a chi voglia donare di farlo con maggiore cognizione di causa.
La Raising for Effective Giveness promuove varie organizzazioni benefiche, e tutti i giocatori che vi aderiscono sono liberi di scegliere a quali destinare i propri fondi. Molti dei progetti sono legati a realtà africane particolarmente dure, ma non mancano neppure realtà apparentemente distanti dalle “zone calde”, che tuttavia offrono contributi preziosi in termini di beneficenza.
Tutti i giocatori aderenti a questo progetto lo stanno promuovendo ampiamente, in particolare adesso visto che durante le WSOP possono entrare in contatto con molti professionisti di primo piano, e le adesioni raccolte sono già molto importanti. Da Daniel Negreanu a John Juanda, in molti hanno applaudito all’iniziativa, contribuendo così a sostenerla e diffonderla.
Piace indubbiamente l’approccio razionale e “matematico”, che premia quelle iniziative capaci di massimizzare le donazioni, così come la sensibilità di sfruttare una posizione privilegiata per far sì che a beneficiarne possano essere anche gli altri e non solamente se stessi: un atteggiamento che dovrebbe essere naturale ma che invece non è affatto scontato, e quindi proprio per questo particolarmente meritorio.