L'incubo si materializza quando in Italia sono da poco trascorse le 5 del mattino, e Alessandro Longobardi è da circa 6 ore impegnato nel suo secondo tavolo finale WSOP in carriera, nell'event #9.
Sono rimasti in 5, e il campano è il più corto della compagnia con 216mila chips - equivalenti a poco più di 10 big blinds.
Così, dopo che Steven Silverman apre da under the gun a 40.000 e il chipleader Cliff Josephy risponde con un call da bottone, ad Alex non sembra vero di mandare tutto da small blind forte dei suoi a k .
Silverman, che ha circa 950mila gettoni dietro, decide di foldare. Josephy invece può contare su ben 2 milioni residui, e ci pensa. Alla fine opta per il call girando 10 8 e il board lo premia oltremisura: 8 6 6 10 8 per un full house che spegne il torneo di Longobardi, out in quinta posizione per poco più di 63mila dollari.
Diciamo subito che il call di Josephy è più "brutto a vedersi" che errato: numeri alla mano e con la "dead money" di Silverman nel piatto, per effettuare un call matematicamente corretto "Johnnybax" dovrebbe stare circa al 34% di possibilità. Inoltre, l'eventualità di eliminare un giocatore nella corsa al braccialetto rende l'occasione ancora più invitante, considerando anche il fatto che - pur perdendo - Josephy sarebbe rimasto saldamente in testa a più di 80 big blinds.
Il call fa male ma ci può stare, mentre quello che fa male è vedere che spesso gli italiani non riescono a vincere gli showdown quando contano. Ma questo non è certo qualcosa che si possa rimproverare al buon Alex Longobardi. Guardando il lato positivo delle cose, Alex migliora il sesto posto ottenuto lo scorso anno sempre in modalità shootout, ottenendo una ulteriore iniezione di fiducia per la carriera e il resto delle sue World Series 2013.
Alla fine è proprio Cliff Josephy a trionfare, e che fosse la sua giornata si era anche capito da colpi come quello vinto contro il nostro giocatore. Per "Johnnybax" è il secondo braccialetto in carriera, inseguito a lungo: il suo primo trionfo risaliva infatti al 2005, ottenuto nella specialità del Seven Card Stud.
La svolta per il suo tavolo finale è stato il double up contro David 'bakes' Baker, che paga in pieno con i suoi KK su una scala chiusa al turn da Josephy con 9 10 su board j 4 q 8 . Da allora il percorso per lui si è messo in discesa, fino all'heads up contro Evan Silverstein. Quest'ultimo, giustiziere di Dario Sammartino nel tavolo di semifinale, ha provato a dare del filo da torcere al chipleader, ma dopo una quarantina di mani tutto finisce.
Anche qui la vittoria di Josephy pare "scritta dal destino": allin preflop tra i k 10 dello short e gli a 2 del chipleader, con un flop 5 q j che ringalluzzisce Silverstein, addirittura in vantaggio nonostante non abbia centrato nulla, ma con moltissime carte utili nel mazzo per il double up. Invece turn e river sono 3 e 5 e la competizione termina qui.
- Cliff Josephy $299.486
- Evan Silverstein $185.487
- Steven Silverman $123.202
- Tim West $91.428
- Alessandro Longobardi $68.613
- David Bakes Baker $51.997
- Max Steinberg $39.756
- Chris Klodnicki $30.641
- Ryan Hughes $23.791
- Simeon Naydenov $18.609
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