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Lo Shove No Shove all’EPT di Praga. Mossa che dà dei vantaggi? Meh…

Lo shove No Shove di Kempe. Negli ultimi anni, escluse le lunghe pause che ci hanno tenuti lontano dai tavoli del poker live, è maturata tra i giocatori più forti, quella regola che gli eventi più importanti, quelli che costano un tantino di più e sono oggetto di interesse, o almeno dovrebbero esserlo, dei giocatori più skillati, si possano decidere portando a proprio vantaggio tutte le moove che si possono effettuare intorno al feltro.

Così si cerca di fare attenzione ai più piccoli vantaggi che si possono prendere negli spot marginali e non solo quelli che fanno capo alla mera tecnica pokeristica.

Lo Shove/No Shove

In più di un’occasione abbiamo assistito, nell’arco di questi tornei, a quella dinamica che ad una prima analisi molto superficiale sembrerebbe qualcosa di assolutamente ininfluente, che non porta alcun beneficio e, anzi, potrebbe riportare alla mente alcune mosse non proprio annoverabili in quel calderone sempre piuttosto ambiguo che fa capo all’etica del gioco.

Stiamo parlando delle puntate al river che, in virtù dell’esiguo stack in possesso di chi le effettua, fanno sembrare all’action di un giocatore che shova il suo stack intero, ma che in realtà si lascia dietro un gettone di piccolo taglio. Altra forma è quella di dichiarare un importo che non comprende tutto il proprio stack conoscendone la perfetta entità, senza mettere nel conto una parte esigua di esso.

Per farvi un esempio avete 100.000 chips e decidete di dichiarare al river una puntata di 99.500.

Ciò che è successo ieri al Main Event

In una mano precedente rispetto a quella che vi stiamo per descrivere, Julian Thomas ha vinto un piatto piuttosto elevato contro Rainer Kempe che è sceso a rango di short stack. Il tutto accade al Day 1B del Main Event.

Kempe ha poi sfidato Gaelle Baumann in una dinamica tra bottone e big blind. Al river a 10 3 9 q , la Baumann ha fatto check da BB e Kempe ha annunciato una puntata di 10,900 chips avendo 11,000 a sua disposizione.

La Baumann ha chiamato mostrando immediatamente le proprie carte sul tavolo q 10, pensando che fosse uno showdown all-in visto che Kempe aveva portato avanti tutte le sue undici T-1,000 chips.

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Riprendo 100“, ha detto Kempe al dealer e, in virtù di questa “furbizia” è stato in grado di gettare nel muck le sue carte senza girarle, dato che in realtà non era uno showdown all-in.

Kempe è sopravvissuto alla successiva resa dei conti, ma alla fine è stato eliminato poco dopo.

Vantaggi dello Shove No Shove?

Non sappiamo se sia il caso di Kempe, ma questo tipo di action è volta a mettere in difficoltà gli avversari di chi la produce, magari distratti dal fatto che il protagonista della puntata possa avere altre chips dietro, oppure proprio con l’intento di non voler mostrare il proprio bluff a tutto il tavolo.

Sta di fatto che difficilmente sono mosse che portano dei vantaggi tangibili, ma il mondo è bello perché è vario e ognuno gioca come meglio crede nei limiti della correttezza.

Homepage: Gaelle Baumann Courtesy Eloy Cabacas & Pokernews

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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